giovedì 29 novembre 2012

30 Novembre Memoria del santo e glorioso apostolo Andrea, il primo chiamato.
E TRIDHIETËTA DITë E NËNDOR1T I"PARI THRITUR" APOSTULL SHëNT ANDREU



                                  Më akoluthin mbrëmësore
Tue u përshtatur Dritës e Paradhromit si Përthimi i lëvdìs e Ati't i dyjtí Vet i TrinIs s’shejte u dëftua sa të shpëtoj te lipisia e 'Tij jinin e njerëzëvet , ahierna Ti rrodhe tek Aì,o i shkjuari Andrè, e shpirtijit kle ndrítur nga shkëlkjimi i përsosur i hjynis s'Tij. Prandai Ti .kleve e ligjërues e Apostull i Krishtit Perëndia jinë Atij lutu . o Shejt.sa të ndëjenjë e shpëtonjë shpirtrat t'anë.
Tu che sei stato formato * alla luce del precursore,quando apparve colui * che è irradiazione enipostatica della gloria del Padre * per salvare, nella sua compassione,* il genere umano, * allora, per primo, o glorioso, * sei accorso a lui , * con la mente illuminata * dal perfettissimo fulgore della sua divinità; * per questo sei divenuto anche araldo apostolo* del Cristo Dio nostro: * supplicalo di salvare e illuminare le anime nostre.
Ti çë kishe gjegjur zërin e Prodhromit kur u mishërua gjithëshejti FIALë sa t'na dhuroj gjellën e sa të na lajmëroj shpëtimin ahierna Ti i rrodhe prapa.o i dijshëm, e u fale tërë Atij si e para pemë e shejte. Si e njohe Ti e njoftove t'it vëllai. Parkalese të ndritënjë e shpëtonjë shpirtrat t'anë.
Tu che sei stato istruito dalla voce del precursore, * quando il Verbo santissimo si è fatto carne * per darci la vita * e perannunciare la salvezza agli abitanti della terra, * allora, o sapientis-simo, lo hai seguito * e gli hai consacrato te stesso come primizia, come santissima offerta di primizie; * riconoscendolo, hai indicato a tuo fratello il nostro Dio : * pregalo di salvare e illuminare le anime nostre.

Kur Ti ishe dsënës i Prodhromit, ahierna u le i Biri i Virgjërës: Ail Mësuesi i lutësì , DIEJA, pastra Ahierna u bëre dashurues i dhezur i virtutës; te zëmëra jote o i lum Andrè , rregullove hapet e të hipurit t'atë e nga një lëvdi shkove te lëvdia e pathënëshme e Krishtit Perëndia jinë. Lutiu të ndritënjë e të shpëtonjë shpirtrat t'anë.
Tu che frequentavi * colui che era germogliato dalla sterile,quando sorse il Figlio verginale, * il maestro della pietà, * che mostra la purezza della temperanza, allora tu sei divenuto ferventissimo innamorato della virtú, o beato Andrea, * disponendo ascensioni nel tuo cuore ; * e ti sei elevato alla gloria * all'inesprimibile gloria del Cristo Dio nostro ; * supplicalo di salvare e illuminare le anime nostre.
Gloria. 1ëvdi .....
Le të peshkuarit e pishkjëvet e zure të mirrie njerëzë me kallmin e ligjëratës e hjynushme e me grepin i Besës e nga të humbëtit e gënjeshtrës holkje gjithë kombet, Andrè Apostull.Ti , vëllau i Korifeut udhëhekjës zelltar i jetës, mos u lips të lutesh për ne çë me besë e mall Të madhërojëm,o i famëshëm, të shejtin kujtim.
Abbandonata la pesca dei pesci, o apostolo, * hai preso nella rete gli uomini, * con la canna dell'annuncio, * calando come amo * l'esca della pietà, * e traendo dall'abisso dell'inganno* tutte le genti. * 0 apostolo Andrea, *fratello del corifeo e penetrante maestro di tutta la terra, * non cessare di intercedere per noi * che con fede e amore, o degno di ogni lode, onoriarno la tua memoria sempre venerabile.
Gëzou,o Isaì, prit Fialën e Perëndis, profetò Virgjërë Mërie se driza hë flakë për ziarrín ngë ka t'jet prishur nga ziarri i Perëndìs t’ënë.Le të përgatitet Betlemi e sbillëshit derën Edhemi përçë Magjinjët jan'e vijën të shohiën pështiellë te skutinat te grazhdi i shtazavët Atë çë y1li shenoi sipër shpellës,t’ën’Zonë gjellëdhënësin ,Shelbuesin i jinis t'ënë.

Nani Ora e sempre.

Danza, Isaia, * accogli il Verbo di Dio: * profetizza alla Vergine Maria * che il roveto arderà, * ma non sarà consumato dal fuoco  , * dal fulgore della Divinità. * Prepàrati, Betlemme, * Eden, apri la porta; * e voi magi venite a vedere * la salvezza avvolta in fasce in una greppia : * una stella al di sopra della grotta lo ha indicato , * il Signore datore di vita, * il Salvatore del genere umano.

Ingresso, Luce gioiosa , prokímenon del giorno e le letture.

Lettura della prima epistola cattolica di Pietro(1,1-2.10-2,6).

Pietro, apostolo di Gesti Cristo, ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza. Carissimi, sulla salvezza delle vostre anime indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.

Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all'azione,siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. Come figli ubbidienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell'ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; Poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo. E se Pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dal vostri padri ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prirna della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, e cosi la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità mediante lo Spirito, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente con cuore puro, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati non da seme corruttibile, m a immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna. Poiché tutti i mortali sono come l'erba e ogni loro splendore è come fiore d'erba. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato. Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza. come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete gustato come è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesti Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso.

Lettura della prima epistola cattolica di Pietro (21,21-3,9).

Carissimi, Cristo patí per voi, lasciandovi un esernpio perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno nella sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta,ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché non vivendo piú per il peccato, vivessimo per la giustizia; sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore,ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla Parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati considerando la vostra condotta casta e rispettosa. Il vostro ornamento non sia quello esteriore capelli intrecciati, collane d'oro, sfoggio di vestiti; cercate piuttosto di adornare l'interno del vostro cuore con un' anirna incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. Cosi una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abramo chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da nessuna minaccia.

E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: cosí non saranno impedite le vostre preghiere. E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, affabili; non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo, perché a questo siete stati chiamati, per avere in eredità la benedizione.

Lettura della prima epistola cattolica di Pietro (4,1-11).

Carissimi, poiché Cristo soffrí per noi nella carne,armatevi anche voi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo, ha rotto definitivamente col peccato, per non servire piú alle passioni umane, ma alla volontà di Dio nel tempo che gli rimane in questa vita mortale. Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del pagane o, vivendo nelle dissolutezze, nelle bramosie, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito idoli. Per questo trovano strano che voi non corriate e con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano. Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti; infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subíto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.
La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine, di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesti Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.



A P 0 S T I H A
T’falemi , o Parrais mystik,çë lëvdìn e Perëndìs gjithëmonë rrëfien.i pari çë u përgjegje thirries te Krishtit me zell , shpejt dsënës i 'Tij u bëre e nga Ai dhezur u dëftove një e dyjtë dritë e atà në të errët me të shkëlkjìerìt i ndrite,mirësin e 'Tij tue imituar.Andai na kremtojëm kujtimin t'ënt e me gëzìm relikujvet t'ote i përmisemi pse nga atò burojën kuj i lip,shëlbesë e lipisì.

Gioisci, cielo razionale * che continuamente narri la gloria di Dio ; * tu che per primo hai seguito con ardore * il Cristo che ti chiamava * e senza indugio ti sei fatto suo discepolo; * da lui acceso, sei apparso luce seconda, * e con le tue folgori hai illuminato * coloro che erano nella tenebra , * imitando la sua bontà. * Noi dunque celebriamo la tua festività santissima, * e baciamo pieni di gaudio l'urna delle tue reliquie, * dalla quale, per quelli che lo chiedono, * fai scaturire salvezza * e grande misericordia * .

Stico: Te gjithë jeta dolli zëri i 'tire; te gjithë anë t e botës fialët e ‘tire.
Per tutta la terra è uscita la sua voce e sino ai confini del mondo le sue parole.

Trovato il culmine di ogni desiderio, * che nella sua amorosa compassione per noi * si era rivestito della nostra natura, * tu, o Andrea di mente divina, * ti sei fuso con lui con amore infuocato, * gridando al tuo fratello: * Abbiamo trovato colui che i profeti * nello Spirito hanno annunciato ; * vieni lasciamo che la nostra anima e la nostra mente * siano affascinate dalle sue bellezze: * cosí , illuminati dai suoi fulgori, fugheremo la notte dell'inganno * e la tenebra dell'ignoranza benedicendo Cristo, * che elargisce al mondo * la grande misericordia *

Posa gjete kulmin e dëshirëvet t'atë. Atë çë për dashuri veshi naturën t'ënë,o Andrè, u bashkove me Atë me mall të ziarrshëm e i ulërite t'it vëllai: Atë çë Profetrat lajmëruan në shpirt e gjetëm, ë KRISHTI; e j a . Bukuria e ‘tij na tërhekjë e shpirtin e mendien,sa të ndriturë nga shkëlkjimi i ‘Tij na përzëm errësirën e paditurìs natën gënjeshtrës,tue lëvduar,tue.bekuar t’in'.Zonë çë i fal jetës të madhen lipisi.

Stico: Do t'rrëfiejën kjiëlliat famasmët t'ote,o i Madh'in'Zot; vërtetien t'ënde te mbëledhia e shejtravet
I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani.

Kombet çë ngë njihiën t’ën’Zonë,si nga gropa e padituris i peshkove me rrietën e fialëvet t'ote e me një këmbë e sigurte Ti trazove valat të kripura e dejtit tue u dëftuar si kali më i Mirë t'Atij çë zotëron dejtin. Ahierna Ti luftove kangrenën e atheismit e si kripë i vëje diturin t'ënde edhè në u skotisën, o Apostull i lëvduashëm atà çë pa turp kundrështojën me diturin e ‘tire çë kjell te lënësia , Krishtin , pse ngë njohën Atë çë i fal jetës një të madhe lipisi

Hai pescato come dall'abisso dell'ignoranza, * le genti che non conoscono Dio * con la rete dei tuoi discorsi, * tu visibilmente sconvolgi i mari salmastri, * come nobile cavallo di colui che domina il mare *, o celebratissimo , * e hai disseccato la putredine dell'ateismo, gettandovi come sale prezioso la tua sapienza : * di essa hanno stupito, * o apostolo glorioso, *quelli che impudente-mente aderivano * alla sapienza dimostrata stolta , * non conoscendo Cristo, * che elargisce al mondo * la grande misericordia .

Gloria. lëvdì ......

Të vëllain i Pietrit, Dsënësin i Krishtit,pishkëtar pishkjish dhe njerëzish le të nderojëm me hymne Andreun Apostullin, pse Ai gjithëmonë bën të njihen mësímet e Iisuit. Si shtihet pishkjëvet rrajsa , Aì lëshoi kurmìn e 'Tìj vet të palutshmëvet e i zurì te rrìeta.Paj të lutjevet e ‘ Tij ,o Krisht Perëndia jinë, fal popullit t'ënt pakjen e shumë lipisi .

Onoriamo con inni l'apostolo Andrea, * fratello di Pietro e discepolo di Cristo, * colui che catturava Pesci * ed è pescatore di uomini : * egli con le sue dottrine * ha inculcato a tutti gli insegnamenti di Gesú ; * come l'esca ai pesci * ha dato agli empi le sue carni, * e li ha presi nella rete. * Per le sue suppliche, o Cristo, * elargisci al tuo popolo la pace * e la grande misericordia'.

nani ....Ora e sempre. Proeórtion. Stesso tono.

Josif, thúana , si Virgjëren e more kur .dolli nga Faltoria e kjelle me barrë në Bethleèm?U thot ai , vezhguar Profetrat e i njoftuar nga Engjëlli, u bìnda se Mërjeja ka t’ lindënja Perëndin me viershë çë ngë mend’t’ ndë1gonet. Sa t'i përmise ka’vijën edhè Magiinjët nga Lindia e ka t’i bien dhreti të çmuame tue e proskjinisur. O madh’in’Zot,çë u mishërove për ne paçe lëvdì !

Di' a noi Giuseppe, * come conduci incinta a Betlemme * la Vergine che hai presa dal santo dei santi? * Ci risponde: * lo ho esaminato i profeti, * e, ricevuto il responso da un angelo, * sono persuaso che, in modo inesplicabile, * Maria genererà Dio: * per adorarlo verrano magi dall'oriente * e gli renderanno culto con doni preziosi. * 0 tu che per noi ti sei incarnato, * Signore, * gloria a te.

Apolytikion. APOLITIKJION

Si pari thërritur i Apostojvet e të Krietarit i vëllau,të zotit i gjithësìs lutu, o shën Andre', sa t'i japënjë jetës pakjien e shpirtravet t’anë të madhen lipisi.

lunedì 26 novembre 2012

Parkalesia Shën Kollit

O i lëvdoshmi i shën Kuall, ndihëmëtari i sgledhur, nga ai vent i lart ku ti rri, prir mi ne siun t’ënt i lipisiar, e lipi Zotit Krishët gjithë atë çë na duhët për shpirtinE për kurmin t’ënë kuitou e shejti thamasor për të Parin e Klishës (papën..) për priftërat çë ruajn nderin t’ënt, për horën t’ënë të dashur e më se më për ne çë të rrim përmisur përpara Ikonës t’ënde.

Kjeh te dhromi i drëjt ata çë rrojën nën barrës e mëkaties.

Ngushullo të mëkatruamit,ndih të vejat, të varfrit, fëmjiën, të sëmurit e gjithë ata çë të kuturisen tue pritur nga ti hire e bekime, përse na dim se ti je i math e i pushtetëshëm përpara të Lartit Zot Perëndi. Ashtu kloft.

Apolotokiji T. 4.

Kanòna pìsteos ke ikòna praòtitos enkratias dhidaskalon anedhixè se ti pìmni su i ton pragmàton alithia dhià tùto ektiso ti tapinòsi ta ipsilà ti ptochia ta plùsia,Pàter Ierarcha Nicòlae, prèsveve Christò to Theò, sothine tas psichàs imòn




Novena  te  Shen Kollit


                                             
    O i shën Kuall, na të truhemi tij çë ashtu si jershe te jeta, u dëftove shërbëtor i dashur i Perëndis e zure fill çë ahierna të parkalesie me ziarr zëmbrie e të argjëroje nga e mërkurie e nga e prëmptie tue lënë fëmijës s’varfër sisën çë ki pije ti.

    Ti shejtëruar më para se të leheshe, lipi t’in’Zoti hir të ruajëm bardhësirën e shpirtit, çë fituam me pagëzimin shejt, hir të mbajëm në mendë e të ndjekiëm shembujit të mirë çë ti na le çë kur ishe i nokërth e hirin të përkujdesemi vetëm për gjellën e vërtete tue mundur kurmin.

Ati i jinë…..Lëvdi past…

     O i shën Kuall, na të truhemi tij, çë tue sgledhur e tue përmendur nate e ditë të Shkruamet shejte, fortësove edhe sbukurove trut t’ote me dituri, akjë sa turpurove e munde armikjët e besës, e i dhe dritë atire çë me dëshir të math rrijën e gjegjeshën gjithë fialët e çë burojën e gjegjeshën gjithë fialët urta e çë burojën nga goja jote. Ti, o diell të dituris të vërtetë, lipi për ne t’in’Zoti hir të mos kërkojëm urtësin e jetës, të mos marriëm vesh mesimet gënjeshtare çë trubullojën zëmbrën e çë trazojën trut, po mesimet të Vangjejit çë ti ngë u lodhe kurr të ligjëroje e çë Zoti Krisht shejtëroi tue derdhur gjakun e tij mbi drurin e Krikjes.

     O i shën Kuall, na të truhemi tij çë tue ruajtur me kujdes të math vistaria shejt të besës, kleve si një Apostull i ri i dërguar në këtë jetë sa te ngjallie e sa të përtërije te zëmbrat e njerëvet ziarrin çë dhezi Fiala e pasosme e t’in’Zoti.

     Ti, o shtillë e Klishës, ti o delmer i mirë, ngë u mejtove fare për vethèn t’ënde e fare u kurseve përpara punës e mundimevet, rrijte nate e ditë i sgjuar sa t’llargoje, nga vathi çë i Larti të la në dorë, të rremet e Noetit e gabimet e Sabellit si edhe eresit e Ariit. Nani lipi t’in’Zoti për ne hiri të mos dajëm kurr nga gjiri ushkjimtar i Klishës, po të rrim nën hjès s’saj si bij të njohshëm te të dashurës mëmë.

 
    O i shën Kuall, na të priremi tij, çë tue prierrë krahët pëlkjimevet edhe gëzimevet e jetës, e tue përbuzur ndihmat e të taksurat e të mëdhenjëvet e dheut, si edhe kërsërimet e ndëshkimet e tire, gjithë shpresën t’ënde e vure te fukjia e Rregjit të rregjëravet , te pushteti i Zotit të Zotëvet, pas fialës të Davidhit çë thot: Mos kij shpresë te të parët e botës e të bijët e njerëzvet te të çilit ngë mëndë kurr të gjëndet shpëtim”.

     Ti, o skomoller i math i Zotit Krisht, çë ngë harrove kurr se kush me t’ën’Zonë u vuar kurr u sbuar , lipi Atij hir për ne, të klam me gjithë zëmbërë mëkatët t’ona, e të kemi shpresë vetëm tek Ai çë vetëm mëndë të na dhuronjë të mirat të vërteta, pakjien e shpirtit e gjellën e pasosme.


    O i shën Kuall, na të truhemi tij çë tue kërkuar tìj glisie te gjithë gjella të hjinushmit mieshtër bure të mirë atireve çë ndodheshën në mjerësi si edhe tue dashur Perëndin mbi gjithkjish ndjève pajt t’inë Zoti ndjekëtarët të kekjë e të egërit armikjë t’atë e kleve zëmbërë gjerë e i but me ata çë të shajtën, të shplakosën, të dogjën mjekërrën, të shtun te fulakjia, të vran shkupinjëshit e çë edhe kërkuan të të ndsieriën
Gjelliet.

      Ti, o thavmasor i math, ëngjell dashurie, e ndajte bukën me të vapkjit, veshe të dçeshuritë, ngushullove të vejat, pate kujdes për të varfëritë, për të sëmurët, për të lidhuritë, i dhe pajën vashazvet çë ndodheshën në rrëzik për vapkësin, çë ngjalle të vdekuritë, bekove gjirin të shterpavet, lipi Perëndis hir për ne sa të dhezënjë zëmbrat t’ona me flakën e pashuashme e dashuris, e të jetsiëm edhe na te dhromi çë kjell tek ajo rregjëri çë kle stisurë për të sgledhuritë teku ti rron e trazhgon i lum për gjithëmonë. Ashtu kloft.


AVVISO

DOMANI 27 NOVEMBRE 2012

INIZIO DELLA NOVENA A S. NICOLA DI MIRA ALLE ORE 8,15

prima della Divina Liturgia di S.Giovanni Cristostomo.





                                                                                                                             Il Parroco

domenica 25 novembre 2012


  1. 26 Novembre Memoria di Sant' Alipio (Stiliano) lo stilita Anacoreta d'Adrianopoli (Paflagonia), 515 ca. - † 614 ca.

    È conosciuto erroneamente come Stiliano il Paflagone, nome che gli derivò dal fatto di essere uno "stilita" (un asceta, che ...per penitenza viveva in meditazione sulla sommità di una colonna isolata o di vecchi ruderi). Il primo stilita fu san Simeone il Vecchio (V secolo) che ebbe numerosi imitatori fra gli anacoreti orientali. Alipio nacque nel 515 ad Adrianopoli in Paflagonia (regione dell'Asia Minore) e a tre anni rimase orfano del padre. Fu così mandato dal vescovo Teodoro per essere istruito. Venne nominato diacono ed economo della Chiesa di Adrianopoli, finché a 30 anni volle ritirarsi in solitudine, chiudendosi in una cella, dove rimase per due anni. Infine salì su una colonna fuori dalla città. Il suo ascetismo attrasse attorno alla colonna molti discepoli. Alipio decise quindi di fondare due monasteri, uno maschile e uno femminile. Sembra che Alipio sia rimasto in piedi sulla colonna per 53 anni. Poi colpito da paralisi alle gambe, restò per altri 14 anni disteso su un fianco, finché morì a 99 anni verso il 614. (Avvenire)
    Etimologia: Alipio = che ha le ali ai piedi, dal latino
    Martirologio Romano: Ad Adrianopoli in Paflagonia, nell’odierna Turchia, sant’Alipio, diacono e stilita, che morì quasi centenario.
    S. Alipio stilita è conosciuto erroneamente anche come Stiliano il Paflagone, nel precedente Martirologio Romano, egli era ricordato con questo nome, ma nella nuova edizione, il nome Stiliano è scomparso, mentre è rimasto Alipio.
    Evidentemente stiliano era un aggettivo di riconoscimento del santo, essendo uno stilita, nome che veniva dato agli asceti cristiani, che per penitenza vivevano in meditazione sulla sommità di una colonna isolata o di vecchi ruderi (stilita dal greco stylos = colonna).
    Il primo stilita fu s. Simeone il Vecchio (V secolo) che ebbe numerosi imitatori fra gli anacoreti orientali, soprattutto della Siria e della Mesopotamia (s. Daniele, s. Simeone il Giovane, ecc.).
    Soggetti alla venerazione popolare gli stiliti venivano frequentemente visitati dai discepoli. Rari furono invece gli stiliti in Occidente, dove ebbero diffusione altre forme di ascesi.
    S. Alipio nacque nel 515 ca. ad Adrianopoli in Paflagonia (regione storica dell’Asia Minore, provincia romana nel III secolo); già prima della nascita, la madre ebbe una visione premonitrice della gloria futura del nascituro; a tre anni rimase orfano del padre, venne inviato giovinetto al vescovo Teodoro per istruirlo.
    Venne nominato diacono ed economo della Chiesa di Adrianopoli (nell’odierna Turchia), finché a 30 anni manifestò l’intenzione di ritirarsi in solitudine, chiudendosi in una cella, dove rimase per due anni, poi salì su una colonna posta fuori dalla città.
    Il suo ascetismo estremo radunò man mano, attorno alla colonna, un gran numero di discepoli e quindi Alipio poté così fondare due monasteri, uno maschile e uno femminile.
    Viene raccontato che una luce discese dal cielo sul santo e che ebbe la facoltà di predire il futuro e guarire gli ammalati; sembra una favola ma Alipio rimase in piedi sulla colonna per 53 anni, poi colpito da paralisi alle gambe, restò per altri 14 anni disteso su un fianco, finché morì a 99 anni verso il 614, durante il regno di Eraclio I (610-641) imperatore di Bisanzio.
    Si racconta che un invasato fu liberato dal suo male, accostandosi alla sua tomba. La reliquia della sua testa si trova in un monastero del Monte Athos, al quale nel 1428 furono unite le comunità fondate da s. Alipio lo stilita.
    A lui fu dedicato un monastero a Costantinopoli e venne raffigurato in un mosaico insieme a s. Simeone, nella basilica di S. Marco a Venezia. La sua ‘Vita’ ci è giunta raccontata da vari autorevoli autori dell’antichità; con il nome di Stiliano, s. Alipio è invocato contro la sterilità.


    Autore: Antonio Borrelli
     
  1. 26 NOVEMBRE
    Memoria dei nostri santi padri Alipio(STILIANO) stilita 
    (sotto Eraclio, 610-641) e Nicone il metanoíte (fate penitenza’; intorno alla fine del X sec.).

    VESPRO
    Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
    Alipio beatissimo, * fin da fanciullo * hai consacrato la vita al Cristo Dio nostro; * da lui corroborato, * hai sottomesso alla parte razionale * le passioni della carne, * assoggettando il peggio al meglio; * supplica dunque perché siano date alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.
    Alipio di mente divina, * sei apparso come grande astro * che illumina la terra con splendori di prodigi * e di opere divine: * per questo, dopo la tua dormizione, * ti ha accolto la luce senza tramonto; * supplica dunque perché siano date alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚.
    Sei divenuto colonna dei monaci, * o sapiente Alipio, * standotene sopra una colonna, * oppresso dalla calura e dal gelo, * e da tanti esercizi ascetici: * per questo hai ricevuto * divini carismi dello Spirito, * per curare malattie * e scacciare sofferenze acutissime.
    Di san Nicone. Tono pl. 2. Riposta nei cieli.
    Le fatiche e i modi delle fatiche * hanno innalzato il tuo corpo; * e il fulgore dei modi, * risplendente per il divino Spirito, * ha irradiato con forza * oltre ogni intendimento: * è stata infatti mirabilmente esaltata * la tua sepoltura, * che fa sgorgare torrenti per i fedeli. * Straordinario spettacolo! * La tomba non ne ha impedito * né la pietra ne ha trattenuto la potenza. * Tu dunque, come prima della tua morte * ci predicavi la penitenza, * cosí ora, dopo la morte, * ci attiri alla conoscenza. 
    Venite, prostriamoci, o popolo, * nella casa del Signore, * dove è custodita * la santissima tenda terrena del beatissimo; * a lui elevando suppliche, * con canti soavi e lampade splendenti, * acclamiamo: * Vieni, o santo, * abbi pietà di quelli che sono nelle angustie, * strappali ai marosi * e alla tempesta delle tribolazioni, * affinché glorifichiamo * la tua urna gradita e preziosissima, * e veneriamo l’icona * che fa scorrere unguento profumato.
    La città di Laconia * ti possiede come ricchezza inalienabile, * o beato degno di ammirazione, * tu che la rischiari di luminosi splendori; * anche ora, concedile la pace, Nicone, * riempila di trofei, * piegando l’alterigia dei nemici * e i loro schieramenti * con i dardi della tua intercessione, * o padre nostro; * e pregando con franchezza per le anime nostre, * ricolma della tua compassionevole elargizione * i cuori di noi che ti celebriamo con fede.
    Gloria. Ora e sempre. Theotokíon, stessa melodia.
    Per la purezza del suo intelletto, * Isaia da lungi ha predetto, o Vergine, * che tu avresti partorito * l’Artefice del creato˚, * o tutta pura venerabile: * poiché tu sola, da che il mondo esiste, * sei apparsa tutta immacolata. * Ti prego dunque: * purifica il mio cuore contaminato, * rendimi partecipe, o Vergine, * del divino fulgore del tuo Figlio, * e fa’ che io possa stare alla sua destra, * quando siederà, come sta scritto, * a giudicare il mondo intero˚.
    Allo stico, stichirá dall’októichos.
    Apolytíkion di sant’Alipio. Tono 1.
    Sei divenuto colonna di pazienza, * emulando i progenitori, o santo: * Giobbe nei patimenti, * Giuseppe nelle tentazioni, * e il modo di vita degli incorporei, * pur essendo in un corpo. * Alipio, santo padre nostro, * intercedi presso il Cristo Dio * per la salvezza delle anime nostre.
    Gloria. Di san Nicone. 
    Tono 3. La confessione della fede divina.
    Gioisce la città dei lacedemoni * nel possedere l’urna divina delle tue reliquie, * che fa scaturire rivi di guarigioni * e libera dalle tribolazioni * tutti quelli che con fede a te accorrono, o padre. * Nicone santo, * supplica il Cristo Dio * di donarci la grande misericordia˚.
    Ora e sempre. Theotokíon  

venerdì 23 novembre 2012

24 NOVEMBRE

Metheórtia dell’Ingresso al tempio della Madre-di-Dio, e memoria dei nostri santi padri e ieromartiri Clemente di Roma (sotto Domiziano, 81-96) e Pietro di Alessandria (312).

VESPRO
Tono 2. Quando dal legno.

Tralcio della vite della vita˚, * padre e pontefice, * tu in spirito hai portato bei grappoli di dottrine, * o sapientissimo, * grappoli che stillano in ogni tempo * il vino salutare della divina conoscenza * e allietano i cuori di tutti i fedeli˚ * che sinceramente ti onorano, * o beatissimo Clemente teòforo.

Discepolo di Pietro il corifeo, * o padre, * su questa pietra hai edificato te stesso˚, * come pietra preziosa˚, * o degno di ogni lode; * e hai abbattuto ogni costruzione politeista, * rimuovendola con la leva delle tue parole; * hai invece elevato templi divini * a onore della Triade, o beato, * per la quale hai lottato * e hai ricevuto la corona del martirio.

Come sole raggiante di luce * sei sorto, o padre, dall’occidente, * per illuminare radiosamente la terra * con il fulgore delle tue dottrine * e delle tue stigmate; * raggiunte, o tre volte beato, * le regioni dell’oriente, * sei tramontato nella morte, * e sei sorto, o Clemente, per Cristo, * incessantemente risplendendo dei ricchi fulgori di lassú, * per divina partecipazione.

Di san Pietro. Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Difendendo la consustanzialità * della Triade sovrasostanziale, * come Monade increata, * o beatissimo, * tu hai abbattuto Ario, * mostrandoci l’indivisibilità del Figlio, * perché partecipe della stessa divinità * col Padre e con lo Spirito.

Si placò l’impeto omicida dei persecutori; * lo spargimento di sangue si arrestò dileguandosi, * perché a entrambi fu posto il sigillo, * o Pietro sapiente, * col tuo sacro martirio, * come si arrestò un tempo * il sangue che scorreva dal figlio di Mosè * per la selce di Zippora˚.

Dopo esserti distinto come pastore, * o ieromartire di Cristo, * hai generosamente esibito le lotte del martirio, * per entrambe le cose ricevendo l’unica corona, * di entrambe adornandoti, * del sacerdozio e delle fatiche della lotta: * intercedi dunque per la nostra salvezza.

Gloria. Di san Clemente. Tono pl. 2.

Distolto l’intelletto dalla molestia delle passioni, * hai fatto sí che si dedicasse, * o sacratissimo Clemente, * alla conoscenza degli esseri; * per questo, colui che propriamente e primariamente “È”, * ti ha attirato ad essa tramite Pietro, * il primo tra gli apostoli, * che ti ha iniziato alle cose divine * e ti ha lasciato quale suo degno successore. * Dopo di lui, o sapientissimo, * tu hai ottimamente condotto la Chiesa, * andandotene poi a lui col martirio, * per vivere puramente come dio * unito a colui che è veramente Dio; * implora incessantemente * perché anche noi raggiungiamo questa deificazione, * o ieromartire apostolo.

Ora e sempre. Della festa. Tono pl. 4.

Dopo la tua nascita, * o Sovrana, sposa di Dio, * tu sei giunta nel tempio del Signore * per essere allevata nel santo dei santi, * quale creatura santificata. * Allora a te, l’immacolata, * fu anche inviato Gabriele, * per portarti cibo. * Tutti gli esseri celesti furono nello stupore * vedendo lo Spirito santo dimorare in te. * Tu dunque, senza macchia né contaminazione, * in cielo e in terra glorificata, * o Madre-di-Dio, * salva la nostra stirpe.

Allo stico, stichirá prosómia della festa.

Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Venite voi tutti, amanti della festa, * onoriamo con inni la sola Madre-di-Dio, * pura e vergine. * Lietamente, o vergini, * con lampade luminose, * lietamente elevate preghiere * alla Vergine, all’immacolata, * introdotta nel tempio del Creatore.

Stico: Saranno condotte al re le vergini dietro a lei, le sue compagne saranno condotte a te.

Si aprano le porte: * accogliete con fede, o vergini con le lampade in mano, * la pura Madre del nostro Dio giunta al tempio, * la gioia di tutti, * e acclamate: * Tu sei benedetta fra le donne˚, * Madre-di-Dio sempre Vergine.

Stico: Saranno condotte con gioia ed esultanza, saranno condotte al tempio del re.

La Madre-di-Dio si è realmente rivelata al mondo * quale frutto glorioso di santa promessa, * poiché è elevata al di sopra di tutte le cose; * piamente condotta nella casa di Dio, * dà compimento alla preghiera dei genitori, * custodita dal divino Spirito.

Gloria. Di san Pietro. Tono 4. Di Anatolio.

Consacrato sacerdote dalla mano di Dio, * con lo stesso nome dell’apostolo * e suo seguace nelle opere, * hai fatto pascere le pecore razionali * nei pascoli evangelici, * quale sapiente e vero pastore; * mostrandoti degno successore di Marco, * hai compiuto la corsa della fede˚ * col sangue della lotta, * sacrificato per il popolo * e conformato a Cristo˚. * Intercedi per le anime nostre.

Ora e sempre. Della festa. Tono pl. 4.

Davide ha cantato per te un preludio, * o immacolata, * prevedendo la tua consacrazione * con l’ingresso nel tempio. * Per esso, festanti, * ti danno oggi gloria i confini della terra˚, * o degna di ogni canto: * poiché tu che sei vergine prima del parto, * e dopo il parto sei rimasta incorrotta, * Madre del Verbo della vita˚, * entri oggi nel tempio. * Zaccaria ti accoglie lieto, o Sovrana, * e il santo dei santi esulta nel riceverti, * nutrice della nostra vita. * Perciò anche noi * a te gridiamo con canti: * Supplica per noi * il Figlio tuo e Dio nostro * di donarci la grande misericordia˚.

Apolytíkion dei santi. Tono 4.

O Dio dei padri nostri˚, * che sempre agisci con noi secondo la tua clemenza˚, * non distogliere da noi la tua misericordia˚, * ma, per le loro preghiere, * dirigi la nostra vita nella pace˚.

Gloria. Ora e sempre. Della festa. Tono 4.

Oggi è il preludio del beneplacito del Signore, * e il primo annuncio della salvezza degli uomini. * Agli occhi di tutti la Vergine si mostra * nel tempio di Dio, * e a tutti preannuncia il Cristo. * Anche noi a gran voce a lei acclamiamo: * Gioisci, compimento dell’economia del Creatore.

martedì 20 novembre 2012

DALLA MEMORIA STORICA 
OGGI 21 NOVEMBRE SI RICORDA IL TRANSITO DEL SERVO DI DIO PADRE GIORGIO GUZZETTA (1682-1756)
dalla
VITA DI PADRE GIORGIO GUZZETTA
Giovanni D’ANGELO





C A P O XX

Del fine della preziosa Vita del P. Giorgio.

I. Il P. Giorgio Gazzetta, il quale per tutto il tempo della sua vita crocifisse la sua carne con le sue cupidigie, visse sempre persuaso, che il ricordarsi spesso della morte, lo teneva allontanato dal peccato, e dall’attaccamento alle cose di quaggiù, e facendogli odiar la babilonica schiavitù di questa terra, aspirar gli facea la celeste Gerusalemme, onde sempre alla sua mente chiamava il pensiero della morte. Negli ultimi anni della sua vita scrivendo a’ suoi più confidenti, dava fine alle lettere con quel bello sentimento di S. Paolo : Ecce ego jam delibor, et instat tempus resolutionis meae. Il pensiero della morte non potea affatto arrecargli amarezza, né pena, né dolore, ma piuttosto eragli di gioia, e di allegrezza. Facea egli così vedere in sé quello, che ancor l’umana filosofia non ha saputo comprendere, cioè, che i Santi illuminanti dalla fede, ed animati dalla grazia di Gesù Cristo ardentemente braman la morte, perché non vivon secondo le passioni loro, perché son disgutati de’ piaceri, e delle ricchezze mondane, perché aspettano una nuova creazione.

Figlia – così disse una fiata ad un divoto giovine Novizio di sua Congregazio-ne – son fuori di me stesso per la piena consolazione, che provo al solo riflesso, che poco di vita mi rimane, e fra breve disciolto da questo terreno ingombro andrò a svelatamente godere il mio Dio.

II. Egli per grazia del Signore accordatagli fu presago della sua morte. Alcuni de’ suoi amici negli ultimi anni del suo vivere desiderando, che si provedesse di ve-stimenta, di cui erane molto sprovveduto. Non occorre, gli disse, pensare a tanto, perché io morrò nel mese di Novembre. Quindi fu, che pochi anni prima di terminare la sua vita, visse con più di fervore. Allora amò vieppiù ardentemente la solitudine, impiegò maggior tempo nell’orazione, parlava sempre della morte, mandava de’ santi affettuosi sospiri verso la patria de’ Santi, era più rassegnato alle disposizioni del cielo, e diede maggiori prove della sua umiltà, di pazienza, e di mansuetudine secondo le diverse occasioni, in cui era per trovarsi.

III. Il Signore perciò volendo negli ultimi giorni della vita del nostro Servo di Dio vie meglio provare l’amor di lui verso di sé, permise, che da non pochi la con-dotta del P. Giorgio fosse stata considerata finta, e sprovveduta della necessaria prudenza, e delle vere massime di una soda morale; onde da più persone fu sprezzato, e vilipeso. Ma non pertanto il suo cuore, il quale tutto alla direzione del suo Dio erasi dato, poté restare abbattuto, ma si rese un maggiore spettacolo di pazienza, di mansuetudine, e di umiltà. Allora con vera rassegnazione di spirito solea spesso ripetere: Si bona accepimus de manu Dei, mala autem quare non suscipiamus? e nella mente avea, e spesso replicava quel ricordo del Redentore: Mittam, vos tamquam agnos inter lupos.

IV. Ma al P. Giorgio insensibilmente cominciavano a mancare le forze, ed il naturale vigore della sua macchina. Per la qual cosa ad insinuazione di un suo confi-dente portasi alla Terra del Parco, per lì poter godere di un’aria più salutare, che altre volte avea sperimenta alla sua salute più giovevole. Sebben sulle prime si fosse un poco rimesso in salute, ricadde però poi nel primiero suo stato. Monsignor D. Giuseppe Barlotta, che ivi trovavasi, essendo egli Abate della Chiesa di quella popolazione, avendo ciò veduto, amorosamente seco condur lo volle alla terra di Partenico con la speranza, che quivi meglio il P. Giorgio in forze potea ristabilirsi. Colà adunque il Servo di Dio essendo arrivato, alloggiar volle nel convento de’ Padri del Carmine, e sollecito non men della salute della sua anima, che di quella del prossimo segue ancora a travagliare per la vigna di Gesù Cristo. Rimise di fatti allora in assetto alcuni beni del collegio di Maria della Piana, che con la sua cooperazione eransi acquistati, né da’ suoi occhi, e dal suo pensiero allontanò la memoria della morte. Un giorno scender volle nella sepoltura de’ Padri di quel convento, e per il suo cadavere scelse una delle nicchie di quel luogo. Dicevangli que’ buoni Religiosi, che coll’aria di quel paese era forse per riprendere il perduto vigore, ed uno de’ Padri decrepiti di toccare piuttosto a sé quella sorte, perché più in età avanzato. Il P. Giorgio però con animo tranquillo, e sereno replicò, che diversamente dovea avvenire, ed in fatti avverossi ciò, ch’egli dicea. Dopo pochi giorni il suo stomaco tanto debole si rese, che neppur digerir potea il cibo, che scarsamente prendea. Indi altri mali gli sopragiunsero. Fu travagliato da un’ostinata diarrea, e da tali svenimenti, che la sua morte sembrava vicina. In tale stato ei trovandosi, non dimenticavasi, sebbene in mezzo a’ dolori, ed agli affanni, del suo Dio. Bramava piuttosto patire, che morire, e non esser qui in terra perdonato, per ricever la su nel cielo il perdono. Seguì per sempre la pratica de’ santi doveri della cattolica religione, e del suo stato invidiabile di Filippino. Non tralasciava di celebrare il Sacrificio della Santa Messa, ed interveniva più volte al coro di quella Chiesa in compagnia de’ Monaci avanti il Sacramentato Signore. Le sue indisposizioni imperversando, adempì agli estremi doveri dell’augusta nostra religione con essersi premunito del pane degli Angeli, che ricevé con segni di somma divozione. I Padri Carmelitani di Partenico, non pochi Ecclesiastici di quel paese, ed anche alcuni pii secolari assister vollero in que’ momenti il vero Cattolico, il Filippino virtuoso, l’eroe de’ Greci-albanesi, l’uomo grande, ed illustre, ed egli tutti trattenendo intorno a sé con santi ragionamenti, di non lieve ammirazione rendeasi per la sua eroica pazienza e piena rassegnazione alla volontà del suo amato Signore.

V. Essendosi intanto sparsa per tutta la Sicilia l’infausta notizia di sì grave malattia del P. Giorgio, la Congregazione di Palermo, come altresì quella della Piana, ognuna mandò per assisterlo uno de’ loro Padri. Della prima ne fu spedito il P. Salvadore Colonna, soggetto e per la sua pietà, e per la sua dottrina in oggi ben noto, al quale fe’ compagnia il P. Rettore, ed il P. Ministro del Seminario greco - albanese. Il P. Giorgio benignamente accolse questi Padri amorosi, e ringraziolli de’ loro buoni uffizj verso la sua persona dimostrati, ma nondimeno mostrò di essergli assai grave, lo aver loro intrapreso un viaggio non indifferente in tempo d’inverno. Avendo avuta nuova dell’ottimo stato di floridezza del suo Seminario, e della Congregazione della Piana, anche trovandosi a morte vicino, ne dimostrò del sommo piacere, e del compiacimento.

VI. Frattanto fu munito del Sacramento dell’Estrema Unzione, che ricevé con religioso rispetto, e con gran fervore sino a rispondere con assai languida voce egli stesso alle preghiere dalla Chiesa ordinate. L’anima sua era di certo inondata da una pace veramente cristiana, e dalla soave coscienza della virtù. Si fe’ vedere in ogni momento della vita, che rimanevagli in quelli ultimi momenti avido, e pronto di voler raggiungere l’Essere Supremo. Da alcuni fu udito, che tranquillamente, e con animo sereno cantava, ma tanto fievolmente, che distinguer non sì poté, qual sorta di canto avesse profferito. Taluni credettero essere stati degl’inni greci in lode della Signora Santissima a lui molto familiari, massime quando avvicinavasi alcuna delle di lei sollennità, com’era allora, dovendosi celebrar la festa della Presentazione al tempio. Quindi di forze del tutto divenuto privo si vide impegnar le poche ore, che rimanevangli, alla contemplazione delle cose del cielo. Al buon Padre poi, che con carità singolare assistevalo, già avvisandogli vicina la morte con quelle parole del Real Profeta: In Domum Domini ibimus: sì appunto rispose: In domum Domini ibimus. Morì in età di anni 75, nel giorno vigesimo primo di Novembre sull’ore sedici, giorno consecrato alla solennità della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, di cui erasi ascritto schiavo fedele nel ruolo della miracolosa Immagine, che sotto titolo di Liberatrice dalle pene dell’inferno, adorasi con ispecial, e divoto culto nella nostra Chiesa cattedrale di Palermo, non solo da’Palermitani, ma ancora dal popolo di più paesi di Sicilia. Il suo corpo rimase in forma di chi tranquillamente dorme, e riposa, non arrecando verun orrore, ma piuttosto movendo a divozione.

VII. Di sommo dolore certamente fu la morte di questo Servo di Dio a tutti gli abitanti della Terra di Partenico. Le sacre vergini del reclusorio di quella popolazione ricercaron per reliquia qualche cosa, che da lui usavasi. Un medico a sue spese volealo imbalsamare, se dal P. Colonna gliene fosse stato dato il permesso, ed i religiosissimi Padri del Carmine desideravano averlo nella loro sepoltura. Eglino non avrebbon di certo ceduto a quel bravo Filippino, il quale, come membro della Congregazione di Palermo, dimandava di doversi seppellire nella sepoltura del suo Oratorio, se non fossero stati assicurati, che il P. Giorgio in udire le brame di quel Padre, il quale desiderava di voler trasferito il di lui cadavere in Palermo, avea già rivocata la prima sua disposizione. Il popolo però di Partenico non volea affatto permettere, che quel cadavere uscisse dalla sua terra. Ei volea, che data gli fosse sepoltura nella sua Chiesa maggiore. Il buon P. Colonna perciò, il quale di natura facondo era, ed insinuante, tutti i mezzi adoprò, come poterli persuadere. Finalmente vedendo, che nessuna vaglia avean le sue ragioni, ricorse al Signore di Partenico Monsignor Barlotta, acciocché con la forza ottenesse, quanto con dolcezza, e con buone insinuazioni egli non avea potuto conseguire. Questi adunque incontinente diede gli opportuni ordini per trasferirsi il cadavere del P. Giorgio nella Capitale senza verun tumulto. All’indimani sul farsi giorno fe’ portare in lettiga il cadavere in compagnia di gente armata fuori di quella popolazione, e di là così fu trasferito alla Chiesa della Congregazione de’ Padri Filippini di Palermo.

VIII. Il giorno appresso adunque sull’ora di vespro arrivò in Palermo il cada-vere del P. Giorgio. I Padri dell’Oratorio coperti del mesto velo della tristezza, e abbeverati da profonda amarezza ne diedero tosto il segno, con suono lugubre so-nando le campane della lor Chiesa. Lo stesso ancor fu fatto con quelle della parrocchiale Chiesa di S. Niccolò de’ Greci. Vestito secondo il rito della Chiesa, fu esposto al pubblico, acciocché gli fossero resi gli ultimi onori, come presso l’accennata Congregazione è in costume.

IX. Fuvvi uno de’ più virtuosi, e dotti Padri, il quale inginocchiossi innanzi la bara del Servo di Dio, e baciandogli i freddi piedi, di dir non cessava con le lagrime agli occhi: Questo è un Santo: Questo è un Santo. Gli alunni del Seminario greco tutti portaronsi a baciar le sacre mani per l’ultima volta all’amabilissimo loro benefattore. La tristezza, il dolore, ed i pianti di costoro moveano a pietà gli astanti. I Padri dell’Oratorio con le innate loro buone maniere, e con la dolce loro garbatezza ingegnaronsi a raddolcire gli affitti spiriti di quelli amareggiati giovini. Al popolo di Palermo fu ancora amara, e luttuosissima la nuova della perdita del P. Giorgio, e gran moltitudine di gente vi concorse in gran folla per baciargli la mano, finché il cadavere fu portato a sepoltura.

X. In più Chiese di Sicilia, ed anche di fuori Regno furon celebrate de’ solenni funerali al nostro Servo di Dio in dimostrazione di gratitudine, e di rispetto. Il Seminario-albanese di Palermo gl’innalzò un alto mausoleo con il ritratto di lui sulla cima della parrocchiale Chiesa di S. Niccolò de’ Greci dove in suffraggio della sua anima fu celebrata una Messa solenne con un elogio funebre letto dal P. Luca Matranga, ed altre private Messe. Con questo Seminario gareggiò quello di Monreale in rendere i funerali al nostro glorioso defunto, ed in Roma il Seminario greco di S. Atanasio. Questo fece l’esequie del P. Giorgio con quella stessa pompa, che costumar ivi suole alla morte del Cardinal protettore di quel luogo.

XI. La medesima premura ebbero le quattro colonie albanesi di Sicilia, avendolo considerato qual loro sostegno, e protettore. Nella Terra della Piana principal-mente, ove oltre di essergli stati celebrati i funerali nella Chiesa della Congregazione, ed in quella del Collegio di Maria, l’Università a spese del pubblico col piacere di Monsignor Testa Arcivescovo di Monreale gl’innalzò un nobile mausoleo, e fecegli recitare un elogio funebre, che fu assai eloquente, dal P. Giorgio Stassi Prete dell’Oratorio di quella Terra, oggi degnissimo Vescovo in partibus di Lamsaco, ed alcune poetiche composizioni in lingua latina, italiana, ed albanese.

XII. Eguali dimostrazioni di onore, e di stima furono ancora tributati al P. Giorgio dal suo degno amico Monsignor Cangiamila dottissimo Inquisitor Provinciale dell’abolito nostro tribunale del S. Uffizio. Inoltre simili onori vollero rendere alla memoria di sì illustre loro. Nazionale i Padri Basiliani di Grotta Ferrata, varj paesi della Calabria, ed in Napoli il reggimento albanese con tutta la possibile pompa militare con sommo gradimento del Re.

21 NOVEMBRE INGRESSO AL TEMPIO DELLA SANTISSIMA MADRE DI DIO

GRANDE VESPRO

Tono 1. O straordinario prodigio!

Uniamoci oggi in coro, o fedeli, * cantando al Signore con salmi e cantici * e venerando la sua dimora santificata, * l’arca vivente˚, * che ha accolto il Verbo * che nulla può contenere: * essa viene infatti soprannaturalmente offerta a Dio, * mentre è ancora bambina nella carne; * e il grande sacerdote Zaccaria * lieto l’ac¬coglie * come tabernacolo di Dio.

Oggi il tempio vivente della santa gloria * del Cristo Dio nostro, * la pura, la sola benedetta tra le donne˚, * è presentata al tempio della Legge * per dimorare nel santo dei santi; * si allietano con lei nello spirito * Gioacchino e Anna; * e i cori delle vergini cantano al Signore * salmeggiando e onorando la Madre sua.

Tu, annuncio dei profeti, * gloria degli apostoli, * vanto dei martiri * e rinnovamento di tutti i mortali, * Vergine Madre-di-Dio: * grazie a te siamo riconciliati con Dio. * Noi onoriano dunque * il tuo arrivo nel tempio del Signore, * e insieme all’angelo noi tutti, * salvati dalla tua intercessione, * a te, venerabilissima, acclamiamo salmeggiando: * Gioisci!

Altri stichirá prosómia.

Tono 4. Come generoso fra i martiri.

All’interno del santo dei santi * è introdotta nel santo Spirito * la santa e immacolata, * e da un angelo viene nutrita * lei che realmente è tempio santissimo * del santo Dio nostro, * che tutto santifica introducendo lei nel tempio, * e deifica la natura decaduta dei mortali.

Gioiose le fanciulle, * reggendo le loro lampade, * fanno oggi strada alla lampada spirituale, * e santamente la introducono * nel santo dei santi, * prefigurando il futuro inesprimibile splendore * che da lei rifulgerà * e con lo Spirito illuminerà * quanti sono nelle tenebre dell’ignoranza.

Piena di gioia, * Anna degna di ogni lode esclamava: * Ricevi, Zaccaria, * colei che i profeti di Dio * hanno annunciato nello Spirito; * introducila nel tempio santo, * per essere santamente allevata * e cosí divenire divino trono * del Sovrano dell’universo, * sua reggia e lettiga, * sua fulgida dimora.

Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4.

Dopo la tua nascita, * o Sovrana, sposa di Dio, * tu sei giunta nel tempio del Signore * per essere allevata nel santo dei santi, * quale creatura santificata. * Allora a te, l’immacolata, * fu anche inviato Gabriele, * per portarti cibo. * Tutti gli esseri celesti furono nello stupore * vedendo lo Spirito santo dimorare in te. * Tu dunque, senza macchia né contaminazione, * in cielo e in terra glorificata, * o Madre-di-Dio, * salva la nostra stirpe.

Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.

Lettura del libro dell’Esodo (40,1-5.9-10.16.34-35).

Il Signore parlò a Mosè dicendo: Nel primo giorno del primo mese, erigerai la tenda della testimonianza. Collocherai l’arca della testimonianza e la coprirai col velo. Introdurrai la mensa e il candelabro e disporrai l’altare d’oro per bruciare profumi davanti all’arca della testimonianza. Collocherai la cortina di velo alla porta della tenda della testimonianza. Prenderai l’olio dell’unzione e ungerai la tenda e tutto ciò che è in essa, santificherai la tenda e tutti i suoi utensili, ed essa sarà santa. Santificherai l’altare, e l’altare sarà cosa santissima.

Mosè fece tutto ciò che il Signore gli aveva ordinato: cosí egli fece. E la nube coprí la tenda della testimonianza, e la tenda fu riempita dalla gloria del Signore. Mosè non potè entrare nella tenda della testimonianza, perché la nube l’adombrava, e la tenda era stata riempita dalla gloria del Signore.

Lettura del terzo libro dei Re (3 [1] Re 8,1-7.9-11).

Quando Salomone ebbe terminato di costruire la casa del Signore, radunò tutti gli anziani di Israele in Sion per trasportare l’arca dell’alleanza del Signore dalla città di Davide, che è Sion. I sacerdoti portarono l’arca, la tenda della testimonianza e tutti gli oggetti santi che erano all’interno della tenda della testimonianza. Il re e tutto Israele procedevano davanti all’arca: e i sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore nel suo luogo, nel santuario della casa, nel santo dei santi, sotto le ali dei cherubini, perché i cherubini avevano le ali distese sul luogo dell’arca: i cherubini ricoprivano dall’alto l’arca e le sue cose sante.

Nell’arca non c’era nulla se non le due tavole di pietra, le tavole dell’alleanza disposte dal Signore e ivi collocate da Mosè all’Oreb. E avvenne che quando i sacerdoti uscirono dal santo, la nube riempí la casa del Signore. E i sacerdoti non poterono starvi a compiere il servizio liturgico a causa delle nube, perché la gloria del Signore aveva riempito la casa del Signore.

Lettura della profezia di Ezechiele (43,27-44,4).

A partire dal giorno ottavo, i sacerdoti offriranno sull’altare i vostri olocausti e i vostri sacrifici pacifici, e voi mi sarete accetti, dice il Signore. E mi fece volgere per la via della porta esterna del santuario che guarda ad oriente: essa era chiusa. E il Signore mi disse: Questa porta resterà chiusa, non verrà aperta e nessuno passerà per essa, perché per essa entrerà il Signore Dio d’Israele, e rimarrà chiusa. Poiché il principe, lui siede in essa per prender cibo. Entrerà per la via del portico della porta e per la sua via uscirà. E mi introdusse per la via della porta che guarda a settentrione, di fronte al tempio: e vidi, ed ecco, era piena di gloria la casa del Signore.

Allo stico, stichirá prosómia.

Tono pl. 1. Gioisci, tu che sei veramente.

Gioite, cielo e terra, * vedendo il cielo spirituale, * la sola vergine senza macchia, * che viene alla casa divina * per esservi santamente allevata. * Attonito, cosí Zaccaria a lei esclama: * Porta del Signore˚, * io ti apro le porte del tempio, * in esso aggírati gioiosa; * io so e credo * che già la redenzione d’Israele * sta per venire visibilmente, * e che da te sarà partorito il Dio Verbo, * colui che dona al mondo * la grande misericordia˚.

Stico: Saranno condotte al re le vergini dietro a lei, le sue com¬pagne saranno condotte a te.

Anna, vera grazia divina, * conduce con gioia al tempio del Dio * la pura sempre Vergine, colmata di grazia; * ha convocato per farle strada * le fanciulle portatrici di lampade, e dice: * Va’, figlia, a colui che a me ti ha data: * sii dono votivo e profumo di soave odore. * Entra nei penetrali, * apprendi i misteri * e preparati a divenire * amabile e splendido tabernacolo di Gesú, * che elargisce al mondo * la grande misericordia˚.

Stico: Saranno condotte con gioia ed esultanza, saranno condotte al tempio del re.

È posto all’interno del tempio di Dio * il tempio che accoglie Dio, * la Vergine santissima, * e ora le fanciulle la precedono, * portando lampade. * Esulta in coro la nobile coppia * dei genitori Gioacchino e Anna, * perché ha dato alla luce * colei che ha generato il Creatore. * Ed essa, la tutta immacolata, * aggirandosi nelle dimore divine, * nutrita per mano di un angelo, * si rivela Madre del Cristo, * che elargisce al mondo * la grande misericordia˚.

Gloria. Ora e sempre.

Tono pl. 2. Di Sergio aghiopolita.

Oggi noi, moltitudini di fedeli qui convenuti, * celebriamo spiritualmente una festa solenne, * e piamente acclamiamo la Vergine, * figlia di Dio e Madre-di-Dio, * che viene condotta al tempio del Signore: * lei che è stata prescelta da tutte le generazioni, * per essere tabernacolo del Cristo, * Sovrano universale e Dio di tutte le cose. * O vergini, fate strada recando lampade, * per onorare l’augusto incedere della sempre Vergine. * O madri, deposta ogni tristezza, * seguitela piene di gaudio, * per celebrare colei che è divenuta Madre-di-Dio, * causa della gioia del mondo. * Tutti dunque, insieme con l’angelo, * con gioia gridiamo: Gioisci! * alla piena di grazia˚, * a colei che sempre intercede * per le anime nostre.

Apolytíkion. Tono 4.

Oggi è il preludio del beneplacito del Signore, * e il primo annuncio della salvezza degli uomini. * Agli occhi di tutti la Vergine si mostra * nel tempio di Dio, * e a tutti preannuncia il Cristo. * Anche noi a gran voce a lei acclamiamo: * Gioisci, compimento dell’economia del Creatore. 3 volte.

lunedì 19 novembre 2012

Τῌ Κ' ΤΟΥ ΑΥΤΟΥ ΜΗΝΟΣ
ΝΟΕΜΒΡΙΟΥ
Τὰ Προεόρτια τῆς ἐν τῷ Ναῷ εἰσόδου τῆς Ὑπεραγίας Θεοτόκου, καὶ μνήμη τοῦ Ὁσίου Πατρὸς ᾑμων Γρηγορίου τοῦ Δεκαπολίτου, καὶ τοῦ ἐν Ἁγίοις Πατρὸς ἡμῶν Πρόκλου, Ἀρχιεπισκόπου Κωνσταντινουπόλεως.

ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΣΠΕΡΙΝΟΝ
Εἰς τὸ Κύριε ἐκέκραξα, ἱστῶμεν Στίς στ' καὶ ψάλλομεν Στιχηρὰ Προσόμοια τῶν Προεορτίων.
Ἦχος α'
Τῶν οὐρανίων ταγμάτων 
Λαμπαδηφόροι Παρθένοι, τὴν Ἀειπάρθενον, φαιδρῶς ὁδοποιοῦσαι, προφητεύουσιν ὄντως, ἐν πνεύματι τὸ μέλλον· ναὸς γὰρ Θεοῦ, ἡ Θεοτόκος ὑπάρχουσα, πρὸς τὸν Ναόν μετὰ δόξης παρθενικῆς, νηπιόθεν ἐμβιβάζεται.

Ἐπαγγελίας ἁγίας, καὶ ὁ καρπὸς εὐκλεής, ἡ Θεοτόκος ὄντως, ἀνεδείχθη τῷ κόσμῳ, ὡς πάντων ὑπερτέρα· ἥ εὐσεβῶς, προσαγομένη ἐν οἴκῳ Θεοῦ, τὴν προσευχὴν τῶν τεκόντων ἀποπληροῖ, συντηρουμένη θείῳ Πνεύματι.

Ἐπουρανίῳ τραφεῖσα, Παρθένε ἄρτῳ πιστῶς, ἐν τῷ Ναῷ Κυρίου, ἀπεκύησας κόσμῳ, ζωῆς ἄρτον τὸν Λόγον, ᾧ ὡς ναός, ἐκλεκτὸς καὶ πανάμωμος, προεμνηστεύθης τῷ Πνεύματι μυστικῶς, νυμφευθεῖσα τῷ Θεῷ καὶ Πατρί.

Τοῦ Ἁγίου Γρηγορίου, ὅμοια
Τὰς οὐρανίους σκηνώσεις, ἐν εὐφροσύνῃ οἰκῶν, καὶ σὺν Ἀγγέλοις Πάτερ, παρεστὼς παρρησίᾳ, τῷ θρόνῳ τοῦ Κυρίου, τοῖς ἐπὶ γῆς ἐκτελοῦσι τὴν μνήμην σου, τῶν ἐγκλημάτων τὴν λύσιν, καὶ τῶν παθῶν, δωρηθῆναι καθικέτευε.

Τῶν προσευχῶν τῇ δρεπάνῃ, Πάτερ Γρηγόριε, τὰς τῶν παθῶν ἀκάνθας, ἐκτεμὼν καὶ νεώσας, ἀρότρῳ ἐγκρατείας, τὴν γῆν τῆς ψυχῆς, κατεβάλου τὰ σπέρματα, τῆς εὐσεβείας ἐν ταύτῃ, δι' ὧν ἡμῖν, ἐκβλαστάνεις ἰαμάτων καρπούς.

Τῶν ἀρετῶν σε δοχεῖον, καλοῦμεν Ὅσιε, ὡς ἡσυχίας φίλον, ἀγρυπνίας ἐργάτην, καὶ στήλην σωφροσύνης, καὶ προσευχῆς, ἐνδιαίτημα ἄσυλον, καὶ τῶν θαυμάτων ταμεῖον, καὶ πρεσβευτήν, τῶν τιμώντων σε Γρηγόριε.

Δοξα... Καὶ νῦν ... Ἦχος δ'

Σήμερον ὁ θεοχώρητος ναός, ἡ Θεοτόκος, ἐν Ναῷ Κυρίου προσάγεται, καὶ Ζαχαρίας ταύτην ὑποδέχεται. Σήμερον τὰ τῶν Ἁγίων Ἅγια ἀγάλλονται, καὶ ὁ χορὸς τῶν Ἀγγέλων μυστικῶς πανηγυρίζει, μεθ' ὧν καὶ ἡμεῖς ἑορτάζοντες σήμερον, σὺν τῷ Γαβριὴλ ἐκβοήσωμεν. Χαῖρε Κεχαριτωμένη, ὁ Κύριος μετὰ σοῦ, ὁ ἔχων τὸ μέγα ἔλεος.

Εἰς τὸν Στίχον, Στιχηρὰ Προσόμοια τοῦ Ἁγίου Πρόκλου.

Ἦχος δ'
Ἔδωκας σημείωσιν 
Δογμάτων φαιδρότητι, καὶ τῇ τοῦ βίου λαμπρότητι, εὐσεβῶς κατεκόσμησας, Πρόκλε παναοίδιμε, τὴν ἱεραρχίαν, καὶ τῆς Ἐκκλησίας, στῦλος ἐδείχθης ἀληθῶς, καταφωτίζων πάντας τοῖς λόγοις σου. Διὸ σε μακαρίζομεν, καὶ ἐν ψαλμοῖς τε καὶ ᾄσμασι, τὴν ἁγίαν καὶ πάνσεπτον, ἑορτάζομεν μνήμην σου.

Στίχ. Τίμιος ἐναντίον Κυρίου ὁ θάνατος τῶν ὁσίων αὐτοῦ.
Λαμπρῶς ἐδογμάτισας, καὶ θεοφρόνως ἐκήρυξας, Θεοτόκον τὴν ἄχραντον, Κόρην ὡς κυήσασαν, τὸν πρὸ τῶν αἰώνων, Κτίστην καὶ Δεσπότην, Υἱὸν καὶ Λόγον τοῦ Πατρός, καὶ ἐπ' ἐσχάτων δι' ἡμᾶς ἄνθρωπον, γενόμενον θελήματι, καὶ μὴ τραπέντα τῆς φύσεως, καὶ Νεστόριον ᾔσχυνας, ἀσεβῆ καὶ παράφρονα.

Στίχ. Οἱ Ἱερεῖς σου Κύριε ἐνδύσονται δικαιοσύνην καὶ οἱ ὅσιοί σου ἀγαλλιάσονται

Ναμάτων ἑξήντλησας, τῶν χρυσαυγῶν παναοίδιμε, τοῦ σοφοῦ θεοκήρυκος, οὗπερ καὶ διάδοχος, καὶ τῆς εὐσεβείας, ὤφθης καὶ καθέδρας, ἐπιστηρίζων διδαχαῖς, τῆς ἀληθείας Χριστοῦ τὸ ποίμνιον, καὶ τούτου τὸ ἁγνότατον, καὶ πανσεβάσμιον λείψανον, ὥσπερ κόσμον τερπνότατον, τῇ Ἐκκλησία ἀπέδωκας.

Δόξα... Καὶ νῦν ... Ἦχος δ'

Δεῦτε πάντες οἱ πιστοί, τὴν μόνην ἀμώμητον ἐγκωμιάσωμεν, τὴν ἐκ τῶν Προφητῶν προκηρυχθεῖσαν, καὶ ἐν τῷ ναῷ προσενεχθεῖσαν, τὴν πρὸ τῶν αἰώνων προορισθεῖσαν Μητέρα, καὶ ἐπ' ἐσχάτων τῶν χρόνων, ἀναδειχθεῖσαν Θεοτόκον, Κύριε, πρεσβείαις αὐτῆς, τὴν εἰρήνην σου παράσχου ἡμῖν, καὶ τὸ μέγα ἔλεος.

Ἀπολυτίκιον τῶν Ἁγίων

Ἦχος δ'
Ὁ Θεὸς τῶν Πατέρων ἡμῶν, ὁ ποιῶν ἀεὶ μεθ' ἡμῶν, κατὰ τὴν σὴν ἐπιείκειαν, μὴ ἀποστήσῃς τὸ ἔλεός σου ἀφ' ἡμῶν, ἀλλὰ ταῖς αὐτῶν ἱκεσίαις, ἐν εἰρήνῃ κυβέρνησον τὴν ζωὴν ἡμῶν.
Δόξα... Καὶ νῦν ... Προεόρτιον
Ἦχος ὁ αὐτὸς
Ταχὺ προκατάλαβε 
Χαρὰν προμνηστεύεται, σήμερον Ἄννα ἡμῖν, τῆς λύπης ἀντίθετον, καρπὸν βλαστήσασα, τὴν μόνην Ἀειπάρθενον· ἣν περ δὴ καὶ προσάγει, τὰς εὐχὰς ἐκπληροῦσα, σήμερον γηθομένη, τῷ Ναῷ τοῦ Κυρίου, ὡς ὄντως ναὸν τοῦ Θεοῦ Λόγου, καὶ Μητέρα ἁγνήν.