sabato 31 marzo 2012

AVVISO

1 APRILE 2012
DOMENICA DELLE PALME

ORE 7,30 DIVINA LITURGIA DI S. GIOVANNI CRISOSTOMO

ORE 10,30 Nella Chiesa di S. Nicola di Mira ,S.Ecc.za Mons. Sotir FERRARA Vescovo di Piana degli Albanesi , benedice le Palme e i Ramoscelli d'Ulivo , segue  cavalcando l'asinello la Processione per le vie principale del paese fino alla Cattedrale dove si celebra il Solenne Pontificale.

Ore 18,OO Ufficio del Mattutino detto dello"Sposo","Nimfio"
MEDITAZIONE


La domenica delle Palme


La domenica che precede la solennità della Pasqua è detta “delle palme” sia in Oriente che in Occidente e commemora l’entrata di Gesù in Gerusalemme. Nella tradizione di Costantinopoli la “grande e santa settimana” comincia con il sabato di Lazzaro di cui si ha eco anche nella liturgia domenicale.

S. Giovanni Crisostomo e la lettura evangelica giovannea che mette in sequenza l’episodio della risurrezione di Lazzaro, l’ingresso di Gesù in Gerusalemme e la Pasqua. Il sabato di Lazzaro e la domenica delle Palme hanno un comune tropario di congedo, che unisce i due eventi alla luce della Passione e, soprattutto, della Risurrezione

Gesù entra in Gerusalemme per manifestare ancora una volta, prima della sua passione e per chi vuole vedere e ascoltare, che in lui si compiono le profezie. Le citazioni bibliche presenti nell’ufficiatura sono numerosissime: partendo da Mosè, Davide, Isaia, Sofonia, Zaccaria, Osea e altri ancora, il Messia e il Servo di Dio, Il Signore dell’universo e l’Agnello dal cui sangue verrà asperso il popolo della nuova alleanza si manifestano in un uomo preciso, che nell’oggi liturgico del memoriale entra a Gerusalemme seduto su un asino come sul trono dei cherubini.

Al Vespro : “Oggi la grazia dello Spirito Santo ci ha riuniti, e portando tutti la tua croce diciamo: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, osanna nel più alto dei cieli”. Commentando proprio questo testo C. Andronikof,: “Questa anticipazione della Pentecoste, connessa con l’ingresso trionfale e con la crocifissione, ci fa pensare che, secondo l’ordine delle energie trinitarie, se il Cristo compie la legge e i profeti, lo Spirito Santo compie il vangelo. È lui che raduna in uno stesso spirito i membri della Chiesa perché ne abbiano l’intelligenza; è lui che fa di essi il Corpo di Cristo. Sarà questo il compimento del mistero pasquale, nella Pentecoste”. L’apparenza di Gesù lascia sconcertati, così che l’innografo, citando Isaia, ci fa cantare: “Colui che ha per trono i cieli e per sgabello la terra, il Verbo di Dio Padre, il Figlio a lui coeterno, viene oggi a Betania modestamente seduto su un puledro senza ragione”. Nel contesto veterotestamentario, l’asino era anche utilizzato per umili lavori, ma era anche, in tempo di pace, la cavalcatura di principi e re, Davide e Salomone, così come nel libro dei Numeri diviene uno strumento di cui il Signore si serve nei confronti del profeta Balaam. il passo del profeta Zaccaria che verrà letto: “Anche noi oggi, tutto il nuovo Israele, la Chiesa delle genti, esclamiamo con il profeta Zaccaria: Gioisci grandemente, figlia di Sion, da’ l’annuncio, figlia di Gerusalemme: ecco,il tuo re viene a te, mite e per salvare, montato su un puledro d’asina, figlio di bestia da soma”.

la risurrezione di Lazzaro con l’ingresso in Gerusalemme, “Prefigurando per noi la tua augusta risurrezione, col tuo comando hai risuscitato un morto, il tuo amico Lazzaro, oramai senza respiro, traendolo dal sepolcro già maleodorante, dopo quattro giorni, o buono; così pure sei salito su un puledro come su un cocchio, per dare un segno alle genti, o Salvatore; e così il diletto Israele ti offre una lode, dalla bocca di lattanti e di bimbi innocenti che ti vedono entrare, o Cristo, nella città santa, sei giorni prima della pasqua”.

I sei giorni prima della pasqua sono elemento tipico della lettura giovannea, che pone la morte del Signore la vigilia della pasqua di quell’anno, a differenza dei sinottici per i quali la morte di Gesù avviene proprio nel giorno di pasqua.

L’ultima strofa del Lucernario integra la lettura dell’ingresso in Gerusalemme di Giovanni “Sei giorni prima della pasqua Gesù venne a Betania, e gli si avvicinarono i suoi discepoli per dirgli: “Signore, dove vuoi che ti prepariamo per mangiare la pasqua? Ed egli li mandò: Andate nel villaggio di fronte e troverete un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo, e dite al padrone di casa: il Maestro dice: da te farò la pasqua insieme ai miei discepoli”.

È così che l’ingresso in Gerusalemme di Gesù, che per chi lo sa vedere e accogliere ha un carattere trionfale mentre per chi ha il cuore indurito è scandaloso e addirittura ridicolo, oltre all’intronizzazione del Re simboleggia la preparazione dell’Agnello per l’immolazione,

Dio si fa incontro all’uomo, non esita a cavalcare una bestia senza ragione, simbolo della razionalità che vince l’irrazionale idolatria delle nazioni pagane, e colui che suscita rispetto e timore nelle schiere angeliche si lascia festeggiare dai bambini, che nella società del tempo erano davvero i meno considerati. D’altra parte le palme prefigurano la vittoria della risurrezione, mentre “il Signore entra nella città santa, affrettandosi a camminare verso la sua passione, per compiere la Legge e i Profeti”. Ora la divina economia si rivela in tutta la sua cruda realtà, e il fine è la nostra salvezza: “Gloria a te, o Cristo, che siedi nel più alto dei cieli e ora sei atteso con la tua venerabile Croce; la figlia di Sion si rallegra, i popoli della terra esultano di gioia, i fanciulli impugnano rami di palme, i discepoli stendono i loro mantelli, e tutto l’universo impara a cantare: Benedetto sei tu, o Salvatore, abbi pietà di noi”.

Al Mattutino, una strofa ricollega la festa oggi celebrata al cammino di preparazione quaresimale e al compimento di tutto: “Con rami di palme spirituali, con l’anima purificata, come i fanciulli esaltiamo con fede Cristo, acclamando a gran voce il Sovrano: Benedetto tu, che sei venuto nel mondo per salvare Adamo dall’antica maledizione, divenendo il nuovo Adamo spirituale, o amico degli uomini, secondo il tuo beneplacito. O Verbo che tutto disponi per il bene, gloria a te!”.

Il tropario che segue sembra quasi esprima l’impazienza di giungere al compimento: “Affrèttati, Figlio di Davide, a salvare coloro che hai plasmato, o Gesù benedetto! Per questo infatti sei venuto, affinché conoscessimo la tua gloria”.



Il sinassario si conclude dicendo: “nella tua ineffabile misericordia, o Cristo Dio nostro, rendici vincitori delle passioni irrazionali, e facci degni di vedere la tua splendida vittoria contro la morte, la tua luminosa e vivificante risurrezione”.

“Uscite, genti, uscite, popoli, contemplate oggi il Re dei cieli che si avvicina a Gerusalemme su un povero asinello come su un trono eccelso. Generazione adultera e incredula dei giudei, vieni e contempla colui che vide Isaia, venuto per noi nella carne. Vedi come egli sposa la nuova Sion quale sposa casta, e respinge la sinagoga riprovata. Come a nozze senza macchia né corruzione, accorrono acclamanti i fanciulli senza macchia e ignari del male: con loro anche noi acclamiamo, cantando l’inno angelico: Osanna nel più alto dei cieli, a colui che possiede la grande misericordia”.

La pericope evangelica cantata durante la Divina Liturgia è Gv 12, 1 – 18:

Gesù entra in Gerusalemme

I temi della morte e della vita introdotti dal racconto di Lazzaro continuano nell’episodio dell’unzione a Betania, posto all’inizio di questo capitolo

- L’unzione di Betania (12, 1-11) ha alla base il simbolo del profumo prezioso di nardo , del valore di trecento denari, quasi il salario annuale di un bracciante. Esso è interpretato dall’evangelista come un’anticipazione della morte, sepoltura e unzione del corpo di Gesù, un po’ come la risurrezione di Lazzaro era stata il segno della glorificazione del Risorto. In questa scena ci sono due sguardi contrapposti su Gesù: quello della donna e quello di Giuda. La donna pone Gesù al di sopra di tutto e indica un amore illimitato. Giuda pone il valore commerciale al di sopra della persona di Cristo. Con un commento che manca nei sinottici, Giovanni sottolinea l’attaccamento di Giuda al denaro. Maria, quindi, simboleggia qui il vero discepolo che riconosce che Gesù vale di più di tutto l’oro del mondo.
- La scena dell’entrata di Gesù a Gerusalemme (12,12-19), si svolge il giorno dopo l’episodio dell’unzione di Betania, dunque cinque giorni prima di Pasqua (12,1). Il particolare della folla che prende dei rami di palma, potrebbe ricordare la festa della Dedicazione del tempio dopo la profanazione di Antioco Epifanie: la folla si era recata con palme al tempio (2 Mac 10,7). E’ quindi possibile che essa sia andata incontro a Gesù come incontro a un re.
Giovanni sottolinea la portata messianica della scena mettendo, come i sinottici, sulle labbra della gente il Salmo 118, utilizzato per le grandi feste delle Capanne, di Pasqua e della Dedicazione, ma Gv è il solo che aggiunge al Salmo le parole “re d’Israele”.
Gesù non organizza il suo ingresso trionfale, ma la sobrietà, anziché ridurre la gloria del Cristo, la esalta: “Gesù trovato un asinello, gli sedette in groppa”. Gesto senza parole e tuttavia significativo per la folla e soprattutto per i discepoli che lo rileggono a fatto compiuto.
Giovanni infatti ama ricordare (vv. 14b-16) che soltanto la risurrezione ha permesso di rileggere le Scritture capaci di chiarire il comportamento e, attraverso esso, il mistero stesso di Gesù. Il comportamento di Gesù può essere interpretato come una rivelazione della sua identità messianica: egli è il re, ma cavalca un asinello alla maniera di Zc 9,9 che evoca l’evento di un messia mite e umile. Di fronte a questa manifestazione di tipo politico-nazionalistico che si svolgeva durante la festa della Dedicazione (la folla che gli andava incontro acclamava colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele), Gesù fa un gesto simbolico il cui senso non è accompagnato da alcuna parola, se non quella contenuta nel libro del profeta Zaccaria, accessibile ai suoi contemporanei che avevano familiarità con le Scritture.
Il vangelo di Giovanni collega e rilegge mirabilmente i tre tempi della storia della salvezza: l’Antico testamento, il tempo storico di Gesù e l’evento pasquale. Per il credente, comprendere Gesù vuol dire partire dalla sua risurrezione attraverso la croce, e rileggere il suo percorso storico accompagnandosi con il grande libro della Bibbia.
Ma la morte di Gesù non è solo un passaggio obbligato perché egli entri nella gloria, ma è la condizione perché la Chiesa nasca e si espanda a tutti gli uomini. Come il grano Gesù deve morire per poter portare frutto al mondo. La morte di Cristo è l’istante fondatore dell’essere cristiano, perché: “Là dove sono io sarà anche il mio servo” (12,26). I versetti 25-26 associano infatti la comunità dei credenti al destino di Gesù. Quelli che “amano la propria vita” sono, nel linguaggio giovanneo, quelli che preferiscono le tenebre, questo mondo, la propria gloria. I sinottici saranno più espliciti: “Chi perderà la sua vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mc 8,35). Il discepolo deve andare dove va Gesù (“Se qualcuno mi serve, mi segua” v. 26), vale a dire deve entrare come lui nella morte per partecipare alla gloria. Solo in questo caso, dice Gesù,: “Il Padre lo onorerà”.

La domenica sera, durante il Vespero, viene ripreso il tema del Cristo Sposo, citando il profeta Osea: “Sinagoga malvagia e adultera che non hai serbato fedeltà al tuo sposo, perché tieni un testamento di cui non sei l’erede? Perché ti vanti nel Padre, tu che hai disonorato il Figlio? Non hai accettato i profeti che hanno annunciato il Figlio; ma allora vergognati, sentendo i tuoi figli acclamare: Osanna al figlio di Davide, benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

Ora siamo proprio sulla soglia: la settimana santa sta per iniziare, siamo portati a contemplare la manifestazione più profonda dell’amore folle di Dio: “Dalle palme e dai rami, quasi passando da una festa divina all’altra, corriamo, o fedeli, alla venerabile solennità salvifica dei patimenti del Signore: contempliamolo mentre volontariamente si assoggetta per noi alla passione e dà la sua vita in riscatto di tutto l’universo. cantiamogli grati un inno melodioso, acclamando: O fonte di misericordia e poro di salvezza, Signore, gloria a te!”.


Domenica 1 Aprile 2012
Si fa memoria:
  • Domenica delle Palme

    APOLITIKION

    Τὴν κοινὴν Ἀνάστασιν, πρὸ τοῦ σοῦ Πάθους πιστούμενος, ἐκ νεκρῶν ἤγειρας τὸν Λάζαρον Χριστὲ ὁ Θεός· ὅθεν καὶ ἡμεῖς ὡς οἱ Παῖδες, τὰ τῆς νίκης σύμβολα φέροντες, σοὶ τῷ Νικητῇ τοῦ θανάτου βοῶμεν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου.
    Tin kinìn anàstasin * pro tu su pàthus pistùmenos, * ek nekròn ìghiras ton Làzaron, Christè o Theòs; * òthen ke imìs, os i pèdhes, * ta tis nìkis sìmvola fèrondes, * si to nikitì tu thanàtu voòmen: * Osannà en tis ipsìstis, * evloghimènos o erchòmenos * en onòmati Kirìu.
    Per confermare la comune risurrezione, prima della tua passione, hai risuscitato Lazzaro, o Cristo Dio, onde anche noi, come i fanciulli, portando i simboli della vittoria, a Te, vincitore della morte, gridiamo: Osanna nel più alto dei cieli, benedetto Colui che viene nel nome del Signore.
    * * * * *

    Συνταφέντες σοι διὰ τοῦ Βαπτίσματος, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, τῆς ἀθανάτου ζωῆς ἠξιώθημεν τῇ Ἀναστάσει σου, καὶ ἀνυμνοῦντες κράζομεν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου.
    Sindafèndes si dhià tu vaptìsmatos, Christè o Theòs imòn, tis athanàtu zoìs ixiòthimen ti Anastàsi su ke animnùndes kràzomen: Osannà en tis ipsìstis, evloghimènos o erchòmenos en onòmati Kirìu.
    Sepolti assieme a te o Cristo Dio nostro, per mezzo del battesimo e della tua risurrezione siamo resi degni della vita immortale. Perciò inneggiando gridiamo a Te: osanna nel più alto dei cieli; benedetto colui che viene nel nome del Signore.

    Filippesi 4:4-9


    4 Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. 5 La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! 6 Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; 7 e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
    8 In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. 9 Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!

Giovanni 12,1-18

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:
Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
,
il re d'Israele!
Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:
Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto sopra un puledro d'asina
.
Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto. Intanto la gente che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza. Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno.
DOMENICA DELLE PALME
SABATO — VESPRO
Tono pl. 2
Oggi la grazia dello Spirito santo ci ha riuniti, * e portando tutti la tua croce, diciamo: * Benedetto colui che viene nel nome del Signore, * osanna nel piú alto dei cieli.

Colui che ha per trono i cieli * e per sgabello la terra°, * il Verbo di Dio Padre, il Figlio a lui coeterno, * viene oggi a Betania modestamente seduto * su un puledro senza ragione: * perciò, tenendo rami tra le mani, * a lui acclama¬no i fanciulli degli ebrei col grido: * Osanna nel piú alto dei cieli, * benedetto colui che viene, il Re d’Israele.

Su dunque, anche noi oggi, * tutto il nuovo Israele, la Chiesa delle genti, * esclamiamo col profeta Zaccaria: * Gioisci grandemente, figlia di Sion, * da’ l’annuncio, figlia di Gerusalemme: * ecco, il tuo Re viene a te, * mite e per salvare, * montato su un puledro d’asina, figlio di bestia da soma°. * Fa’ festa come i fanciulli * e tenendo rami tra le mani, acclama: * Osanna nel piú alto dei cieli, * benedetto colui che viene, * il Re d’Israele.

Prefigurando per noi la tua augusta risurrezione, * col tuo comando hai risuscitato un morto, * il tuo amico Lazzaro ormai senza respiro, * traendolo dal sepolcro già maleodo¬rante, dopo quattro giorni, * o buono; * cosí pure sei salito su un puledro come su un cocchio * per dare un segno alle genti, o Salvatore°; * e cosí il diletto Israele ti offre una lode° * dalla bocca di lattanti e di bimbi innocenti° * che ti vedono entrare, o Cristo, nella città santa, * sei giorni prima della pasqua.

Sei giorni prima della pasqua * venne Gesú a Betania, * e gli si avvicinarono i suoi discepoli per dirgli: * Signore, dove vuoi che ti prepariamo * per mangiare la pasqua? * Ed egli li mandò: * Andate al villaggio di fronte * e troverete un uomo che porta una brocca d’acqua; * seguitelo, e dite al padrone di casa: * Il Maestro dice: * Da te farò la pasqua insieme ai miei discepoli°.

Gloria. Il primo stichirón. Tono pl. 2.

Oggi la grazia dello Spirito santo ci ha riuniti, * e portando tutti la tua croce, diciamo: * Benedetto colui che viene nel nome del Signore, * osanna nel piú alto dei cieli.

Ora e sempre. Di nuovo lo stesso.

Ingresso. Luce gioiosa. Prokímenon: Il Signore ha instaurato il suo regno, si è rivestito di splendore. Poi le letture.

Lettura del libro della Genesi (49,1-2.8-12).

Giacobbe chiamò i suoi figli e disse loro: Radunatevi,

perché io vi annunci ciò che vi accadrà alla fine dei giorni; radunatevi e ascoltatemi, figli di Giacobbe; ascoltate Israele, ascoltate vostro padre. Giuda, ti lodino i tuoi fratelli: le tue mani saranno sulle spalle dei tuoi nemici; a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un leoncello è Giuda: da giovane pianta, figlio mio, sei spuntato; ti coricherai e dormirai come un leone, come un leoncello. Chi lo desterà? Non verrà meno un principe da Giuda, e un capo dai suoi lombi, finché giunga ciò che è tenuto in serbo per lui: egli è l’attesa delle genti. Lega alla vite il suo asinello, ai tralci della vite il figlio della sua asina. Laverà nel vino la sua veste, nel sangue dell’uva il suo mantello: danno gioia i suoi occhi piú del vino, e i suoi denti sono piú bianchi del latte.

Lettura della profezia di Sofonia (3,14-20).

Cosí dice il Signore: Gioisci, figlia di Sion; da’

l’annun¬cio, figlia di Gerusalemme; rallégrati e tripudia con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme. Perché il Signore ha tolto da te le tue iniquità, ti ha liberata dalle mani dei tuoi nemici. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te: tu non vedrai piú il male. In quel tempo il Signore dirà a Gerusa-lemme: Coraggio, Sion, non si infiacchiscano le tue mani. Il Signore tuo Dio è in te. Il potente ti salverà, farà venire su di te la letizia, e ti rinnoverà nel suo amore; si rallegrerà per te con tripudio, come in un giorno di festa. E radunerò i tuoi afflitti. Guai! Chi ha portato contro di lei oltraggio? Ecco, io opererò in te per amor tuo in quel tempo, dice il Signore, salverò colei che era oppressa, accoglierò colei che era stata respinta. Farò di loro un vanto, li renderò onorati in tutta la terra.

Lettura della profezia di Zaccaria (9,9-15a).

Cosí dice il Signore: Gioisci grandemente, figlia di

Sion; da’ l’annuncio, figlia di Gerusalemme: Ecco, il tuo Re viene a te, giusto e per salvare: egli è mite, cavalca una bestia da soma e un asinello. E distruggerà i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme; e sarà distrutto l’arco da guerra e ci sarà abbondanza e pace dalle genti. Egli dominerà sulle acque fino al mare, e sui fiumi fino alle estremità della terra. E tu, per il sangue della tua alleanza, hai estratto i tuoi prigionieri dalla cisterna senz’acqua: dimorerete in fortezze, voi prigionieri dell’assemblea, e per un giorno della tua cattività, ti renderò il doppio. Poiché ho teso te, Giuda, come mio arco, ho riempito Efraim, e farò sorgere i tuoi figli, Sion, contro i figli dei greci; ti maneggerò come la spada di un guerriero, e il Signore sarà contro di loro; il dardo partirà come folgore e il Signore onnipotente darà fiato alla tromba e procederà nella bufera della sua minaccia. Il Signore onnipotente sarà loro scudo.

Allo stico, stichirá idiómela. Tono pl. 4.

Gioisci e rallégrati, città di Sion, * tripudia ed esulta,

Chiesa di Dio°: * perché ecco, è giunto il tuo Re con giustizia, * seduto su un asinello, * celebrato dai bambini: * Osanna nel piú alto dei cieli! * Benedetto sei tu, * che possiedi la moltitudine delle compassioni°: * abbi pietà di noi.

Stico: Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti ti sei composta una lode.

È venuto oggi il Salvatore nella città di Gerusa¬lem¬me * per adempiere la Scrittura; * e tutti, con palme tra le mani, * stendevano le tuniche sotto i suoi piedi, * riconoscendo in lui il nostro Dio, * al quale senza sosta i cherubini acclamano: * Osanna nel piú alto dei cieli! * Benedetto sei tu, * che possiedi la moltitudine delle ¬compassioni°: * abbi pietà di noi.

Stico: Signore, Signore nostro, com’è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!

Tu che cavalchi i cherubini°, * e sei celebrato dai serafini°, * sei montato su un asinello alla maniera di Davide°, * o buono: * i bambini ti celebravano come conviene a Dio, * e i giudei empiamente bestemmiavano. * Sedendo su un asinello, * prefiguravi il passaggio delle genti indomabili * dall’incredulità alla fede. * Gloria a te, o Cristo, * unico misericordioso e amico degli uomini.

Gloria. Tono pl. 2.

Oggi la grazia dello Spirito santo ci ha riuniti, * e portando tutti la tua croce, diciamo: * Benedetto colui che viene nel nome del Signore, * osanna nel piú alto dei cieli.

Ora e sempre. Di nuovo lo stesso.

Apolytíkion. Tono 1.
Per confermare la fede nella comune risurrezione, *
prima della tua passione, * hai risuscitato Lazzaro dai morti, * o Cristo Dio: * noi dunque, come i fanciulli, * portando i simboli della vittoria gridiamo a te, * vincitore della morte: * Osanna nel piú alto dei cieli, * Benedetto colui che viene nel nome del Signore. 2 volte.

Un altro, una sola volta. Tono 4.

Consepolti con te per il battesimo°, * o Cristo Dio nostro, * per la tua risurrezione siamo stati resi degni * della vita immortale, * e inneggiando acclamiamo: * Osanna nel piú alto dei cieli, * benedetto colui che viene nel nome del Signore.

E il congedo: Colui che ha accettato di sedere sull’asi¬nello per la nostra salvezza, Cristo, vero Dio nostro...

ΚΥΡΙΑΚΗ ΤΩΝ ΒΑΪΩΝ     Τῼ ΣΑΒΒΑΤῼ ΕΣΠΕΡΑΣ
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Εἰς τό, Κύριε ἐκέκραξα, ἱστῶμεν Στίχους δ' καὶ ψάλλομεν τὰ παρόντα Στιχηρὰ Προσόμοια.
Ἦχος πλ. δ' Νηπίων ἐξ ἀκάκων Χριστέ, τῷ πώλῳ καθεζόμενος, κατεδέξω, ἐπινίκιον ᾠδήν, ἐρχόμενος πρὸς Πάθος, ὁ τρισαγίῳ Ὕμνῳ, ὑπὸ Ἀγγέλων ἀνυμνούμενος.

Ἰδοὺ ὁ Βασιλεύς σου Σιών, πραῢς καὶ σῴζων ἔρχεται, ἐπὶ πώλου, τοὺς ἐχθροὺς ἐπιζητῶν, πατάξαι ἐν ἰσχύϊ, χαῖρε καὶ κατατέρπου, μετὰ Βαΐων ἑορτάζουσα.

Κροτήσωμεν συμφώνως πιστοί, τοὺς κλάδους ἀρετῶν καὶ ἡμεῖς, ὡς οἱ Παῖδες, νῦν προσφέροντες Χριστῷ, καὶ τούτῳ θείων ἔργων, ἁπλώσωμεν τοὺς πέπλους, καὶ μυστικῶς τοῦτον δεξώμεθα.

Βαΐα ἀρετῶν ἀδελφοί, προσάξωμεν Χριστῷ τῷ Θεῷ, ἐρχομένῳ δι' ἡμᾶς ἀνθρωπικῶς, παθεῖν ἐθελουσίως, Θεότητος ἰσχύϊ, πᾶσιν ἀπάθειαν δωρήσασθαι.

Δόξα... Καὶ νῦν... Ὅμοιον

Ὁ νώτοις Χερουβὶμ ὡς Θεός, ὀχούμενος καθέζεται, ἐπὶ πώλου, δι' ἡμᾶς ἐπὶ σφαγήν, ἐρχόμενος θελήσει, δεῦτε προθύμως τοῦτον, μετὰ Βαΐων ἀνυμνήσωμεν.
Ἀπόστιχα Προσόμοια   Ἦχος β'
Λαμπρύνου ἡ Σιών, ἡ νέα καὶ Βαΐοις, ἀνύμνει μετὰ παίδων. Ἰδοὺ ὁ Βασιλεύς σου, σῴζων πρὸς Πάθος ἔρχεται.

Στίχ. Ἐκ στόματος νηπίων καὶ θηλαζόντων κατηρτίσω αἶνον.
Ἀγάλλεσθε Ἀδάμ, καὶ Εὔα σὺν Προφήταις, ἰδοὺ ἀνακαλέσαι, ὑμᾶς διὰ τοῦ Πάθους, ὁ Κύριος ἐπείγεται.
Στίχ. Κύριε ὁ Κύριος ἡμῶν, ὡς θαυμαστὸν τὸ ὄνομά σου ἐν πάσῃ τῇ γῇ!
Ὁ ἄνω σὺν Πατρί, καὶ Πνεύματι Ἀγγέλων, δεχόμενος τὸν ὕμνον, πτωχεύει ξένως κάτω, καὶ Παίδων αἶνον δέχεται.
Δόξα... Καὶ νῦν... Ὅμοιον
Ὑμνῶ σου τὴν φρικτήν, οἰκονομίαν φόβῳ, τὸ Ὡσαννὰ βοῶ σοι· ἐμὲ γὰρ ἔρχῃ σῶσαι, εὐλογημέ  Κύριε.
Ἀπολυτίκιον Ἦχος α'
Τὴν κοινὴν Ἀνάστασιν, πρὸ τοῦ σοῦ Πάθους πιστούμενος, ἐκ νεκρῶν ἤγειρας τὸν Λάζαρον Χριστὲ ὁ Θεός· ὅθεν καὶ ἡμεῖς ὡς οἱ Παῖδες, τὰ τῆς νίκης σύμβολα φέροντες, σοὶ τῷ Νικητῇ τοῦ θανάτου βοῶμεν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου. (Δίς)
Ἕτερον Ἦχος δ'
Συνταφέντες σοι διὰ τοῦ Βαπτίσματος, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, τῆς ἀθανάτου ζωῆς ἠξιώθημεν τῇ Ἀναστάσει σου, καὶ ἀνυμνοῦντες κράζομεν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου. (Ἅπαξ)


Σήμερον ἡ χάρις τοῦ ἁγίου Πνεύματος, ἡμᾶς συνήγαγε, καὶ πάντες αἴροντες, τὸν Σταυρόν σου λέγομεν· Εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου, Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις.

Ὁ ἔχων θρόνον οὐρανόν, καὶ ὑποπόδιον τὴν γῆν, ὁ τοῦ Θεοῦ Πατρὸς Λόγος, καὶ Υἱὸς συναΐδιος, ἐπὶ πώλου ἀλόγου ἐμετρίασε σήμερον, ἐν Βηθανίᾳ ἐλθών· ὅθεν παῖδες Ἑβραίων, κλάδους χερσὶ κατέχοντες, εὐφήμουν φωνῇ· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, Βασιλεὺς τοῦ Ἰσραήλ.
Δεῦτε καὶ ἡμεῖς σήμερον, πᾶς ὁ νέος Ἰσραήλ, ἡ ἐξ ἐθνῶν Ἐκκλησία, μετὰ τοῦ Προφήτου Ζαχαρίου ἐκβοήσωμεν· Χαῖρε σφόδρα θύγατερ Σιών, κήρυσσε θύγατερ Ἱερουσαλήμ, ὅτι ἰδοὺ ὁ Βασιλεύς σου, ἔρχεταί σοι πραῢς καὶ σῴζων, καὶ ἐπιβεβηκὼς ἐπὶ πῶλον ὄνου, υἱὸν ὑποζυγίου, ἑόρταζε τὰ τῶν Παίδων, κλάδους χερσὶ κατέχουσα εὐφήμησον· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, Βασιλεὺς τοῦ Ἰσραήλ.

Τὴν σεπτὴν Ἀνάστασιν, τὴν σὴν προτυπούμενος ἡμῖν, ἤγειρας θανόντα τῇ προστάξει σου, τὸν ἄπνουν Λάζαρον, τὸν φίλον Ἀγαθέ, ἐκ τοῦ μνήματος τεταρταῖον ὀδωδότα· ὅθεν καὶ τῷ πώλῳ ἐπέβης συμβολικῶς, ὥσπερ ἐπ΄ ὀχήματος φερόμενος, τὰ ἔθνη τεκμαιρόμενος Σωτήρ. Ὅθεν καὶ τὸν αἶνόν σοι προσφέρει, ὁ ἠγαπημένος Ἰσραήλ, ἐκ στομάτων θηλαζόντων, καὶ νηπίων ἀκάκων, καθορώντων σε Χριστέ, εἰσερχόμενον εἰς τὴν Ἁγίαν Πόλιν, πρὸ ἓξ ἡμερῶν τοῦ Πάσχα.
Πρὸ ἓξ ἡμερῶν τοῦ Πάσχα, ἦλθεν Ἰησοῦς εἰς Βηθανίαν, καὶ προσῆλθον αὐτῷ οἱ Μαθηταὶ αὐτοῦ, λέγοντες αὐτῷ· Κύριε, ποῦ θέλεις, ἑτοιμάσωμέν σοι φαγεῖν τὸ Πάσχα; ὁ δὲ ἀπέστειλεν αὐτούς· Ἀπέλθετε εἰς τὴν ἀπέναντι κώμην, καὶ εὑρήσετε ἄνθρωπον, κεράμιον ὕδατος βαστάζοντα· ἀκολουθήσατε αὐτῷ, καὶ τῷ οἰκοδεσπότῃ εἴπατε· ὁ Διδάσκαλος λέγει· Πρὸς σὲ ποιῶ τὸ Πάσχα, μετὰ τῶν Μαθητῶν μου.
Δόξα...
Σήμερον ἡ χάρις τοῦ ἁγίου Πνεύματος, ἡμᾶς συνήγαγε, καὶ πάντες αἴροντες τὸν Σταυρόν σου λέγομεν· Εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου, Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις.
Καὶ νῦν... Πάλιν τὸ αὐτὸ
Εἴσοδος μεγάλη. τό, Φῶς ἱλαρόν..., καὶ τὸ Προκείμενον. Ὁ Κύριος ἐβασίλευσεν, εὐπρέπειαν ἐνεδύσατο, ὡς τῇ Κυριακῇ.
Γενέσεως τὸ Ἀνάγνωσμα

(Κεφ. ΜΘ', 1-2, 8-12)
Ἐκάλεσεν Ἰακὼβ τοὺς υἱοὺς αὐτοῦ, καὶ εἶπεν αὐτοῖς· Συνάχθητε, ἵνα ἀναγγείλω ὑμῖν, τί ἀπαντήσει ὑμῖν ἐπ' ἐσχάτων τῶν ἡμερῶν, συνάχθητε, καὶ ἀκούσατέ μου, υἱοὶ Ἰακώβ, ἀκούσατε Ἰσραὴλ τοῦ πατρὸς ἡμῶν, Ἰούδα, σὲ αἰνέσουσιν οἱ ἀδελφοί σου, αἱ χεῖρές σου ἐπὶ νώτου τῶν ἐχθρῶν σου, προσκυνήσουσί σοι οἱ υἱοὶ τοῦ πατρός σου. Σκύμνος λέοντος Ἰούδα, ἐκ βλαστοῦ, υἱέ μου, ἀνέβης, ἀναπεσὼν ἐκοιμήθη ὡς λέων, καὶ ὡς σκύμνος, τίς ἐγερεῖ αὐτόν, οὐκ ἐκλείψει ἄρχων ἐξ Ἰούδα καὶ ἡγούμενος, ἐκ τῶν μηρῶν αὐτοῦ, ἕως ἂν ἔλθῃ, ᾧ ἀπόκειται, καὶ αὐτὸς προσδοκία ἐθνῶν, δεσμεύων πρὸς ἄμπελον τὸν πῶλον αὐτοῦ, καὶ τῇ ἕλικι τὸν πῶλον τῆς ὄνου αὐτοῦ, πλυνεῖ ἐν οἴνῳ τὴν στολὴν αὐτοῦ, καὶ ἐν αἵματι σταφυλῆς τὴν περιβολὴν αὐτοῦ, χαροποιοὶ οἱ ὀφθαλμοὶ αὐτοῦ ἀπὸ οἴνου, καὶ λευκοὶ οἱ ὀδόντες αὐτοῦ, ἢ γάλα.
Προφητείας Σοφονίου τὸ Ἀνάγνωσμα(Κεφ. Γ', 14-19)
Τάδε λέγει Κύριος· Χαῖρε σφόδρα, θύγατερ Σιών, κήρυσσε, θύγατερ Ἱερουσαλήμ, εὐφραίνου καὶ κατατέρπου ἐξ ὅλης τῆς καρδίας σου, θύγατερ Ἱερουσαλήμ, περιεῖλε Κύριος τὰ ἀδικήματά σου, λελύτρωταί σε ἐκ χειρὸς ἐχθρῶν σου, Βασιλεὺς Ἰσραὴλ Κύριος ἐν μέσῳ σου, οὐκ ὄψει κακὰ οὐκέτι. Ἐν τῷ καιρῷ ἐκείνῳ, ἐρεῖ Κύριος τῇ Ἱερουσαλήμ· θάρσει, Σιών, μὴ παρείσθωσαν αἱ χεῖρές σου. Κύριος ὁ Θεός σου ἐν σοὶ δυνατός, σώσει σε, ἐπάξει ἐπὶ σὲ εὐφροσύνην, καὶ καινιεῖ σε ἐν τῇ ἀγαπήσει αὐτοῦ, καὶ εὐφρανθήσεται ἐπὶ σοὶ ἐν τέρψει ὡς ἐν ἡμέρᾳ ἑορτῆς. Καὶ συνάξω τοὺς συντετριμμένους σου, οὐαί! τίς ἔλαβεν ἐπ' αὐτὴν ὀνειδισμόν. Ἰδοὺ ἐγὼ ποιῶ ἐν σοὶ ἕνεκά σου, λέγει Κύριος, ἐν τῷ καιρῷ ἐκείνῳ, καὶ σώσω τὴν ἐκπεπιεσμένην, καὶ τὴν ἀπωσμένην εἰσδέξομαι, καὶ θήσομαι αὐτοὺς εἰς καύχημα, καὶ ὀνομαστούς ἐν πάσῃ τῇ γῇ.
Προφητείας Ζαχαρίου τὸ Ἀνάγνωσμα(Κεφ. Θ', 9-15)
Τάδε λέγει Κύριος· Χαῖρε σφόδρα, θύγατερ Σιών, κήρυσσε, θύγατερ Ἱερουσαλήμ· ἰδοὺ ὁ Βασιλεύς σου ἔρχεταί σοι, δίκαιος καὶ σῴζων αὐτός, πραῢς καὶ ἐπιβεβηκὼς ἐπὶ ὑποζύγιον καὶ πῶλον νέον. Καὶ ἐξολοθρεύσει ἅρματα ἐξ Ἐφραίμ, καὶ ἵππον ἐξ Ἱερουσαλήμ, καὶ ἐξολοθρευθήσεται τόξον πολεμικόν, καὶ πλῆθος καὶ εἰρήνη ἐξ ἐθνῶν, καὶ κατάρξει ἀπὸ ὑδάτων ἕως θαλάσσης, καὶ ἀπὸ ποταμῶν ἕως διεκβολῶν γῆς. Καὶ σὺ ἐν αἵματι διαθήκης σου ἐξαπέστειλας τοὺς δεσμίους σου, ἐκ λάκκου οὐκ ἔχοντος ὕδωρ, καθήσεσθε ἐν ὀχυρώμασι δέσμιοι τῆς συναγωγῆς, καὶ ἀντὶ μιᾶς ἡμέρας παροικίας σου, διπλᾶ ἀνταποδώσω σοι, διότι ἐνέτεινά σε Ἰούδα ἐμαυτῷ τόξον, ἔπλησα τὸν Ἐφραίμ, καὶ ἐξεγερῶ τὰ τέκνα σου Σιὼν ἐπὶ τὰ τέκνα τῶν Ἑλλήνων, καὶ ψηλαφήσω σε, ὡς ῥομφαίαν μαχητοῦ, καὶ Κύριος ἔσται ἐπ αὐτούς, καὶ ἐξελεύσεται ὡς ἀστραπὴ βολὶς αὐτοῦ, καὶ Κύριος ὁ Θεὸς παντοκράτωρ ἐν σάλπιγγι σαλπιεῖ, καὶ πορεύσεται ἐν σάλῳ ἀπειλῆς αὐτοῦ, Κύριος παντοκράτωρ ὑπερασπιεῖ αὐτούς.
Εἰς τὴν Λιτὴν
Στιχηρὰ Ἰδιόμελα
Ἦχος α' Τὸ πανάγιον Πνεῦμα, τὸ καὶ τοὺς Ἀποστόλους διδάξαν λαλεῖν, ἑτέραις ξέναις γλώσσαις, αὐτὸ τοὺς παῖδας τῶν Ἑβραίων, τοὺς ἀπειροκάκους, προτρέπεται κραυγάζειν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, Βασιλεὺς τοῦ Ἰσραήλ.
Ὁ συνάναρχος καὶ συναΐδιος Υἱός, καὶ Λόγος τοῦ Πατρός, ἐπὶ πώλου ἀλόγου, ἦλθε σήμερον καθεζόμενος, ἐπὶ τὴν πόλιν Ἱερουσαλήμ, ὃν τὰ Χερουβὶμ μετὰ δέους ἀτενίσαι οὐ δύνανται. Παῖδες ἀνευφήμησαν, μετὰ βαΐων καὶ κλάδων, τὸν αἶνον μυστικῶς ἀναμέλποντες. Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, τῷ ἐλθόντι σῶσαι ἐκ πλάνης, ἄπαν τὸ γένος ἡμῶν.
Πρὸ ἓξ ἡμερῶν τοῦ Πάσχα, ἡ φωνή σου ἠκούσθη Κύριε, εἰς τά, βάθη τοῦ ᾍδου· ὅθεν καὶ τὸν Λάζαν, τετραήμερον ἤγειρας, οἱ δὲ παῖδες τῶν Ἑβραίων ἔκραζον· Ὡσαννά, ὁ Θεὸς ἡμῶν δόξα σοι.
Ἦχος β'
Εἰσερχομένου σου Κύριε, εἰς τὴν ἁγίαν Πόλιν, ἐπὶ πώλου καθήμενος, ἔσπευδες ἐλθεῖν ἐπὶ τὸ Πάθος, ἵνα πληρώσῃς Νόμον καὶ Προφήτας, οἱ δὲ παῖδες τῶν Ἑβραίων, τῆς Ἀναστάσεως τὴν νίκην προμηνύοντες, ὑπήντων σοι μετὰ κλάδων, καὶ βαΐων λέγοντες· Εὐλογημένος εἶ Σωτήρ, ἐλέησον ἡμᾶς.

Δόξα σοι Χριστέ, τῷ ἐν ὑψίστοις καθημένῳ ἐπὶ τοῦ θρόνου, καὶ νῦν προσδοκωμένῳ, μετὰ τοῦ τιμίου σου Σταυροῦ· διὸ εὐφραίνεται θυγάτηρ Σιών, ἀγάλλονται τὰ ἔθνη τῆς γῆς, κλάδους κατέχουσι Παῖδες· χιτῶνας οἱ Μαθηταί, καὶ πᾶσα ἡ Οἰκουμένη ἐδιδάχθη τοῦ βοᾶν σοι· Εὐλογημένος εἶ Σωτήρ, ἐλέησον ἡμᾶς.
Δόξα... Καὶ νῦν... Ἦχος γ'
Πρὸ ἓξ ἡμερῶν, τοῦ γενέσθαι τὸ Πάσχα, ἦλθεν Ἰησοῦς εἰς Βηθανίαν, ἀνακαλέσασθαι τὸν τεθνεῶτα τετραήμερον Λάζαρον, καὶ προκηρύξαι τὴν Ἀνάστασιν· ὑπήντησαν αὐτῷ καὶ αἱ γυναῖκες, Μάρθα καὶ Μαρία, ἀδελφαὶ τοῦ Λαζάρου, ἀναβοῶσαι πρὸς αὐτόν· Κύριε, εἰ ἦς ὧδε, οὐκ ἂν ἀπέθανεν ἡμῶν ὁ ἀδελφός. Τότε λέγει πρὸς αὐτάς· οὐ προεῖπον ὑμῖν, ὁ πιστεύων εἰς ἐμέ, κἄν ἀποθάνῃ ζήσεται; ὑποδείξατέ μου, ποῦ τεθήκατε αὐτόν, καὶ ἐβόα πρὸς αὐτόν, ὁ κτίστης τῶν ἁπάντων· Λάζαρε δεῦρο ἔξω.
Ἦχος πλ. δ'Χαῖρε καὶ εὐφραίνου πόλις Σιών, τέρπου καὶ ἀγάλλου ἡ Ἐκκλησία τοῦ Θεοῦ· ἰδοὺ γὰρ ὁ Βασιλεύς σου παραγέγονεν ἐν δικαιοσύνῃ, ἐπὶ πώλου καθεζόμενος, ὑπὸ Παίδων ἀνυμνούμενος· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος εἶ, ὁ ἔχων πλῆθος οἰκτιρμῶν, ἐλέησον ἡμᾶς.







Στίχ. Ἐκ στόματος νηπίων καὶ θηλαζόντων κατηρτίσω αἶνον.







Ἤλθεν ὁ Σωτὴρ σήμερον, ἐπὶ τὴν πόλιν Ἱερουσαλήμ, πληρῶσαι τὴν γραφήν, καὶ πάντες ἔλαβον ἐν ταῖς χερσὶ Βαΐα, τους δὲ χιτῶνας ὑπεστρώννυον αὐτῷ, γινώσκοντες, ὅτι αὐτός ἐστιν ὁ Θεὸς ἡμῶν, ᾧ τὰ Χερουβὶμ βοᾷ ἀπαύστως· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος εἶ, ὁ ἔχων πλῆθος οἰκτιρμῶν, ἐλέησον ἡμᾶς.







Στίχ. Κύριε ὁ Κύριος ἡμῶν, ὡς θαυμαστὸν τὸ Ὄνομά σου ἐν πάσῃ τῇ γῇ!
Ὁ τοῖς Χερουβὶμ ἐποχούμενος, καὶ ὑμνούμενος ὑπὸ τῶν Σεραφίμ, ἐπέβης ἐπὶ πώλου, Δαυϊτικῶς Ἀγαθέ, καὶ Παῖδές σε ἀνύμνουν θεοπρεπῶς, Ἰουδαῖοι ἐβλασφήμουν παρανόμως, τὸ ἀκάθεκτον τῶν ἐθνῶν, ἡ καθέδρα τοῦ πώλου προετύπου, ἐξ ἀπιστίας εἰς πίστιν μεταποιούμενον. Δόξα σοι Χριστέ, ὁ μόνος ἐλεήμων καὶ φιλάνθρωπος.
Δόξα... Ἦχος πλ. β'
Σήμερον ἡ χάρις τοῦ ἁγίου Πνεύματος, ἡμᾶς συνήγαγε, καὶ πάντες αἴροντες τὸν Σταυρόν σου λέγομεν· Εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις.
Καὶ νῦν... Πάλιν τὸ αὐτὸ
Ἀπολυτίκιον Ἦχος α'
Τὴν κοινὴν Ἀνάστασιν, πρὸ τοῦ σοῦ Πάθους πιστούμενος, ἐκ νεκρῶν ἤγειρας τὸν Λάζαρον Χριστὲ ὁ Θεός· ὅθεν καὶ ἡμεῖς ὡς οἱ Παῖδες, τὰ τῆς νίκης σύμβολα φέροντες, σοὶ τῷ Νικητῇ τοῦ θανάτου βοῶμεν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου. (Δίς)


Ἕτερον Ἦχος δ'

Συνταφέντες σοι διὰ τοῦ Βαπτίσματος, Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, τῆς ἀθανάτου ζωῆς ἠξιώθημεν τῇ Ἀναστάσει σου, καὶ ἀνυμνοῦντες κράζομεν· Ὡσαννὰ ἐν τοῖς ὑψίστοις, εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος, ἐν ὀνόματι Κυρίου. (Ἅπαξ)



venerdì 30 marzo 2012

SABATO PRIMA DELLE PALME   DEL SANTO E GIUSTO LAZZARO
Sinassario del minéo, poi il seguente.
Dopo l’exápsalmos, Il Signore è Dio, e quindi il seguente tropario, 3 volte.
Tono 1.

Per confermare la fede nella comune risurrezione, * prima della tua passione, * hai risuscitato Lazzaro dai morti, * o Cristo Dio: * noi dunque, come i fanciulli, * portando i simboli della vittoria gridiamo a te, * vincitore della morte: * Osanna nel piú alto dei cieli, * Benedetto colui che viene nel nome del Signore°.
Segue il káthisma: Ha detto il Signore al mio Signore.
Dopo questa sticología, il seguente káthisma.
Tono 1. Sigillata la pietra.
Impietosito dalle lacrime di Marta e di Maria, * ordinasti di rimuovere la pietra dalla tomba: * chiamando il morto lo risuscitasti, * spezzando le sbarre della morte° * e confer¬mando tramite lui, * o datore di vita, * la risurre¬zione del mondo. * Gloria alla tua signoria, o Salvatore, * gloria alla tua potenza, * gloria a te, che con la parola tutto hai creato°.
Gloria. Ora e sempre. Di nuovo lo stesso tropario.
Segue l’ámomos (salmo 118) e gli anastásima evloghitá-ria: Stupí il popolo degli angeli..., e gli altri, come di solito alla domenica, quindi il seguente káthisma:
Tono pl. 1. Cantiamo, fedeli.
O fonte della sapienza e della prescienza, * giunto a Betania, * tu interrogasti i vicini di Marta, esclamando: * Dove avete deposto l’amico Lazzaro? * E dopo averlo pianto con compassione, * risuscitasti con la tua voce il morto da quattro giorni, * o amico degli uomini, o pietoso: * perché tu sei datore di vita e Signore.
Gloria. Ora e sempre. Lo stesso tropario.
Contemplata la risurrezione di Cristo, e il salmo 50.
Non si legge il vangelo, fuorché nella chiesa di san Lazzaro.
Canone. Poema di Teofane. Tono pl. 4.
Ode 1.: Cantico di Mosè. Irmós.
Al Signore, * che ha condotto il suo popolo attraverso il Mar Rosso, * cantiamo un inno di vittoria, * perché si è reso glorioso°. 2 volte.
Tropari.
Con cenno divino * hai risuscitato Lazzaro morto, * perché sei tu l’artefice e il tesoriere della vita, * o amico degli uomini.
Con la parola, * hai risuscitato Lazzaro morto da quattro giorni, * o immortale, * ponendo vigorosamente termine * al cupo regno dell’ade.
A tutti hai mostrato un segno * della tua divinità piú che divina, * o Sovrano, * risuscitando Lazzaro morto da quattro giorni.
Oggi Betania, * danzando di gioia per la risurrezione di Lazzaro, * preannuncia la risurrezione del Cristo, * datore di vita.
Katavasía.
Attraversato l’umido elemento * come terra asciutta, * e fuggendo all’oppressione egizia, * l’israelita acclama¬va: * Cantiamo al nostro Redentore e Dio°.
Ode 3.: Cantico di Anna. Irmós.
Tu sei fortezza * di quanti accorrono a te, Signore°;tu sei luce degli ottenebrati, * e a te inneggia il mio spirito. 2 volte.

Tropari.
Manifestando le tue due energie, * hai rivelato, o Salvatore, * la duplicità delle nature: * perché tu sei Dio e uomo38 .
Tu che sei abisso di scienza, * domandi dove è stato deposto il morto, * mentre ti accingi a risuscitare il sepolto, * o datore di vita.
Mutando di luogo, ti mostri circoscritto°, * essendo divenuto un mortale, * tu che tutto riempi° * come Dio incircoscrivibile.
Tu che con la tua parola divina, * o Cristo, * hai risuscitato Lazzaro, * risuscita, ti prego, anche me, * morto per i molti peccati.
Katavasía.
O Signore, * creatore della volta celeste che ci ricopre, e fondatore della Chiesa, * rafforzami nel tuo amore°, * o vertice di ogni desiderio, * sostegno dei fedeli, * solo amico degli uomini.
Káthisma. Tono 4. Restò attonito Giuseppe.
Si presentarono a Cristo le sorelle di Lazzaro, * e piangendo amaramente, tra grida di dolore, * gli dissero: * Signore, Lazzaro è morto! * Ed egli, pur non ignorando il luogo della sepoltura, * in quanto Dio, * chiese loro: Dove l’avete posto? * Accostatosi quindi alla tomba, * chiamò Lazzaro morto da quattro giorni * che subito risuscitò, * e adorò colui che lo aveva risuscitato.
Un altro. Tono pl. 4. Ineffabilmente concepita in grembo.
Tutto preconoscendo come Creatore, * predicesti ai discepoli a Betania: * Il nostro amico Lazzaro si è oggi addormentato; * e, pur sapendo, domandavi: * Dove lo avete posto? * Ti rivolgesti in preghiera al Padre, piangen¬do, come uomo; * e chiamando colui che amavi, * risuscitasti dall’ade, o Signore, * Lazzaro morto da quattro giorni. * Per questo a te gridiamo: * Accetta, o Cristo Dio, * la lode che osiamo offrirti, * e rendici tutti degni della tua grande gloria.
Ode 4.: Cantico di Abacuc. Irmós.
Ho udito, Signore, * il mistero della tua economia, *ho considerato le tue opere°, * e ho dato gloria alla tua divinità. 2 volte.
Tropari.
Non perché tu avessi bisogno di un aiuto, * ma per compiere un’economia ineffabile, * con la preghiera hai risuscitato, * o onnipotente, * il morto da quattro giorni.
Colui che era contemplato * quale Verbo e Dio, coeterno al Padre, * ora prega come uomo, * lui che riceve le preghiere di tutti.
La tua voce, o Salvatore, * ha distrutto tutta la potenza della morte, * e ha scosso con divina potenza * le fondamenta dell’ade.
Theotokíon.
Celebriamo la Vergine * come colei che dopo il parto è rimasta vergine, * e ha partorito il Cristo Dio, * che ha redento il mondo dall’inganno.
Katavasía.Tu sei, o Cristo, il mio Signore, * tu la mia forza°, * tu il mio Dio, * tu la mia esultanza°, * tu, che senza abbandonare il seno del Padre°, * hai visitato la nostra povertà; * per questo, insieme al profeta Abacuc, a te acclamo: * Gloria alla tua potenza, o amico degli uomini°.

Ode 5.: Cantico di Isaia. Perché mi hai respinto.
Stando sul sepolcro di Lazzaro, o amico degli uomini,
* lo hai chiamato e gli hai dato vita, * perché tu sei la vita immortale di tutti i mortali, * e come Dio chiaramente vaticinavi * la risurrezione futura.
Con i piedi legati, Lazzaro camminava, * prodigio dei prodigi! * Piú grande di colui che poneva ostacoli * si mostrò il Cristo che infonde forza * e alla cui parola tutte le cose servono come schiave, * soggette a colui che è Dio e Sovrano.
Tu che hai risuscitato Lazzaro * morto da quattro giorni e ormai fetido, * o Cristo, * risuscita anche me, * morto per i peccati, * deposto in una fossa, * nell’ombra tenebrosa della morte°: * liberami e salvami, nella tua amorosa compassione.
Katavasía.
Perché mi hai respinto dal tuo volto°, * luce senza tramonto, * e mi ha ricoperto, me infelice!, la tenebra ostile?° * Convertimi, dunque, ti prego, * e dirigi le mie vie° * verso la luce dei tuoi comandamenti°.

Tetraódion. Poema di Cosmas monaco. Tono pl. 4.

Ode 6.: Cantico di Giona. Irmós.
O Signore, tu hai fatto abitare Giona * tutto solo nel mostro marino: * come dunque salvasti lui dalla corruzione°, * salva anche me, * preso tra i lacci del nemico.

Tropari.L’amore ti ha condotto * a Betania da Lazzaro, o Signore, * e quando già era putrido, * tu, come Dio, lo hai risuscitato, * e lo hai liberato dalle catene dell’ade.
Marta dispera di Lazzaro, * già morto da quattro giorni, * ma Cristo, come Dio, * risuscita colui che era già nella corruzione, * e con una parola lo riporta alla vita.

Katavasía.Siimi propizio, Salvatore, * perché molte sono le mie iniquità, * e fammi risalire, ti prego, * dall’abisso del male°: * perché a te ho gridato, * e tu esaudiscimi°, * o Dio della mia salvezza°.

Kondákion. Tono 2. Cercando le cose dell’alto.

La gioia di tutti, il Cristo, * verità, luce, vita * e risurrezione del mondo, * è apparso per sua bontà * agli abitanti della terra, * ed è divenuto tipo della risurrezione, * offrendo a tutti il divino perdono.

Ikos. Rendi chiara la mia lingua.

Ai discepoli preannunciò il Creatore di tutte le cose: * Fratelli e amici, * il nostro amico si è addormen¬tato. * Dando questo annuncio insegnavi loro che tu, * Creatore di tutto, tutto conosci. * Andiamo dunque, partiamo * per vedere questa sepoltura insolita * e il lutto di Maria; * andiamo a vedere la tomba di Lazzaro, * perché là compirò un prodigio, * celebrando il preludio della croce, * e a tutti offrendo il divino perdono.

Sinassario del minéo, poi il seguente.

Lo stesso giorno, il sabato prima delle Palme, festeggia¬mo la risurrezione del santo e giusto amico di Cristo, Lazzaro, morto da quattro giorni.

Per l’intercessione del tuo amico Lazzaro, o Cristo Dio, abbi pietà di noi. Amen.

Ode 7.: Cantico dei tre fanciulli. Irmós.

I fanciulli degli ebrei nella fornace * calpestarono coraggiosamente la fiamma, * e mutarono il fuoco in rugia¬da, * acclamando: * Benedetto tu sei nei secoli, * Signore Dio°.

Tropari.Piangendo come uomo, o pietoso, * come Dio hai risuscitato * colui che giaceva nella tomba; * e Lazzaro, liberato dall’ade, acclamava: * Benedetto tu sei nei secoli, * Signore Dio°.

Alla parola del Sovrano * Lazzaro uscí legato dalle bende funebri, * fuggendo il caos e le tenebre dell’ade, * e acclamava: * Benedetto tu sei nei seco¬li, * Signore Dio°.

Katavasía.Un tempo a Babilonia, * i fanciulli giunti dalla Giudea * calpestarono la fiamma della fornace * per la fede della Triade, * salmeggiando: * O Dio dei nostri padri, * tu sei benedetto°.

Ode 8.: Cantico delle creature. Irmós.

Mentre all’unisono si levava il suono di strumenti musicali, * e popoli innumerevoli adoravano l’immagine di Dura, * tre fanciulli, rifiutandosi di ubbidire, * celebravano il Signore * e lo glorificavano per tutti i secoli°.

Tropari.Come pastore che va sulle tracce dell’agnello, * e lo strappa all’orrendo lupo funesto°, * tu, vittorioso, * trovandolo già corrotto lo hai rinnovato, * ed egli a te acclamava: * Celebratelo e sovresaltatelo * per tutti i secoli°.

Come un mortale cercavi la tomba, * ma come Creatore * col tuo ordine sovrano risuscitasti il morto: * e sbigottí l’ade per lui che a te acclamava: * Celebratelo e sovresaltatelo * per tutti i secoli°.

Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.

Katavasía.

Celebrate e sovresaltate per tutti i secoli° * il Re dei cieli, * celebrato dalle angeliche schiere.

Ode 9.: Cantico della Madre-di-Dio e di Zaccaria. Irmós.

Gloriosamente onoriamo, o popoli, * magnificandola con inni°, * la pura Madre-di-Dio, * che senza venir bruciata * ha accolto in grembo il fuoco della divinità.

Tropari.Vedendo camminare un morto di quattro giorni, * le folle, sbalordite dal prodigio, * gridavano al Redentore: * Con inni ti magnifichiamo come Dio.

Per convincere in anticipo * della tua gloriosa risurrezione, * o mio Salvatore, * liberi dall’ade Lazzaro, * morto da quattro giorni: * con inni io ti magnifi¬co!

Katavasía.Realmente Madre-di-Dio ti confessiamo, * noi, grazie a te salvati, * o Vergine pura, * e insieme ai cori degli incorporei ti magnifichiamo.

Poi Santo è il Signore Dio nostro, 3 volte.

Exapostilárion. Ci ha visitati dall’alto.

Alla tua parola, o Verbo di Dio, * balza Lazzaro correndo di nuovo verso la vita, * e le folle ti onorano con rami, * o potente, * perché tu con la tua morte * distruggi del tutto l’ade. 2 volte.

Un altro, stessa melodia. Una sola volta.Con Lazzaro, * il Cristo già ti spoglia, o morte: * e dov’è, ade, la tua vittoria?° * Si trasferisce su di te il pianto di Betania, * mentre noi tutti agitiamo per lui * i rami della vittoria.

Alle lodi, 8 stichi e i seguenti stichirá idiómela di Giovanni monaco.

Stico: Questa è la gloria per tutti i suoi santi.

Tono 1.Tu che sei la risurrezione e la vita degli uomini, * o Cristo, * sei venuto al sepolcro di Lazzaro * per convin¬cerci delle tue due nature, * o longanime, * perché Dio e uomo sei venuto da Vergine pura; * come un mortale infatti hai interrogato: * Dov’è sepolto? * Ma come Dio, con cenno vivificante, * hai risuscitato il morto da quattro giorni.

Stico: Lodate Dio nei suoi santi.

Hai risuscitato dall’ade Lazzaro * morto da quattro giorni, o Cristo, * scuotendo prima della tua morte il dominio dell’ade, * e preannunciando, con la liberazione di un solo amico, * la liberazione di tutti gli uomini dalla corruzione. * Noi dunque, adorando la tua potestà onnipoten-te, * acclamiamo: * Benedetto tu sei, o Salvatore: * abbi pietà di noi.

Stico: Lodatelo per le sue opere potenti.

Marta e Maria dicevano al Salvatore: * Se tu fossi stato qui, Signore, * Lazzaro non sarebbe morto. * Ma Cristo, risurrezione dei dormienti, * lo risuscitò già morto da quattro giorni. * Venite, fedeli tutti, * adoriamo colui che viene nella gloria° * per salvare le anime nostre.

Stico: Lodatelo al suono della tromba.

Mentre ai tuoi discepoli, o Cristo, * mostravi i segni della tua divinità, * tra le folle ti umiliavi, * volendo nasconderla. * Agli apostoli dunque, * come Dio prescien¬te, * preannunciasti la morte di Lazzaro, * mentre, giunto a Betania tra la folla, * pur non ignorando la tomba del tuo amico, * come uomo chiedevi di conoscerla: * ma ha mostrato la tua divina potenza * il morto di quattro giorni da te risuscitato. * Onnipotente Signore, gloria a te.

Stico: Lodatelo col timpano e con la danza.

Tono 4.Hai risuscitato il tuo amico morto da quattro giorni, * o Cristo, * e hai fatto cessare il lamento di Marta e di Maria, * mostrando a tutti * che tu sei colui che con la tua divina potenza, col tuo proprio volere * riempi ogni cosa,° * colui al quale i cherubini incessantemente acclamano: * Osanna nel piú alto dei cieli, * benedetto tu sei, o Dio che tutti trascendi: * gloria a te°.

Stico: Lodatelo con cembali armoniosi.

Marta gridava a Maria: * Il Maestro è qui e ti chiama, vieni. * Ed ella venne svelta dove stava il Signore, * e vedendoti levò un grido, * gettandosi a terra ti adorò, * e baciando i tuoi piedi immacolati diceva: * Signore, se tu fossi stato qui, * nostro fratello non sarebbe morto.

Stico: Sorgi, Signore Dio mio, si innalzi la tua mano: non dimenticare i tuoi miseri sino alla fine.

Tono pl. 4.A Betania hai risuscitato Lazzaro, * morto da quattro giorni: * non appena ti presentasti al sepolcro, * la tua voce fu vita per il morto, * e l’ade, gemendo, lo rinviò con timore. * O grande prodigio! * Misericordiosissimo Signore, gloria a te.

Stico: Ti confesserò, Signore, con tutto il mio cuore, narrerò tutte le tue meraviglie.

Dopo aver detto, o Signore, a Marta: * Io sono la risurrezione, * con l’opera compisti la parola, * richiamando Lazzaro dall’ade. * O amico degli uomini, nella tua compassione, * risuscita, ti prego, anche me, * morto per le passioni.

Gloria. Tono 2.

Un grande e straordinario prodigio * si è compiuto oggi! * Cristo con la sua voce * risuscita dalla tomba un morto da quattro giorni * e lo chiama amico°. * Diamo gloria a lui, il gloriosissimo, * perché con l’intercessione del giusto Lazzaro, * salvi le anime nostre.

Ora e sempre. Sei piú che benedetta.

 


Lo stesso giorno, il sabato prima delle Palme, festeggiamo la risurrezione del santo e giusto amico di Cristo, Lazzaro, morto da quattro giorni.
Per l’intercessione del tuo amico Lazzaro, o Cristo Dio, abbi pietà di noi. Amen.
ORTHROS(Mattutino)
SABATO PRIMA DELLE PALME DEL SANTO E GIUSTO LAZZARO
VESPRO
Tono pl. 4.
Alla conclusione della quaresima benefica per l’anima,* chiediamo di vedere anche, o amico degli uomini, * la santa settimana della tua passione, * per glorificare in essa le tue magnificenze * e la tua ineffabile economia per noi, * cantando concordi: * Signore, gloria a te.

Martyrikón. Stesso tono.

Martiri del Signore, * supplicate il nostro Dio, * e chiedete per le nostre anime * molta compassione * e il perdono per le tante colpe: * vi preghiamo.

Seguono 5 idiómela di san Lazzaro.

Poema del pio imperatore Leone il saggio. Tono pl. 2.

Volendo vedere la tomba di Lazzaro, * o Signore, * tu che ti accingevi ad abitare volontariamente la tomba°, * domandi: * Dove lo avete posto? * E appreso ciò che non ignoravi, * chiami colui che ami: * Lazzaro, vieni fuori! * E ubbidí l’esanime * a colui che gli donava il respiro, * a te, Salvatore delle anime nostre. 2 volte.

Signore, sulla tomba del morto da quattro giorni, * sulla tomba di Lazzaro sei venuto, * e, versando lacrime per l’amico, * tu risusciti il morto da quattro giorni, * o spiga della vita°. * La morte fu cosí legata alla tua voce, * e dalle tue mani furono sciolte le bende funebri. * Allora fu colmo di gioia lo stuolo dei discepoli, * e dalla bocca di tutti * si elevò Salvatore Vasottiica acclamazione concorde: * Benedetto tu sei, o Salvatore, * abbi pietà di noi. 2 volte.

Signore, la tua voce ha distrutto * i regni dell’ade, * e la parola della tua potenza * ha risuscitato dalla tomba il morto da quattro giorni: * Lazzaro è divenuto salutare inizio della rigenerazione. * Tutto è possibi¬le, o Sovrano, * a te che sei Re dell’universo: * dona ai tuoi servi il perdono * e la grande misericordia°.

Signore, volendo far certi i tuoi discepoli * della tua risurrezione dai morti, * venisti al sepolcro di Lazzaro: * e appena tu lo chiamasti, * l’ade fu spogliato e lasciò libero il morto da quattro giorni * che a te acclamava: * Signore benedetto, gloria a te.

Signore, prendendo con te i discepoli, * ti sei recato a Betania * per risuscitare il tuo amico; * dopo averlo pianto secondo la legge dell’umana natura, * come Dio lo hai risuscitato, * morto da quattro giorni, * ed egli a te, o Salvatore, acclamava: * Signore benedetto, gloria a te.

Gloria. Idiómelon. Tono pl. 4.

Stando al sepolcro di Lazzaro, * o Salvatore nostro, * chiamasti il morto e lo ridestasti come da un sonno; * al cenno dell’incorruttibilità, * egli si scosse di dosso la corruzione, * e alla tua parola uscí, legato dalle bende. * Tutto tu puoi, tutto è al tuo servizio, * o amico degli uomini, * tutto è a te sottomesso. * O Salvatore nostro, gloria a te.

Ora e sempre. Altro idiómelon, poema di Andrea Tyflos.

Al termine della quaresima benefica per l’anima, * acclamiamo: * Gioisci, città di Betania, patria di Lazzaro; * gioite, Marta e Maria, sue sorelle, * perché domani viene il Cristo * a ridar vita con la sua parola * al vostro fratello morto: * udendone la voce, * l’ade amaro e insaziabile, * tremando di timore e levando alti gemiti, * renderà libero Lazzaro stretto nelle bende. * Stupita dal prodigio, * la folla degli ebrei gli andrà incontro con palme e rami, * e si vedranno i bambini accla¬mare° * colui che i padri invidiano°: * Benedetto colui che viene nel nome del Signore, * il Re d’Israele°.

Ingresso. Luce gioiosa.

Prokímenon della sera. Tono pl. 2.

Il nostro aiuto è nel nome del Signore.

Stico: Se il Signore non fosse stato in mezzo a noi, lo dica Israele.

Lettura del libro della Genesi (49,33-50,26).

Giacobbe cessò di dare ordini ai suoi figli, ritirò i piedi sul letto, venne meno e fu riunito al suo popolo. Giuseppe si gettò sul volto di suo padre, lo pianse e lo baciò. Poi Giuseppe diede ordine ai suoi servi imbalsamatori di imbalsamare suo padre: e gli imbalsamatori imbalsamarono Israele. Portarono a termine per lui i ¬quaranta giorni, perché tali sono i giorni per la sepoltu¬ra. E l’Egitto fece lutto per settanta giorni.

Quando furono passati i giorni del lutto, Giuseppe parlò ai ministri del faraone, dicendo: Se ho trovato grazia ai vostri occhi, parlate di me alle orecchie del faraone e dite: Mio padre mi ha fatto fare questo giuramento: Nel sepolcro che mi sono scavato nella terra di Canaan, è là che mi seppellirai. Or dunque, io salirò a seppellire mio padre e poi tornerò. E il faraone disse a Giuseppe: Sali, seppellisci tuo padre come ti ha fatto giurare. E Giuseppe salí a seppellire suo padre, e insieme a lui salirono tutti i servi del faraone, gli anziani della sua casa, tutti gli anziani della terra d’Egitto, tutta la casa di Giuseppe, i suoi fratelli, tutta la casa di suo padre e la sua parentela: lasciarono nella terra di Gosem le pecore e i buoi. E salirono insieme a lui carri e cavalli, sicché ne risultò un’enorme carovana.

Giunsero all’aia di Atad che è oltre il Giordano, e fecero per Giacobbe un lamento funebre grande e imponente: Giuseppe fece per suo padre un lutto di sette giorni. Gli abitanti della terra di Canaan videro il lutto sull’aia di Atad e dissero: Questo è un grande lutto per gli egiziani. Per questo quel luogo si chiamò Lutto d’Egitto: si trova oltre il Giordano. Cosí gli fecero i suoi figli: poi i suoi figli lo portarono nella terra di Canaan e lo seppellirono nella doppia spelonca che Abramo aveva acquistato come possesso di sepoltura da Efron l’ittita, di fronte a Mamre. Poi Giuseppe tornò in Egitto, lui e i suoi fratelli e quanti erano saliti con lui a seppellire suo padre.

I fratelli di Giuseppe, vedendo che era morto il loro padre, dissero: Forse Giuseppe ci porterà rancore e ci renderà il contraccambio per tutto il male che gli abbiamo fatto. Cosí andarono da Giuseppe e gli dissero: Nostro padre ci ha fatto giurare prima di morire dicendo: Cosí direte a Giuseppe: Perdona la loro iniquità e il loro peccato per il male che ti hanno fatto; perdona dunque l’ingiustizia dei servi del Dio di tuo padre. Giuseppe pianse alle loro parole. Ed essi venuti a lui gli dissero: Ecco, siamo tuoi servi. Ma Giuseppe disse loro: Non temete. Sono forse io al posto di Dio? Voi avevate deciso il male per me, ma Dio ha deciso il bene, perché avvenisse ciò che ora accade, che cioè fosse nutrito un grande popolo. E disse loro: Non temete; io nutrirò voi e le vostre case. Poi li confortò e parlò al loro cuore.

Cosí Giuseppe dimorò in Egitto, lui e i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre. Giuseppe visse centodieci anni, e vide i figli di Efraim fino alla terza generazione; e i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. E Giuseppe disse ai suoi fratelli: Io sto per morire. È certo che Dio vi visiterà e vi condurrà via da questa terra alla terra che Dio ha giurato ai nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe. E Giuseppe fece giurare i figli di Israele dicendo: Quando Dio vi visiterà, porterete via con voi di qui le mie ossa. Poi Giuseppe morí all’età di centodieci anni: lo seppellirono e lo posero in una cassa in Egitto.

Prokímenon. Tono 4.

Quelli che confidano nel Signore sono come il monte Sion.

Stico: Non sarà scosso in eterno chi abita in Gerusalem¬me.

Lettura del libro dei Proverbi (31,8-31).

Figlio, apri la tua bocca con la parola di Dio e valuta

tutto rettamente. Apri la tua bocca e giudica con giustizia: difendi la causa del povero e del debole. Una donna forte chi la troverà? Essa è piú preziosa di pietre di gran valore. Su di lei si appoggia il cuore di suo marito: a lei non verrà mai a mancare un buon bottino; essa infatti opera per il bene di suo marito per tutta la vita. Fila lana e lino e ne fa cose utili con le sue mani. È come una nave di commercianti che porta mercanzie da lontano: cosí essa si fa una ricchezza. Si alza di notte, predispone il cibo per la sua casa e il lavoro per le domestiche. Vede un campo e lo compera e col frutto delle sue mani pianta un podere. Cinti i fianchi con forza, tende le sue braccia al lavoro. Sente che è bello lavorare e la sua lampada non si spegne per tutta la notte.

Stende le mani a cose utili, e mette mano al fuso. Apre le mani al bisognoso e porge del suo frutto al povero. Non si preoccupa suo marito di quelli di casa, quando deve tardare fuori: perché tutti quelli che sono con lei sono vestiti. Ha fatto doppie tuniche per suo marito, e i suoi abiti sono di bisso e porpora. Suo marito è ammirato alle porte quando siede nel consesso degli anziani che abitano la terra. Essa fa dei teli e vende cinture ai cananei.

Apre la bocca con accortezza e nel modo dovuto, e sa controllare la lingua. Si è rivestita di forza e decoro e si rallegra negli ultimi giorni. I sentieri delle sue case sono ben curati e essa non mangia pane di pigrizia. Apre la bocca con sapienza e secondo la legge; la sua misericordia fa crescere i suoi figli che divengono ricchi, e suo marito la loda. Molte figlie si sono procurate ricchezza, molte hanno fatto cose grandi, ma tu vai oltre e le superi tutte. Fallaci sono le grazie esteriori e vana è la bellezza di una donna: è benedetta infatti una donna intelligente e quanto a lei, lodi il timore del Signore. Datele del frutto delle sue labbra, e sia lodato alle porte suo marito.

Sabato 31 Marzo 2012    Oggi ricorre anche: Si fa memoria:  Sabato di Lazzaro

Sinassario 
Giunti al termine della Grande Quaresima dei digiuni la Chiesa ci propone la contemplazione del mistero della risurrezione di Lazzaro. Questa ricorrenza, insieme all’ingresso a Gerusalemme, commemorato domani, presenta un carattere gioioso che si discosta dal precedente cammino quaresimale e dai successivi avvenimenti della Passione.
Il racconto del Vangelo di Giovanni colloca la risurrezione di Lazzaro pochi giorni prima della Passione del Signore. Gesù venne invitato ad andare a Betània perché il suo amico Lazzaro era gravemente ammalato, ma Egli invece di affrettarsi, ritardò la partenza, tanto da arrivare a Betània quattro giorni dopo la morte di Lazzaro. Il senso di questo suo attardarsi è ben esposto nella pericope evangelica che viene letta nella Liturgia: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Infatti il Signore trasformerà l’evento naturale della morte di Lazzaro in una epifania della sua misericordiosa potenza.
Al suo arrivo a Betània Gesù trovò le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria in lutto per la morte del fratello. San Giovanni nel raccontare questo avvenimento mette in evidenza il diverso atteggiamento delle due donne davanti al Signore e, benché entrambe lo rimproverino del suo ritardo, di Marta ne evidenzia la fiducia: «[…]Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà», mentre di Maria il dolore, che provocherà la commozione dello stesso Gesù.



Gesù chiese dov’era il luogo della sepoltura e recandosi sul posto ordinò che venisse tolta la pietra che chiudeva il sepolcro. Questa sua richiesta generò stupore e incomprensione, tant’è che Marta per evidenziarne l’assurdità sottolineò che Lazzaro era lì da quattro giorni ed ormai puzzava. Ma l’insistenza di Gesù convinse i presenti ad agire secondo la sua parola. Alzando gli occhi al cielo Gesù pregò e ringraziò il Padre per quello che stava per avvenire e con voce decisa invitò Lazzaro ad uscire dal sepolcro. L’insolita scena che apparve ai molti che erano accorsi in quei giorni ad assistere le sorelle in lutto, divenne ancora più incomprensibile quando videro Lazzaro uscire dal sepolcro con tutte le sue bende funebri. La meraviglia, lo stupore e la gioia furono tali che di lì a breve quella esperienza sovrannaturale sarebbe stata conosciuta in tutta la Giudea.



Come sottolineano i testi liturgici della settimana di Quaresima appena trascorsa, il miracolo di Betània rivela le due nature di Cristo, il Dio-Uomo. Cristo piange per Lazzaro e in questo mostra tutta la pienezza della sua umanità, che implica il dolore autentico per la morte di un caro amico; ma poi manifesta anche la sua natura divina, poiché risuscita Lazzaro dai morti, anche se il suo corpo ha già iniziato a decomporsi e puzzare. Questa doppia pienezza della divinità del Signore e della sua umanità è da tenere in considerazione nella Grande e Santa Settimana, soprattutto il Venerdì, quando sulla Croce si manifesterà una vera agonia umana, sia fisica che mentale: la sofferenza umana di Dio.





Kënka e Lazarit





O mirë mbrëma ksaj zotërì


Çë ndë ktë shpi ndodhet u thom,


gjè çë famasmë bë Perëndia


tek ajò horë çë i thonë Betnia.






Ishë një njerì çë i thoshiën Lazër,


Nga krishti i dashur me lipisì.


Di motra kishë vetm’e jo më,


me varfërì e pa mosgjë.






Lazëri vdikjë, se mortia e mbjodhi,


e tue klar zëmbra ju loth.


E varrëzuan tue shkulur kripë,


mir e pështruan, e u vunë në lip.






Te Perëndia u nisn’e vanë;


me lot’ ndër si muarn’e thane:


O Zot, o Zot në kishe klënë


Vdekur ngë e kishëm vëllauthin tënë.






Fshini atò lòtë plìksni atà kripë


Mos kini dre se Lazëri flë.


E çë na thua o i madh’in Zot,


se ka tri ditë çë vëllau ha botë.






Mua kimni bes se U jam Gjella


U Perëndia U i vetm’in Zot.


In’Zot u nis me Apostojit ishë,


Gjindia çë e prisiën me dishirimë.






Posa ç’arrù nga varri u kjas


Lazërin thirri me një zë të mathë:


O Lazër, Lazër ngreu e rrëfiej


Çë vien më thënë kjò mortie e shkretë.






Lazëri u ngre se u ngjall pametë


E i tha shumë vietë të Lartit Zot.


E pran i tha: o i Madh’in Zot,


çë helm i mathë ç’isht ajò botë.






Gjth’e famasur gjindia kjëndroi


Krishtin lëvdoi si Perëndì.


Këtë të vërtetë Vangjei e thotë


Streksi në jetë kur jitsëi in Zot.






Njeriu çë rronë me shejten besë


Me gëzimë vdes e pa kopos.


O ju çë na gjegjij paçit harè,


lule e pemë për në dhe.


(Ejani sbillëni bièrni atò ve)