domenica 30 giugno 2013

1˚ LUGLIO
       Memoria dei santi anárgiri e taumaturghi Cosma e Damiano, martirizzati a Roma 
(sotto Carino, 283-285).

VESPRO

Tono pl. 2. Aftómelon.
Riposta nei cieli tutta la speranza, i santi si sono messi in serbo * un tesoro inviolabile: gratuitamente hanno ricevuto, * gratuitamente danno ai mala­ti le guari­gioni˚; * non hanno posseduto né oro né argento, * con­forme al vangelo˚;hanno fatto partecipi uomini e bestie * dei loro benefici * per divenire perfettamente ubbidi­enti a Cristo * e poter cosí intercedere con fran­chezza per le anime nostre.
Hanno disprezzato la materia * che si corrompe sulla terra, * e, vivendo nella carne, * sono divenuti citta­dini del cielo come angeli, * i due compagni di uguale sentire, * la coppia dei santi * di uguali costu­mi e di un’anima sola. * Per questo accordano a tutti i malati le guarigio­ni, * offrendo gratuitamente il benefi­cio * a chi ne ha bisogno: * celebriamoli degnamente nelle loro feste annua­li, * perché essi inter­cedono con franchezza * per le anime nostre.

Essendosi resi dimora della Triade * in tutta la sua pienezza, * Cosma e Damiano di mente divina, * la coppia cele­brata, * come fonti fanno scaturire * i flutti delle guarigioni da sorgente apportatrice di vita; * le loro stesse reli­quie * al toccarle guariscono i mali: * e i loro soli nomi * scac­ciano le malattie dai mortali. * Causa di salvezza * per tutti quelli che in loro si rifu­giano, * essi interce­dono presso Cristo con franchezza * per le anime nostre.
Gloria. Tono pl. 2. Di Anatolio.
Eterna è la grazia dei santi * ricevuta da Cristo: * per questo anche le loro reliquie * per divina potenza * sono sempre operanti con i prodigi; * i loro soli nomi, invocati con fede, * fanno cessare inguaribili dolori: * grazie a loro, o Signore, * libera anche noi dalle passio­ni * dell’anima e del corpo, * nel tuo amore per gli uomini.
Ora e sempre. Theotokíon.
Chi non ti dirà beata, o Vergine tutta santa?˚ * Chi non celebrerà il tuo parto verginale? * Perché l’Unigenito Figlio che intemporalmente dal Padre è rifulso, * egli stesso, ineffabilmente incarnato, * è uscito da te, la pura: * Dio per natura e per noi fatto uomo per natu­ra˚, * non diviso in dualità di persone, * ma da ricono­scersi * in dualità di nature, senza confusione47 . * Imploralo, augu­sta beatissima, * perché sia fatta miseri­cordia alle anime nostre.
Ingresso, Luce gioiosa e il prokímenon del giorno.
Se si vuole solennizzare, si leggono le letture dei martiri  
Allo stico, stichirá dall’októichos.
Volendo, gli stichirá prosómia dei santi.
Tono 1. Esultanza delle schiere celesti.

Nella memoria degli anárgiri,accorriamo tutti insieme  con cuore puro e coscienza senza macchia, * ad essi insieme acclaman­do:  Gioite, o due compagni * che siete guari­gione dei malati, * perché da Dio avete ricevuto * la facoltà di guarire.

Stico: Per i santi che sono nella sua terra, il Signore ha reso mirabili, in loro, tutte le sue volontà.
Avendo perfettamente osservato * i comandamenti del Signo­re, * e reciso con grande sapienza * il morbo dell’ava­rizia, * voi curate gratuitamente: * è dunque dovere per noi, o taumaturghi, * onorare la vostra venera­bilissima dormizio­ne. * Pregate per la nostra salvezza.
Stico: Ecco, che cosa è bello o che cosa dà gioia, se non l’abitare dei fratelli insieme?     
Poiché avete ottenuto da parte dell’unico Dio * piena facoltà di usare misericordia e salvare, * liberate da ogni specie di pericoli * quanti con fede vi celebra­no, * o anárgi­ri teòfori, * liberateli dai mali, dai pericoli e dalle tentazioni * sia dell’anima che del corpo.
Gloria. Tono pl. 2.
Avendo sempre Cristo operante in voi, * o santi anárgiri, * fate meraviglie nel mondo, * con le vostre cure ai malati. * La casa in cui curate è infatti come sorgen­te inesauribile: * quando vi si attinge, * ancor piú trabocca; * fatta scorrere, sovrabbonda, * riversan­do­si e moltiplicandosi ogni giorno, * a tutti prov­veden­do senza venir meno; * quelli che vi attingono, * si sazia­no di guari­gioni * ed essa permane inesausta. * Come vi chia­meremo? * Medici che curano anime e corpi, * guari­tori di mali inguaribili * che gratuita­mente guari­scono tutti * perché hanno ricevuto carismi dal Cristo Salvato­re, * che ci elargisce la grande miseri­cordia˚.       
Ora e sempre. Theotokíon. Il terzo giorno sei risorto.
Non c’è in te conversione, * o anima impenitente: * perché tardi? * È vicino il taglio della morte, * e la fine arriva come un ladro: * corri alla Madre-di-Dio, * pròstrati a lei.
Apolytíkion. Tono pl. 4.
Santi anárgiri e taumaturghi, * visitateci nelle nostre infermità: * gratuitamente avete ricevuto, * gratuita­mente date a noi˚.     

Altro apolytíkion. Tono 4. Presto intervieni.

Quali divini guaritori e medici dei mortali,voi fate gratuitamente scaturire per noi le vostre cure,o anárgiri gloriosi: liberate dunque da malattiee infermità incurabili quanti si mettono sotto la vostra augusta protezione,o Cosma e Damiano, germogli di Roma.
1 LUGLIO  2013 
Si fa memoria:
Santi Cosma e Damiano, anargiri  (III - IV sec.)

 Sinassario

    Due ricorrenze sono presenti nell'anno liturgico bizantino dedicate ai santi anargiri Cosma e Damiano: la prima cade il primo di Novembre (l'anno nuovo inizia il primo di Settembre) e l'altra è quella odierna. Non ci sono notizie certe se si tratti degli stessi Cosma e Damiano o di persone differenti.
Secondo la tradizione che vede i Santi odierni diversi da quelli che si festeggiano a Novembre, essi erano originari di Roma ed esercitavano l'arte medica, con cui liberamente guarivano animali e uomini senza nulla chiedere in cambio, a testimonianza della loro fede in Cristo. Conclusero la loro vita nel martirio nell'anno 284, sotto gli imperatori Carino e Numeriano.
Invece, la tradizione che crede siano gli stessi, imputa alla dominazione bizantina dell'Italia la diffusione del culto di questi Santi a Roma, dove in loro onore furono edificati nove luoghi di culto, di cui tre ancora esistenti. Di loro si sa che erano gemelli e cristiani, nati in Arabia e che si dedicarono alla cura dei malati in modo gratuito, da cui il titolo di anàrgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). Morirono martirizzati durante il regno dell'imperatore Diocleziano, forse nel 303, nella città di Ciro, dove il governatore romano li fece decapitare dopo aver inflitto loro innumerevoli torture per spingerli a rinnegare la fede cristiana. Un'altra narrazione attesta invece che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro.
 

sabato 29 giugno 2013

30 GIUGNO
Sinassi dei santi e gloriosi 12 apostoli degni di ogni lode.

VESPRO

Hai dato alla Chiesa * quali motivi di vanto, o amico degli uomini, * i tuoi venerabili apostoli: * in essa piú di tutti risplendono Pietro e Paolo, * astri spirituali * che rischiarano tutta la terra * come stelle razionali. * Per loro mezzo hai fatto luce * nell’oscurità dell’occaso, * o Gesú onnipotente, * Salvatore delle anime nostre.

Hai dato come sostegno alla tua Chiesa, Signore, * la solidità di Pietro, * l’intelligenza e la luminosa sapienza di Paolo, * insieme alla verace ispirazione * del loro parlare, * che dissipa l’errore dell’ateismo: * noi dunque, da entrambi iniziati, * ti celebriamo, o Gesú onnipotente, * Salvatore delle anime nostre.

Hai dato come esempio di conversione ai peccatori * i tuoi due apostoli, * l’uno che ti ha rinnegato al momento della tua passione * e si è poi ravveduto; * l’altro che si è opposto al tuo annuncio perseguitandolo: * ed entrambi sono al primo posto * nell’assemblea dei tuoi amici, * o Gesú onnipotente, * Salvatore delle anime nostre.

Altri 3 prosómia, dei 12 apostoli.

Tono 4. Come generoso tra i martiri.

Quali testimoni oculari dell’incarnazione del Verbo˚voi siete proclamati beati, o discepoli felicissimi: * come lampi sfolgoranti, infatti, * siete apparsi al mondo; * come monti spirituali * avete stillato dolcezza˚; * come fiumi perenni che si dipartono dal paradiso˚, * voi abbeverate le Chiese delle genti * con flutti divini.

Come dardi sfolgoranti * per i raggi dello Spirito * siete stati mandati nel mondo intero * a offrire liberalmente * la forza attiva dei prodigi, * divenendo cosí ministri dei misteri di Cristo * e tavole della grazia divina incise da Dio, * recanti scritta la legge da lui insegnata, * o felicissimi iniziatori alle cose sacre.

La canna dei pescatori * ha confuso la boria dei filosofi * e i fiumi di parole dei rètori, * coniando gli insegnamenti e i dogmi * della scienza di Dio * e chia¬ramente esponendo * la buona novella di miriadi di beni, * la partecipazione alle eterne delizie, * i gaudii degli angeli * e la gloria che non passa.

Gloria. Tono pl. 2. Di Cosma monaco.

È giunta per la Chiesa di Cristo * l’augustissima festa degli apostoli, * apportatrice di salvezza per tutti noi. Applaudendo dunque misticamente, * cosí ci rivolgiamo loro: * Gioite, luminari di quanti sono nelle tenebre, * voi che siete raggi del sole spirituale. * Gioite, Pietro e Paolo, * indistruttibili fondamenta dei dogmi divini, * amici del Cristo, * preziosi strumenti. * Venite invisibilmente tra noi, * concedendo doni immateriali * a quanti celebrano con canti * la vostra festa.

Ora e sempre. Della festa.

Allo stico, stichirá prosómia.
Colui che dal cielo aveva ricevuto la grazia, * quando il Salvatore * fece al coro dei dodici apostoli questa domanda: * Chi dicono gli uomini che io sia?, * Pietro, * il prescelto tra gli apostoli di Cristo, * proclamandone la divinità chiaramente esclamò: * Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. * Perciò degnamente viene detto beato, * perché dall’alto ha ricevuto la rivelazione, * e gli è stato dato * di legare e sciogliere dai castighi˚.

Stico: Per tutta la terra è uscita la loro voce e sino ai confini del mondo le loro parole.

Tu che sei stato chiamato dall’Altissimo, * non dagli uomini: * quando la tenebra terrena oscurò gli occhi del tuo corpo * per rendere nota la cupa tristezza dell’empietà, * allora la luce celeste sfolgorò agli occhi della tua mente, * per rivelare lo splendore della pietà˚. * Hai cosí conosciuto colui che trae dalle tenebre la luce˚, * il Cristo nostro Dio: * supplicalo di salvare e illuminare * le anime nostre.

Stico: I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani.

Giustamente sei stato chiamato ‘pietra’, * sulla quale il Signore ha consolidato * la fede inconcussa della Chiesa˚, facendoti primo pastore delle pecore razionali˚. * Perciò nella sua bontà * ti ha stabilito clavigero delle porte celesti * per aprire a tutti quelli * che presso di esse attendono con fede. * Degnamente hai cosí ottenuto * di essere crocifisso come il tuo Sovrano˚. * Supplicalo di salvare e illuminare * le anime nostre.

Gloria. Tono pl. 2. Di Efrem Karia.

Una festa gioiosa ha brillato oggi * sino agli estremi della terra: * la venerabilissima memoria * dei sapientissimi apostoli e corifei Pietro e Paolo: * per questo anche Roma si rallegra in coro. * Con cantici e inni, * noi pure, fratelli, facciamo festa, * celebrando questo augustissimo giorno. * Gioisci, Pietro apostolo, * sincero amico del Cristo Dio nostro, tuo maestro. * Gioisci, Paolo a tutti carissimo, * araldo della fede * e maestro della terra. * Coppia di eletta santità, * con la franchezza che vi è data, * pregate Cristo nostro Dio * di salvare le anime nostre.

Ora e sempre. Della festa. Apolytíkion dei corifei. Tono 4.

Voi che tra gli apostoli occupate il primo trono, * voi maestri di tutta la terra, * intercedete presso il Sovrano dell’universo * perché doni alla terra la pace, * e alle anime nostre la grande misericordia˚.

Gloria. Dei 12 apostoli. Tono 3.

Apostoli santi, * intercedete presso il Dio misericordioso  perché conceda alle anime nostre * la remissione delle colpe.

Ora e sempre. Della festa.



                      30 GIUGNO 2013
             Sinassi dei dodici Apostoli  
    •                 Sinassario 
      I nomi dei dodici Apostoli sono questi: Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che fu anche Evangelista e teologo; Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, che è stato chiamato anche Levi, anche egli evangelista; Giacomo di Alfeo e Giuda (chiamato anche Lebbaeus, e soprannominato Taddeo), il fratello di Giacomo, Simone il Cananeo ("lo Zelota") e Mattia, che fu eletto per prendere il posto di Giuda, il traditore.
      Sinassi dei dodici Apostoli

    venerdì 28 giugno 2013

    Pietro e Paolo 
    nella poesia di Romano il Melodo

    Io vinco  per mezzo dei deboli

    Nell’ufficiatura bizantina per la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo vi sono due tropari al mattutino tratti da un kontàkion (poema liturgico) in ventiquattro strofe di Romano il Melodo (VI secolo) che presenta con belle immagini la figura dell’apostolo cristiano. Uno dei due poi si canta anche ogni giovedì, giorno in cui si commemorano in modo speciale gli apostoli: «Gli araldi sicuri, che fanno risuonare voci divine, i corifei tra i tuoi discepoli, Signore, tu li hai accolti a godere dei tuoi beni, nel riposo: perché le loro fatiche e la loro morte più di ogni olocausto ti sono state accette, tu che solo conosci i segreti del cuore».
    Icona dei santi Pietro e Paolo (Aleppo, Siria, XVIIi secolo)Già all’inizio Romano presenta i Dodici come coloro che sono fedeli all’insegnamento di Cristo e adempiono nelle loro vite quello che insegnano. Diverse sono le immagini adoperate dall’innografo per dipingere quasi un’icona dell’apostolo di Cristo: «Il gruppo di tutti gli apostoli riempì del suo profumo tutta la terra. Essi sono i tralci della vite che è Cristo, la piantagione del giardiniere celeste, pescatori prima di Cristo e dopo di lui. Essi che avevano consuetudine con l’acqua salata [del mare] ora proferiscono dolci parole» (cfr. Salmi, 44, 2).
    È il Cristo risorto colui che dà forza e coraggio ai Dodici, parlando a ognuno di essi, a cominciare da Pietro. In primo luogo il Signore stesso deve essere il modello nel suo insegnamento e soprattutto nella sua compassione: «Andate dunque da tutti i popoli, gettate nella terra il seme del ravvedimento e irroratelo con l’ammaestramento. Nel modo di insegnare, o Pietro, guarda me. Pensando alla tua colpa, abbi compassione per tutti». La debolezza di Pietro di fronte alla donna nella casa del gran sacerdote (cfr. Matteo, 26, 69), deve diventare anche per lui fonte di compassione: «E a motivo di quella donna che ti fece vacillare non essere severo. Se l’orgoglio ti assale, ricorda il canto del gallo, ripensa ai torrenti di lacrime con cui ti lavai, io che solo conosco i segreti del cuore».
    Appare qui il tema delle lacrime di pentimento come lavacro di purificazione. Questo tema, sempre collegato alla figura di Pietro, è sviluppato da Romano il Melodo anche in un altro suo kontàkion sulle negazioni di Pietro: «È vinto il misericordioso dalle lacrime di Pietro e a lui manda il perdono. Mentre parla al ladrone, è a Pietro che allude, là sulla croce: Ladrone, amico mio, sta con me oggi, poiché Pietro mi ha abbandonato! Eppure a lui e a te io dischiudo la mia misericordia. Piangendo, o ladrone, mi dici: Ricordati di me! E Pietro grida gemendo: Non abbandonarmi!».
    Romano contempla poi la triplice professione dell’amore di Pietro verso il Signore (cfr. Giovanni, 21, 15-17), che diventa amore anche verso coloro che il Signore ama: «Pietro, mi ami? Fa quel che dico: pascola il mio gregge e ama quelli che io amo». Come nella strofa precedente Pietro è spronato da Cristo stesso a essere misericordioso: «Abbi compassione dei peccatori, memore della mia misericordia verso di te, poiché io ti ho accolto dopo che per tre volte tu mi avevi rinnegato». E Romano poi riprende la figura del buon ladrone, presentato come custode del paradiso e modello anche per Pietro di peccatore perdonato dal Signore: «Tu hai il ladrone a rincuorarti, il custode del paradiso». Pietro e il ladrone infine diventano mediatori, «portinai» del ritorno di Adamo al paradiso da cui era stato espulso: «Attraverso voi Adamo ritorna a me dicendo: Il Creatore ha posto per me il ladrone a guardia della porta e a guardia delle chiavi Cefa».
    Il Signore parla poi personalmente a diversi apostoli: Andrea, Giovanni, Giacomo, Filippo, Tommaso, Matteo; e fermandosi a costui, quasi in un momento di stanchezza, prosegue: «Una parola sola io pronuncio per tutti, per non affaticarmi a istruirvi uno per uno. Ai miei santi una volta per tutte io dico: Non tormentatevi ora nel vostro cuore. Non ragionate come bambini, siate prudenti come i serpenti; nell’immagine del serpente io sono stato innalzato per voi. Non tralasciate la predicazione per le vostre stesse paure! Non voglio vincere con la forza: io vinco per mezzo dei deboli». L’immagine del serpente innalzato nel deserto (cfr. Numeri, 21, 8) porta Romano all’immagine del Cristo innalzato sulla croce (cfr. Giovanni, 3, 14).
    Soltanto verso la fine del testo, in un’unica strofa, Romano introduce la figura di Paolo, presentato come apostolo in sostituzione di Giuda, come se Paolo riequilibrasse il tradimento di Giuda: «Aborrite la tristezza e la paura, che conducono molti alla morte, come Giuda. La disperazione intrecciò la corda per il traditore; eppure il demonio fra poco dovrà ripagare Giuda con Paolo di Cilicia, l’ingannatore con l’uomo eccellente».
      Manuel Nin
    29 giugno 2013

    29 GIUGNO
           Memoria dei santi e gloriosi apo­stoli e primi corifei Pietro e Paolo, degni di ogni lode.
                                                                             VESPRO

    Tono 2. Aftómelon. Di Andrea Pyros.
    Con quali ghirlande di elogi * cingeremo Pietro e Pao lo? * Separàti quanto al corpo, * ma uniti dallo Spirito, * primi tra i divini araldi, * l’uno perché capo degli apo­sto­li, * l’altro perché ha faticato piú di tutti˚. * Davvero giustamente * li incorona con diademi di gloria immortale * il Cristo Dio nostro * che possiede la grande misericordia˚.
    Con quali splendori di inni * celebreremo Pietro e Paolo? * Essi sono le ali della conoscenza di Dio * che hanno percorso a volo i confini della terra * e si sono innal­za­te sino al ­cielo; * sono le mani del vangelo della gra­zia˚, * i piedi della verità dell’annuncio˚, * i fiumi della sapien­za, * le braccia della croce; * trami­te essi il Cristo ha abbattu­to * la boria dei demoni, * lui che possiede la grande misericordia˚.         
    Con quali canti spirituali * loderemo Pietro e Paolo? * Essi sono le bocche * della tremenda spada dello Spiri­to˚ * che sgozzano l’ateismo * senza restar spuntate; * sono stupendi ornamenti di Roma; * delizia di tutta la terra; * spirituali tavole del nuovo patto * scritte da Dio * e che Cristo ha promulgate in Sion˚, * lui che possiede la grande misericordia˚.
    Gloria. Tono 4. Di Giovanni monaco
    Con la triplice domanda: Pietro, mi ami tu?˚, * Cristo ha corretto il triplice rinnegamento˚. * Per questo dice Simone a colui che conosce le cose segrete˚: * Signo­re, tutto tu conosci, * tutto sai, * tu lo sai che io ti amo˚. * E per questo il Salvatore gli risponde: * Pasci le mie pecore, * pasci il mio gregge eletto, * pasci i miei agnelli˚ * che mi sono acquistati col mio sangue˚, * per salvarli. * Suppli­calo, * o apostolo bea­to in Dio, * perché ci doni la grande misericordia˚.     
    Ora e sempre. Della festa.
    Ingresso, Luce gioiosa, il prokíme­non del giorno e le letture.
    Lettura della prima epistola cattolica di Pietro (1,3-9).
    Fratelli, sia bene­detto Dio e Padre del Signore nostro  Gesú Cristo; nella sua gran­de misericordia egli ci ha rige­nerati, mediante la risurrezione di Gesú Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si mac­chia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dal­la potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, mol­to piú preziosa del­l’oro, che, pur desti­nato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesú Cristo: voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indi­cibile e gloriosa, men­tre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle ani­me.
    Lettura della prima epistola cattolica di Pietro (1,13-19).
    Carissimi, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella gra­zia che vi sarà data quando Gesú Cristo si rivelerà. Come figli ubbidienti, non confor­matevi ai desideri di un tempo, quando erava­te nell’ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo. E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi per­sonali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota con­dotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza mac­chia.
    Lettura della prima epistola cattolica di Pietro (2,11-24).
    Carissimi, io vi e­sorto come stranieri e pellegrini ad  astenervi dai desideri della car­ne che fanno guerra all’ani­ma. La vostra condotta fra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calun­niano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno della visita divina. State sottomes­si ad ogni creatura umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai gover­natori come suoi invia­ti per punire i malfat­tori e premiare i buo­ni. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca al­l’ignoranza degli stol­ti. Comportatevi come uomini liberi, non ser­vendovi della liber­tà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. Domestici, state sog­getti con profondo ri­spetto ai vostri padro­ni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili. È una grazia per chi co­nosce Dio subire affli­zioni, soffrendo ingiu­stamente; che gloria sareb­be infatti soppor­tare il castigo se ave­te mancato? Ma se fa­cendo il bene sop-porte­rete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche ­Cristo patí per voi, lasciandovi un esempio perché ne se­guiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno nella sua bocca, ol­traggiato non risponde­va con oltraggi, e sof­frendo non minacciava vendet­ta, ma rimet­teva la sua causa a colui che giudica con giu­stizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vi­vendo piú per il pecca­to, vives­simo per la giustizia.
    Allo stico, stichirá idiómela. Tono 1. Di Andrea di Creta.
    Chi dirà le tue catene e tribolazioni * in ogni città˚, * o  glorioso apostolo Paolo? * Le fatiche, gli affanni, le veglie, * le sofferenze per la fame e la sete, * per il freddo e la nudità˚, * la cesta in cui sei stato cala­to˚, * i colpi di bastone, i linciaggi, * i viaggi, l’abisso marino, i naufragi?˚ * Sei divenuto spettacolo * per gli angeli e per gli uomini˚. * Ma tutto hai sopporta­to * nel Cristo che ti dava forza˚, * per guadagna­re il mondo, * nel Cristo Gesú tuo Signore˚. * Ti supplichi­a­mo dunque, * noi che con fede celebriamo la tua memoria: * prega inces­santemente * per la salvezza delle anime no­stre.   
    Stico: Per tutta la terra è uscita la loro voce e sino ai confini del mondo le loro parole.   
    Chi parlerà, apostolo glorioso, * delle tue catene di città in città?˚ * Chi presenterà le lotte e le fatiche * che hai sopportato per il vangelo di Cristo˚, * per guada­gnare tutti˚, * e condurre a Cristo la Chiesa? * Chiedi dunque che essa custodisca la tua bella confessione˚ * fino all’ultimo respiro, * o Paolo apostolo * e maestro delle Chiese. 
    Stico: I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamen­to annuncia l’opera delle sue mani.             
    Celebriamo i grandi astri della Chiesa, * Pietro e Paolo, * perché piú del sole hanno brillato * nel firma­mento della fede, * e con i raggi dell’annunzio * hanno tratto dal­l’igno-ranza le genti. * L’uno, inchiodato sulla croce, * ha fatto il suo viaggio verso il cielo, * dove gli sono state affidate da Cristo * le chiavi del regno˚; * l’altro, decapitato dalla spada, * se ne è andato al Salvatore * e degnamente è detto beato. * Entrambi hanno accusato Israele * di aver ingiu­sta­mente messo le mani˚ * sul Signore stesso. * Per le loro preghi­ere dunque, * o Cristo Dio nostro, * abbatti quanti ci avversano * e rafforza la fede orto­dos­sa, * perché sei amico degli uomini.          
    Gloria. Tono pl. 2. Di Efrem Karia.
    Una festa gioiosa ha brillato oggi * sino agli estre­mi della terra: * la venerabilissima memoria * dei sapi­entis­simi apostoli e corifei Pietro e Paolo: * per questo anche Roma si rallegra in coro. * Con cantici e inni, * noi pure, fratelli, facciamo festa, * celebran­do questo augustissimo giorno. * Gioisci, Pietro apostolo, * sincero amico del Cristo Dio nostro, tuo maestro. * Gioi­sci, Paolo a tutti carissimo, * araldo della fede * e maestro della terra. * Coppia di eletta santità, * con la franchezza che vi è data, * pregate Cristo nostro Dio * di salvare le anime nostre.
    Ora e sempre. Della festa. Apolytíkion. Tono 4.

    Voi che tra gli apostoli occupate il primo trono, * voi  maestri di tutta la terra, * intercedete presso il Sovrano dell’universo * perché doni alla terra la pace, * e alle anime nostre la grande misericordia˚.         


    AVVISO



    OGGI 28.06.2013 

    ALLE ORE 18,30 VESPRO DELLA FESTA DEI 

    SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO 




    DOMANI 29.06.2013 


    MEMORIA DEI SANTI APOSTOLI 


    PIETRO E PAOLO :

    ALLE ORE 10,30 DIVINA LITURGIA SOLENNE

    sabato 22 giugno 2013


    23 DOMENICA V DI MATTEO 


    Santa Agrippina . 

    Tono IV. Eothinòn V.

    V domenica


    Come sono grandi le tue opere, Signore! Tutto hai fatto con sapienza.
    Benedici, anima mia, il Signore. Signore Dio mio, ti sei grandemente esaltato. (Ps 103, 24.)

    Lettura dell'epistola di Paolo ai Romani (10, 1-10)


    Fratelli, il desiderio del mio cuore e la preghiera salgono a 


    Dio per la salvezza d’Israele: testimonio per loro che hanno

    zelo per Dio, ma non secondo conoscenza. Poiché, 

    ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria 

    giustizia, non si sottomisero alla giustizia di Dio. Ora il 

    culmine della Legge è Cristo, per giustizia a ogni credente. 

    Mosè infatti scrive sulla giustizia dalla Legge: L’uomo che fa 

    queste cose, vivrà per esse. Invece della giustizia dalla fede 

    dice: Non dire in cuor tuo: Chi salirà al cielo? nel senso di 

    farne scendere Cristo. Oppure: Chi scenderà nell’abisso? 

    nel senso di far risalire Cristo dai morti. Ma che dice? La 

    parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore. Questa 

    è la parola della fede che noi predichiamo: se professerai 

    con la tua bocca Gesù come Signore, e crederai nel tuo 

    cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Col 

    cuore infatti si crede per la giustizia, con la bocca si professa 

    per la salvezza.

    Avanza, trionfa e regna per la verità, la mitezza e la giustizia; e ti guiderà mirabilmente la tua destra.
    Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità: per questo ti ha unto, o Dio, il tuo Dio con olio di esultanza più dei tuoi compagni. (Ps 44, 5. )


    V Domenica di Matteo secondo Matteo (8, 28 - 9, 1)

    In quel tempo Gesù venne nel paese dei Gadareni e, 

    uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro due indemoniati 

    così pericolosi che nessuno poteva più passare per quella 

    strada. Dicevano gridando: "Che c'è tra noi e te, Gesù, Figlio 

    di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?" 

    Lontano da loro c'era a pascolare un grande branco di porci 

    e i demoni lo supplicarono dicendo: "Se ci cacci, mandaci in 

    quel branco di porci!" Egli disse loro: "Andate!" Ed essi 

    uscirono e andarono nel branco dei porci: ed ecco tutto il 

    branco dei porci si precipitò dal dirupo nel mare e morirono 

    nelle acque. Allora i mandriani fuggirono, andarono in città e 

    annunciarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. Tutta la 

    città allora uscì incontro a Gesù e, avendolo visto, lo 

    supplicarono che andasse via dai loro confini. Salito sulla 

    barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.

    sabato 15 giugno 2013


    16 GIUGNO 2013 DOMENICA IV DI MATTEO

     San Ticone il taumaturgo, vescovo di Amato di Cipro. 
    Tono III 

    APOLITIKIA

       Evfrenèstho ta urània agal-liàstho ta epìghia, óti epìise  kràtos en vrachìoni aftù o kì-rios; epàtise to thanàto ton thànaton, protòtokos ton nekròn eghèneto; ek kilìas Àdhu erìsa-to imàs ke parèsche to kòsmo to mèga èleos.
          Si rallegrino le regioni celesti, esultino quelle terrestri, perché il Signore ha operato potenza con il suo braccio: con la morte ha calpestato la morte, è divenuto primogenito dai morti, dal ventre dell’ade ci ha strappati, e ha elargito al mondo la grande misericordia.
    APOLITIKION (DEL SANTO DELLA CHIESA)
    KONDAKION
        Perivolìn pàsi pistìs aftharsìas, theocharìtote Aghni, edhorìso, tin ieràn esthìta su, meth’ìs to ieròn sòma su eskè-pasas, skèpi pàndon anthròpon; ìsper tin katàthesin eortàzomen pòtho, ke ekvoòmen fòvo si, semnì: chère Parthène, christianòn to kàvchima.
    Hai donato a tutti i fedeli come manto di incorruttibilità, o pura, privilegiata dalla divina grazia, la sacra veste con la quale hai protetto il tuo corpo sacro, o divina protezione degli uomini: noi ne festeggiamo con amore la deposizione e, acclamando, a te con fede gridiamo: Gioisci, Vergine, vanto dei cristiani.



     APOSTOLOS (Rom. 6, 18-23 )
    - Inneggiate al nostro Dio inneggiate, inneggiate al re nostro inneggiate. (sal. 46,7)
    - Popoli tutti, applaudite, acclamate a Dio con voci di gioia. (Sal. 46,2)
    Dalla lettera di San Paolo ai Romani.
    Fratelli, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità a pro dell’impurità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.
    Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte.
    Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come traguardo avete la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.
    Alliluia (3 volte).
    In te mi rifugio, Signore, ch’io non resti confuso in eterno. Liberami per la tua giustizia e salvami. (Sal 73, 1-2)
    Stico: Sii per me un Dio protettore e baluardo inaccessibile ove pormi in salvo. ( Sal 70,3)

    VANGELO (Matteo 8, 5-13 )

    In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: « Io verrò e lo curerò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, di soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico ad uno va ed egli va a un altro vieni ed egli viene e al mio servo: fa questo ed egli lo fa».
    All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre ove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va e sia fatto secondo la tua fede». In quell’istante il servo guarì.

    16 GIUGNO

    Memoria del nostro santo padre taumaturgo Ticone, 

    vescovo di Amato di Cipro

     (sotto Teodosio il piccolo, 408-450).

    VESPRO
    Tono pl. 4. Come vi chiameremo, santi?
        Poiché la tua vita era angelica * per il distacco dai piaceri, * sei divenuto strumento di Dio: * per questo, o sapiente, * Dio convenientemente ti ha eletto * sacerdote del popolo, * e ti ha reso, Ticone, * colonna e fondamento della fede, o ispirato, * ti ha reso pastore che pascola il gregge * lungo le acque dell’ortodossia, * o sacratissimo.
       Pieno di divina intelligenza,ti sei mostrato pastore di gregge razionale, razionalmente pascendolo, o sapientissimo,sull’erba dei veri dogmi:perciò noi ora onoriamo la tua santa solennità,glorificando a gran voce il Signore che ti ha glorificato.Ticone felicissimo, di mente divina, * prega per la salvezza delle anime nostre.
      Dio, che glorifica, o padre, * quanti con fede lo glorificano, * ha glorificato te con i prodigi: * al momento della tua augusta e divina memoria, * si vede infatti, o sapiente, * un grappolo già maturo, * mentre i presenti celebrano queste meraviglie; * e quanti ne mangiano con fede * ricevono santificazione e benefici, * onorando degnamente te. 
    Gloria. Ora e sempre. 
    Allo stico, gli stichirá della festa.

         Apolytíkion. Tono 1. Sigillata la pietra.
    Cittadino del deserto, * angelo in un corpo * e taumaturgo ti sei mostrato,Ticone, padre nostro teòforo. Con digiuno, veglia e preghiera * hai ricevuto celesti carismi e guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede.Gloria a colui che ti ha dato forza; gloria a colui che ti ha incoronato; gloria a colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.
          Altro apolytíkion. Tono 3. La confessione della fede divina.
    Hai ottenuto il divino sacerdozio,eletto da volontà superna come degno ministro della Triade:tu infatti, brillando di carismi nelle opere,hai confermato la Chiesa con prodigi. Ticone santo, * prega il Cristo Dio * di donarci la grande misericordia˚.

    lunedì 10 giugno 2013

    11 GIUGNO 2013
           Memoria dei santi apostoli   Bartolomeo e Barnaba.
    VESPRO

    Con la rete della tua lingua , * o apostolo dal divino
                parlare, * hai tratto dall’abisso della vanità * e del­l’orrendo ateismo * tutti i confini del mondo, * e mediante la fede * li hai presentati al Cristo Dio, * che ha dato a te una tale grazia, * come discepolo ispira­to e narratore di misteri, * o Bartolomeo apostolo.
    Il sole di gloria, * Gesú nostro Dio, * ti ha inviato, o glorioso, come raggio * ai popoli del mondo, * per dissi­pare con ardore il buio dell’ateismo * e illumi­nare tutti quelli che dormivano * nella notte del­l’igno­ran­za, * e che tu hai reso eredi del giorno˚, * o Barto­lomeo sapiente in Dio.        
    Ubbidendo ai comandi * di colui al cui comando ubbi­di­sce l’universo, * e imitandolo come maestro di verità, * esultante hai bevuto il calice della morte * con la passi­one di croce, * e stai ora presso il vertice di ogni brama, * in coro con gli apostoli e gli angeli, * o Bartolomeo degno di essere ­celebrato.
    Di san Barnaba. Stesso tono. Hai dato come segno.
    Hai ricevuto, o apostolo, * potestà e poten­za invincibi­-
                 li * contro i demoni, * per cacciare nel nome di Cristo * i loro príncipi di tenebra. * Hai attraversato la terra * illu­minandola come il sole, * e raggiungendo per primo, o glorioso, * la celebrata Roma, * hai predi­cato il salvi­fico avvento di Cristo.
    Imitando la bontà prima e naturale, * e la condotta di vita piú che divina, * sei divenuto, Barnaba, * ‘uomo buono’ per partecipazione˚; * e chiamato in modo speciale ‘figlio di conso­lazione’˚, * per la bontà dei tuoi modi * e la purezza del tuo intelletto, * hai confortato i fedeli * perché perseverassero nella grazia˚.        
    Divenuto, o Barnaba, * armoniosissimo strumento * governato dalla divina energia dello Spirito, * sei stato incaricato di modellare * sulla cono­scenza di Cristo * la vocazione delle genti con parole e opere, * e tutti hai illu­minato * perché con piena sincerità confes­sasse­ro la divinità di Gesú, * Salvatore delle anime nostre.
    Gloria. Tono pl. 2. Di Teofane.
    Onoriamo con canti di elogio * Bartolomeo e Barnaba, * veri araldi della pietà * e luminosissimi astri della Chiesa, * maestri dei fedeli * e iniziati del Cristo Salvatore: * essi infatti, seminata la parola di verità˚ * nel cuore dei fedeli, * a tutti hanno donato di portar frutto, * e presso Cristo intercedono * per la salvezza delle anime nostre.
    Ora e sempre. Della festa.
    Allo stico, stichirá prosómia.
    Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
    Per tutta la terra * è corsa la vostra voce di salvez­za˚,
               * o apostoli che avete visto Dio: * ha illuminato le anime sviate * e ha portato a Cristo i mortali * illumi­nati dalla grazia. * Intercedete dunque * perché siano donate alle anime nostre * la pace e la grande misericor­dia˚.  
    Stico: Per tutta la terra è uscita la loro voce e sino ai confini del mondo le loro parole.   
    Astri fulgidissimi, * purissimi vasi di Cristo * che tramite la fede contengono * tutto lo splendore dello Spirito, * colonne della Chiesa, * cieli gloriosissimi * che narra­no la gloria di Dio˚, * presso di lui interce­dete * perché siano date alle anime nostre la pace * e la grande misericor­dia˚.        
    Stico: I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamen­to annuncia l’opera delle sue mani. 
    Avete condotto al Cristo Dio, * o beati, * le genti riscattate dal sangue * di colui che si è compiaciuto di nascere sulla terra * e si è sottoposto volontariamente * alla croce e alla morte˚, * o sapientissimi: * inter­cedete ora presso di lui * perché siano date alle anime nostre * la pace e la grande misericordia˚. 
    Gloria. Tono pl. 4. Del monaco Cosma.
    Illuminando la creazione che avete percorsa, * o discepoli del Salvatore, * bruciando come legna l’inganno degli idoli * con i vostri insegnamenti, * avete salva­to le genti * traendole con la rete dall’abisso dell’igno­ran­za * alla divina conoscenza; * e ora interce­de­te presso Cristo * perché ci sia propizio nel giorno del giudizio.
    Ora e sempre. Della festa. Apolytíkion. Tono 4.
    Apostoli santi, * intercedete presso il Dio misericordi­o-
                 so * perché conceda alle anime nostre * la remissione delle colpe.
    Altro apolytíkion. Stesso tono.
    La confessione della fede divina.
    Siete divenuti divini strumenti del Paraclito * e annun­-
              ciatori del Dio Verbo, * o apostoli che avete veduto Dio: * tu, Bartolomeo, compagno dei dodi­ci, * e tu Barnaba come figlio di consolazione˚. * Chiedete dunque al Cristo Dio, * o degni di ogni lode, * di donarci la grande mise­ricordia˚.

    domenica 9 giugno 2013


    COMMENTO AL VANGELO DELLA TERZA 

    DOMENICA DI S. MATTEO

    Il vangelo di oggi ci aiuta a rivedere il rapporto con i beni materiali 

    e presenta due temi di diversa portata: il nostro rapporto con il 

    denaro (Mt 6,24) e il nostro rapporto con la Provvidenza Divina 

    (Mt 6,25-34). I consigli dati da Gesù suscitano varie domande di 

    difficile risposta. Per esempio, come capire oggi l'affermazione: 

    "Non potete servire Dio e mammona" (Mt 6,24)? Come capire la 

    raccomandazione di non preoccuparsi del cibo, della bevanda e del 

    vestito(Mt 6,25)? 

    • Matteo 6,24: Non potete servire Dio e mammona.Gesù è molto 

    chiaro nella sua affermazione: "Nessuno può servire due padroni: o 

    odierà l'uno e amerà l'altro o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non 

    potete servire Dio e mammona." Ognuno dovrà fare la propria 

    scelta. Dovrà chiedersi: "Chi pongo al primo posto nella mia vita. 

    Dio o il denaro?" Da questa scelta dipenderà la comprensione dei 

    consigli che seguono sulla Provvidenza Divina (Mt 6,25-34). Non si 

    tratta di una scelta fatta solo con la testa, bensì di una scelta di vita 

    ben concreta che ha a che fare anche con gli atteggiamenti. 

    • Matteo 6,25: Gesù critica la preoccupazione eccessiva per il

     mangiare e il bere. Questa critica di Gesù causa fino ai nostri giorni 

    molto spavento nella gente, perché la grande preoccupazione di 

    tutti i genitori è come procurarsi cibo e vestiti per i figli. Il motivo 

    della critica è che la vita vale più del cibo e il corpo vale più del 

    vestito. Per chiarire la sua critica, Gesù presenta due parabole: i passeri e i fiori. 
    • Matteo 6,26-27: La parabola degli uccelli: la vita vale più del cibo. 

    Gesù ordina di guardare gli uccelli. Non seminano, non raccolgono, 

    ma hanno sempre da mangiare perché il Padre del cielo li alimenta. 

    "Non contate voi, forse, più di loro!" Gesù critica il fatto che la 

    preoccupazione per il cibo occupi tutto l'orizzonte della vita delle 

    persone, senza lasciare spazio a sperimentare e gustare la gratuità 

    della fraternità e dell'appartenenza al Padre. 

    • Matteo 6,28-30: La parabola dei gigli: il corpo vale più del vestito. 

    Gesù chiede di guardare i fiori, i gigli del campo. Con che eleganza 

    e bellezza Dio li veste! "Ora, se Dio veste così l'erba del campo, non 

    farà assai più per voi, gente di poca fede!" Gesù dice di guardare le 

    cose della natura, perché così vedendo i fiori e il campo, la gente 

    ricordi la missione che abbiamo: lottare per il Regno e creare una 

    convivenza nuova che possa garantire il cibo e il vestito per tutti. 
    • 
    Matteo 6,31-32: Non essere come i pagani. Gesù riprende e critica 

    la preoccupazione eccessiva per il cibo, la bevanda e il vestito. E 

    conclude: "Di queste cose si preoccupano i pagani!" Ci deve essere 

    una differenza nella vita di coloro che hanno fede in Gesù e di 

    coloro che non hanno fede in Gesù. Coloro che hanno fede in Gesù 

    condividono con lui l'esperienza della gratuità di Dio Padre, Abba. 

    Questa esperienza di paternità deve rivoluzionare la convivenza. 

    Deve generare una vita comunitaria che sia fraterna, seme di una nuova società. 

    • Matteo 6,33-34: Il Regno al primo posto. Gesù indica due criteri: 

    "Cercare prima il Regno di Dio" e "Non preoccuparsi per il 

    domani". Cercare in primo luogo il Regno e la sua giustizia significa 

    cercare di fare la volontà di Dio e lasciare regnare Dio nella nostra 

    vita. La ricerca di Dio si traduce, concretamente, nella ricerca di 

    una convivenza fraterna e giusta. Dove c'è questa preoccupazione 

    per il Regno, nasce una vita comunitaria in cui tutti vivono da 

    fratelli e sorelle e a nessuno manca nulla. Lì non ci si preoccuperà 

    del domani, cioè non ci si preoccuperà di accumulare. 
    • Cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia. Il Regno di Dio 

    deve stare al centro di tutte le nostre preoccupazioni. Il Regno 

    richiede una convivenza, dove non ci sia accumulazione, ma 

    condivisione in modo che tutti abbiano il necessario per vivere. Il 

    Regno è la nuova convivenza fraterna, in cui ogni persona si sente 

    responsabile dell'altra. Questo modo di vedere il Regno aiuta a 

    capire meglio le parabole degli uccelli e dei fiori, perché per Gesù la 

    Provvidenza Divina passa attraverso l'organizzazione fraterna. 

    Preoccuparsi del Regno e della sua giustizia è lo stesso che

     preoccuparsi di accettare Dio Padre ed essere fratello e sorella 

    degli altri.