sabato 25 maggio 2013

Tek  e  Diel1ia  e  gjithë   Shejtravet
e Para e SH. Mateut

(Mt.X,32,33,37,38; XIX,27-30)  
In'Zot i tha dsënësëvet e 'Tij: kush më deshmoft përpara njerëzët, edhé U kam t'e deshmonj për­para t'im’Eti çë isht  në kjiell.

33. Kush pran do t’më mohonjë mua  përpara njerëzëvot,edhé U kam t'e mohonjë përpara t’im Et cë isht në kjiell.

37. Aì çë do mirë t' jatin a të jëmën më shumë se Mua, ai nga isht për Mua i vëjéfshëm ; e aì çë do mirë të birin a të bijën shumë se Mua , aì ngë isht për Mua i vëjéfshëm .

38. E kush ngë merr krikjien e ' tij e ngë  vien prapa  Meje, aì ngë isht për Mua i vëjéfshëm.

27. U përgjekj andai Pietri e i tha: shi' ,se na kemi lënë gjith­kjish e jerdhët prapa Teje: adhà neve çë ka t'na ndodhet?

28. E Iisui mori e i tha atireve: vërteta ju e thom, se ju çë më jerdhët prapa, ndë të lerit pameta, kur t'ujet i Biri i njeriut mbë thron të lëvdìs s'Tij, ahierna edhé ju kini të ujij mbi dimbëdhietë throne, sa t'gjikoni të dimbëdhietat farë t'Isrëlit.

29. E kush  ket lënë shpin a vëllezërit a motrat a t'jatin a të
jëmën a të shokjen a të bijët a dherat pajt' embrit t'im, ai ka të mërrënjë një kjint për një e ka të trazhgonjë gjellë të pasosme.

30. E shumë të parë ka të jenë të sprasmë e shumë të sprasmë të parë.


I DOMENICA DOPO PENTECOSTE
E
 COMMEMORAZIONE DI TUTTI I SANTI
SABATO — VESPRO




Stichirá anastásima. Tono pl. 4.
Offriamo a te, o Cristo,  l’inno vespertino e il culto razionale,perché ti sei compiaciuto di farci misericordia con la tua risurrezione.
Signore, Signore,non ci respingere dal tuo volto,ma compiaciti di farci misericordia con la tua risurrezione.
Gioisci, santa Sion,madre delle Chiese,dimora di Dio:perché per prima tu hai ricevuto la remissione dei peccati,per la risurrezione.
Altri stichirá, anatoliká.
Il Verbo di Dio Padre, generato prima dei secoli,negli ultimi tempi˚,incarnato dalla ignara di nozze, volontariamente si è sottoposto alla morte di croce,e con la sua risurrezione ha salvato l’uomo, che un tempo era stato messo a morte.
Diamo gloria, o Cristo,alla tua risurrezione dai morti:con essa hai liberato la stirpe di Adamo dalla tirannide dell’ade,e come Dio hai donato al mondo la vita eterna e la grande misericordia.
Gloria a te, Cristo Salvatore, Figlio unigenito di Dio,tu che sei stato confitto alla croce e sei risorto dalla tomba il terzo giorno˚.
Di tutti i santi. Tono pl. 2. Riposta nei cieli.
I rètori spirituali, i discepoli del Salvatoredivenuti per la fede strumenti dello Spirito, si sono sparsi per i confini della terra, seminando con retta fede il sacro annuncio; da essi sono germogliati,per divina coltivazione e grazia,gli eserciti dei martiri,che hanno imitato la sacra passione con multiformi tormenti, flagelli e fuoco: essi intercedono con franchezza * per le anime nostre.
Accesi dal fuoco dell’amore per il Signore,non hanno fatto alcun conto del fuoco; ardendo come divini carboni, i martiri venerabili hanno bruciato in Cristoi sarmenti secchi dell’inganno arrogante;hanno chiuso la bocca delle belvecon sacre invocazioni,e, mentre venivano recise le loro teste, hanno fatto a pezzi tutte le falangi del nemico; versando con fortezza torrenti di sangue,hanno irrigato la Chiesa che fiorisce nella fede.
In lotta con le belve, martoriati con lame, scorticati con unghie,privati delle mani e straziati, i martiri forti, duramente consumati dal fuoco, trafitti, con le giunture recise, sopportavano con tutta fortezza,guardando all’eredità futura e alle immacolate corone e alla gloria di Cristo:davanti a lui intercedono con franchezza per le anime nostre.
Con sacri canti,com’è nostro dovere acclamiamo, in tutti i paesi della terra, la sacra assemblea di quanti hanno lottato con fede, degli apostoli, dei martiri,dei sacerdoti dal divino sentire,delle donne venerabili:poiché essi, terrestri,sono stati congiunti agli esseri celesti, e con la loro passione hanno ricevuto l’impassibilità,per grazia di Cristo: ed ora, avvolgendoci di luce come astri risplendenti,intercedono con franchezza per le anime nostre.
Gloria. Tono pl. 2.
Divino coro dei martiri,fondamento della Chiesa,perfezione del vangelo, voi avete adempiuto coi fatti le parole del Salvatore:per voi sono state chiusele porte dell’ade aperte contro la Chiesa;l’effusione del vostro sangueha disseccato le libagioni agli idoli; la vostra immolazione * ha generato la moltitudine dei credenti. * Voi avete colmato di stupore gli incorporei, e state con la vostra corona davanti a Dio:presso di lui incessantemente intercedete per le anime nostre.
Ora e sempre. Theotokíon. Tono pl. 4.
Il Re dei cieli, nel suo amore per noi,è apparso sulla terra e ha vissuto con gli uomini:assunta la carne da Vergine pura, e da lei procedendo dopo averla assunta, uno solo è il Figlio,duplice nella natura,ma non nell’ipòstasi; proclamandolo dunque realmente Dio perfetto e uomo perfetto,noi confessiamo Cristo Dio nostro .E tu supplicalo,o Madre senza nozze,perché sia fatta misericordia alle anime nostre.
Ingresso, Luce gioiosa, il prokímenon del giorno e le letture.
Lettura della profezia di Isaia (43,9-14).
Cosí dice il Signore: Tutte le genti si sono riunite insieme, e si riuniranno dei capi di mezzo a loro. Chi proclamerà fra loro queste cose, o chi vi farà udire ciò che è sin dal principio? Producano i loro testimoni, si giustifichino e dicano il vero. Siate miei testimoni: e anch’io, il Signore Dio, sono testimone, insieme al servo che mi sono scelto, affinché conosciate, crediate in me, e comprendia¬te che Io Sono. Prima di me non ci fu altro Dio, né ci sarà dopo. Io sono Dio, e non c’è salvatore all’infuori di me. Io ho proclamato e ho salvato; io ho rimproverato, e non c’era fra voi dio straniero: voi siete miei testimoni, e io sono il Signore Dio. Dal principio io sono, e non c’è chi sfugga dalle mie mani; io agirò, e chi lo impedirà? Cosí dice il Signore Dio, colui che vi redime, il santo d’Israele.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (3,1-9).
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e nessun tormento può toccarle. Parve agli occhi degli stolti che morissero, e fu considerato un danno il loro esodo, e una rovina la loro dipartita:ma essi sono nella pace. Infatti, anche se agli occhi degli uomini vengono castigati, la loro speranza è piena di immortalità.Un poco corretti,riceve ranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé. 
Come oro nel crogiuolo li ha saggiati, e come olocausto li ha accettati. Nel tempo in cui saranno visitati risplenderanno, e correranno qua e là come scintille nella stoppia. Giudicheranno genti e domineranno popoli, e regnerà su di loro il Signore per sempre. Quelli che confidano in lui comprenderanno la verità, e coloro che sono fedeli nell’amore dimoreranno presso di lui: perché grazia e misericordia sono per i suoi santi, ed egli visita i suoi eletti.
Lettura del libro della Sapienza di Salomone (5,15-6,3).
I giusti vivono in eterno, la loro mercede è nel Signore e l’Altissimo si prende cura di loro. Per questo riceveranno il nobile regno e lo splendido diadema dalla mano del Signo¬re, poiché egli con la sua destra li copre e col suo braccio li protegge. Prenderà come armatura la sua gelosia e armerà la creazione per far vendetta dei nemici. Rivestirà la corazza della giustizia e cingerà come elmo un giudizio verace. Prenderà come scudo invincibile la santità; aguzzerà come spada la sua collera severa: il mondo combatterà insieme con lui contro gli insensati.
Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini, e come da un arco ben teso, dalle nubi voleranno al bersaglio, e dalla fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Infurierà contro di loro l’acqua del mare, i fiumi li sommergeranno senza pietà. Si leverà contro di loro un vento impetuoso e li disperderà come un uragano. L’iniquità renderà deserta tutta la terra e le cattive azioni rovesceranno il trono dei potenti. Ascoltate dunque, o re, e com¬prendete; imparate, giudici dei confini della terra; porgete l’orecchio, voi che dominate le moltitudini e che vi gloriate del gran numero dei vostri popoli: il vostro potere vi è stato dato dal Signore, e la vostra sovranità dall’Altissimo. 
Allo stico, stichirá anastásima. Tono pl. 4.
Apósticha anastásima.
Sei salito sulla croce,o Gesú, disceso dai cieli;sei venuto alla morte,tu, vita immortale; a coloro che sono nelle tenebre, tu, luce vera; a coloro che sono caduti, tu, risurrezio- ne di tutti˚. O luce e Salvatore nostro, gloria a te.
Apósticha alfabetici.
Glorifichiamo Cristo, il risorto dai morti;dopo aver assunto anima e corpo, infatti con la passione li ha separati l’una dall’altro:mentre l’anima immacolata, discesa all’ade, lo ha spogliato, il corpo santo del Redentore delle anime nostre nella tomba non ha visto la corruzione.˚
Con salmi e inni, * glorifichiamo, o Cristo, * la tua risurrezione dai morti, * con la quale ci hai liberati * dalla tirannide dell’ade, * e come Dio ci hai donato la vita eterna * e la grande misericordia˚.
O Sovrano dell’universo, * incomprensibile Creatore del cielo e della terra, patendo sulla croce,hai fatto scaturire per me l’impassibilità;accettata la sepoltura e risorto nella gloria,insieme a te, con mano onnipotente,hai risuscitato Adamo. Gloria alla tua risurrezione il terzo giorno,per la quale ci hai donato la vita eterna e il perdono dei peccati, * tu che solo sei compassionevole.
Gloria. Tono pl. 2.
Venite, fedeli,intrecciamo oggi una danza e piamente facciamo festa, * gloriosamente onorando * la gloriosa e venerabile memoria di tutti i santi,e diciamo: Gioite, apostoli gloriosi,profeti, martiri e pontefici;gioisci, moltitudine dei monaci e dei giusti;gioisci, coro delle donne venerabili: e intercedete presso Cristo per il mondo,perché doni vittoria al re contro i barbari,e alle anime nostre la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Theotokíon. Stesso tono.
Il mio Creatore e Redentore, il Cristo Signore, procedendo dal tuo grembo, o tutta pura,  rivestendosi di me ha liberato Adamo dalla maledizione antica˚. Per questo, o tutta pura,noi gridiamo senza sosta a te, veramente Madre-di-Dio e Vergine,il ‘Gioisci’ dell’angelo: Gioisci, Sovrana, avvocata, protezione e salvezza delle anime nostre.
Apolytíkion anastásimon. Tono pl. 4.
Sei disceso dall’alto,o pietoso,hai accettato la sepoltura di tre giorni,per liberare noi dalle passioni:vita e risurrezione nostra,Signore, gloria a te.
Gloria. Dei santi. Aftómelon. Tono 4.
Rivestita come di porpora e bisso˚ * del sangue dei tuoi martiri nel mondo intero, * la tua Chiesa tramite loro a te grida, * o Cristo Dio: * Fa’ scendere sul tuo popolo le tue compassioni, * concedi agli abitanti della tua città la pace * e dona alle anime nostre * la grande misericordia˚.
Ora e sempre. Theotokíon. Aftómelon.
Il mistero nascosto dall’eternità e ignoto agli angeli,è stato rivelato grazie a te,Madre-di-Dio,agli abitanti della terra:Dio incarnato, in unione senza confusione,Dio che per noi ha volontariamente accettato la croce,e risuscitando con essa il primo uomo creato, ha salvato dalla morte le anime nostre.
Quindi il resto come di consueto e il congedo:
Colui che è risorto dai morti, Cristo, vero Dio nostro...

SABATO 25 MAGGIO 2013

L'Osservatore Romano
«Martire, autentico pastore secondo il cuore di Gesù, seminatore evangelico di perdono e di riconciliazione», don Giuseppe Puglisi, il parroco di Brancaccio assassinato dalla mafia vent’anni fa, è stato beatificato a Palermo sabato mattina, 25 maggio. Almeno ottantamila i fedeli che, giunti da ogni parte della città e dell’intera Sicilia, si sono radunati nel Foro Italico-Umberto I. Il rito è stato presieduto, in rappresentanza di Papa Francesco, dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo. Lui stesso, il 15 settembre 1999, avviò il processo di beatificazione — il decreto è stato promulgato da Benedetto XVI il 28 giugno 2012 — e oggi ha letto la bolla papale nella quale è stabilita anche la festa liturgica del nuovo beato alla data del 21 ottobre.
L’applauso scrosciante dei presenti, alzatisi tutti in piedi, ha sottolineato il momento in cui è stato scoperto il grande arazzo raffigurante il volto sorridente del prete palermitano ucciso nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, il 15 settembre 1993. E mentre venivano portate le reliquie all’altare il cielo era solcato dal volo di numerose colombe.
La messa è stata celebrata dal cardinale arcivescovo Paolo Romeo, che ha tenuto l’omelia. «Sorride ancora — ha detto — don Pino. Più guardiamo il suo volto, più sentiamo che il suo sorriso ci unisce tutti. Finalmente possiamo invocarlo beato. La Chiesa riconosce nella sua vita sigillata dal martirio in odium fidei un modello da imitare».
Commentando il vangelo di Giovanni (12, 20 ss.) — proclamato anche in greco — il cardinale Romeo ha evidenziato come la similitudine del chicco di grano sintetizzi bene tutta l’esistenza del beato Puglisi. In lui «la logica della scelta diventa logica di impegno e di sacrificio, che però dà vera gioia. Nei 33 anni della sua vita sacerdotale — ha aggiunto — fu chicco perché accettò di morire un poco ogni giorno donandosi senza riserve “per Cristo a tempo pieno”, come amava ripetere». Un messaggio destinato oggi in particolare ai giovani che si sforzano di costruire il futuro, alle famiglie in difficoltà, agli ammalati, a chi è in cammino vocazionale: perché la vita ha valore «solo se siamo disposti a condividerla, spezzandola per gli altri».
Ma soprattutto don Puglisi parla ai sacerdoti. «Non fu mai — ha ricordato l’arcivescovo di Palermo — prete per mestiere. La mano mafiosa che lo ha barbaramente assassinato, ha liberato la vera vita di questo chicco di grano, che nella ferialità della sua opera di evangelizzazione, moriva ogni giorno per portare frutto. Quella mano assassina ha amplificato oltre lo spazio e il tempo la sua delicata voce sacerdotale, e lo ha donato martire non solo a Brancaccio ma al mondo intero». 
Successivamente il porporato si è soffermato sulla paternità del nuovo beato sintetizzata dall’acronimo “3P”, padre Pino Puglisi, e sulla sua «accoglienza che non guardava l’orologio», sebbene amasse definirsi «un rompiscatole». Egli fu «servo, pastore e padre, soprattutto verso i suoi prediletti»; i bambini, gli ultimi e i poveri; «gente spesso lontana dalle devozioni e dalle sagrestie» per la quale fu «un padre discreto nell’accompagnamento e nell’ascolto generoso», capace anche di ironizzare sui suoi difetti fisici, a cominciare «dalle sue orecchie grandi». 
Ma sulle cose serie il parroco di San Gaetano non ha mai scherzato, specie nel quartiere Brancaccio dove «trovò bambini e giovani quotidianamente esposti a una “paternità” falsa e meschina, quella della mafia del quartiere, che rubava dignità e dava morte in cambio di protezione e sostegno». Perciò «la sua azione mirò a rendere presente un altro padre, il “Padre Nostro”. Secondo lui — ne ha ripetuto un gioco di parole riferito a uno dei nomi dell’organizzazione mafiosa — di “nostro” non può esserci “cosa”, che si impone a tutti attraverso un “padrino” onnipresente. Di “nostro” c’è solo Dio che ama tutti dentro e fuori la Chiesa». E questo trovò realizzazione nel «Centro Padre nostro», casa di accoglienza e struttura di pastorale parrocchiale «per vivere la missione al servizio della persona nella sua totalità». E così facendo il parroco martire «sottraeva alla mafia di Brancaccio consenso, manovalanza, controllo del territorio». 
Infatti — ha proseguito il cardinale Romeo — «i mafiosi, che spesso pure si dicono e si mostrano credenti, muovono meccanismi di sopraffazione ed ingiustizia, di rancore, di odio, di violenza, di morte». E in proposito il ricordo del celebrante è andato alle altre vittime della mafia come i magistrati Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: «L’azione assassina dei mafiosi ne rivela la vera essenza. Essi rifiutano il Dio della vita e dell’amore». Parole queste scandite dal lungo applauso dei fedeli, poi rinnovato quando l’arcivescovo ha rilanciato il grido di Giovanni Paolo II dalla Valle dei Templi il 9 maggio 1993: «Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio».
Il suo martirio «non ammonisce soltanto chi impasta religiosità esteriore e accondiscenza al male, ma interpella tutti a vivere ogni forma di male nel mondo professando una fede saldamente fondata sulla Parola e compiuta nella carità. La nostra fede vincerà solo se verrà testimoniata — ha concluso citando il beato — sintetizzando insieme evangelizzazione e promozione umana». 
Almeno una quarantina i presuli concelebranti, soprattutto siciliani. Tra loro, i vescovi Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e Carmelo Cuttitta, ausiliare di Palermo, e l’arcivescovo Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di canonizzazione, che tracciando il profilo biografico di don Puglisi all’inizio del rito, lo ha definito il «primo martire della mafia».
«L’esempio e l’intercessione di don Puglisi sacerdote esemplare, martire della fede e della carità educativa, in particolare verso i giovani, continui a suscitare nella comunità ecclesiale e civile risposte generose e coerenti alla chiamata di Cristo», ha auspicato in un messaggio il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. «La beatificazione di padre Pino Puglisi — ha aggiunto — è un momento di festa e di testimonianza per la Chiesa che è a Palermo, in Sicilia e nell’Italia intera».
La cerimonia — durante la quale i fratelli del nuovo beato Gaetano e Franco Puglisi hanno aperto la processione offertoriale — è stata allietata da canti composti appositamente per la circostanza ed eseguiti da un coro polifonico di 230 elementi. Tra i presenti il presidente del Senato italiano Pietro Grasso e numerose personalità politiche nazionali e locali. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto pervenire un messaggio in cui parla della «figura di un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile. L’orrore suscitato in tutto il Paese dal barbaro assassinio di don Puglisi e la sua intensa e feconda esperienza pastorale, svolta sempre nelle realtà più difficili della Sicilia» — ha aggiunto il capo dello Stato — continuano a costituire «un esempio per tutti coloro che non intendono piegarsi alle prevaricazioni della criminalità mafiosa».
L'Osservatore Romano, 25 maggio 2013.

venerdì 24 maggio 2013

Sabato a Palermo la beatificazione di don Pino Puglisi, 
ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993
                                 Tr a s f u s i o n e di speranza

                           di VINCENZO BERTOLONE*

         Viviamo un tempo in cui il cristianesimo sembra non riscaldare più molti cuori ed è minacciato da sfide visibili e da un silenzio indifferente. Eppure, nonostante tutto, esso vive e si rigenera. Anche nel sangue dei martiri. Lo ricorda la beatificazione di don Pino Puglisi. Esito felice di una causa giunta all’approdo finale dopo aver dato risposta a due interrogativi basilari: davvero è stato assassinato in odio alla fede? 
            Nessun altro motivo può essere addotto a giustificazione del suo omicidio? Quello di don Puglisi non fu un crimine come tanti altri, ma un attocontro la fede che egli professava e contro il ministero sacerdotale che esercitava. Egli fu assassinato perchésacerdote testimone della verità della fede, dell’unicità di Dio, della salvezza delle anime, della sacralità della vita, della dignità della persona umana. Tutto scritto in una vita, quella di Pino Puglisi, breve ma radiosa.Come il sorriso che ne diventa la nota distintiva e che scioglie i ghiacci e il peccato, al punto che il suo sicario, Salvatore Grigoli, una volta saltato il fosso, spiegherà d’aver sceltodi cambiare registro e di voler collaborare con la giustizia anche perché spinto dalla forza di quel sorriso.
           Puglisi nasce a Palermo, nel rione di Settecannoli, il 15 settembre 1937.A sedici anni entra nel seminario arcivescovile di Palermo. Il 2 luglio 1960 è ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini. Nel 1967 diventa cappellano all’istituto Roosevelt per orfani di lavoratori, nel quartiere Addaura, e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta, nella borgata di Valdesi. Tra il 1970 ed il 1978 è parroco a Godrano, paese dell’entroterra dilaniato da faide. Nel frattempo continua a insegnare religione, prima in unascuola media e dal 1978 e fino allamorte nel liceo classico palermitano Vittorio Emanuele II. Il 9 agosto 1978 è nominato prorettore del seminario minore di Palermo; il 24 novembre 1979 direttore del centro diocesano vocazioni. Nel 1983 diviene responsabile del centro regionale vocazioni e membro del consiglio nazionale. Nell’ottobre del 1990, mentre svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la casa Madonna dell’Accoglienza di Boccadifalco,in favore di ragazze madri in difficoltà, viene nominato parroco dellachiesa di San Gaetano, nella borgata di Brancaccio, dominata da bosssanguinari. D’intesa con l’arcivescovo, il cardinale Salvatore Pappalardo, chiama a operare nella zona alcune Sorelle dei poveri di Santa Caterina da Siena, alle quali affiderà,nel 1993, il centro di promozione Padre Nostro, per l’evangelizzazione e l’educazione dei bambini, strappandoli ai malavitosi che se ne servono come manovalanza criminale. L’evangelizzazione in senso stretto è il cuore del suo agire.
       La quotidianità semplice della pastorale della Chiesa è la cifra del suo agire.Anni di intenso ministero sacerdotale; una formazione teologica illuminata sempre dalla Parola di Dio e aggiornata secondo le indicazioni magisteriali e la dottrina sociale della Chiesa; l’obbedienza al propriopastore e la certezza della necessitàdell’azione educativa costituisconoper lui le coordinate per essere testimone di Cristo e interprete di un cristianesimo vissuto con quella radicalità delle scelte che rende differenti i corsi delle vicende umane. 
        Al punto che dall’altare, più volte, lui stesso ammonisce: «Se Dio è con noi chi sarà contro di noi? Io non ho paura di morire, se quello chedico è la verità». Il 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, la mafia lo uccide. E che di mafia si tratti in odio al ministero sacerdotale lo attestano elementi inconfutabili: due distinte sentenze penali con forza di giudicato, a carico di esecutori e mandanti che sapevano di
colpire un testimone di Cristo; la natura anticristiana della mafia; le testimonianze acquisite in sede di inchiesta canonica; la coerenza dimostrata con la disponibilità al supremo sacrificio, non deliberatamente cercato, ma coscientemente e serenamente accettato. I capi del mandamento mafioso di Brancaccio, sopprimendolo pensavano di aver vinto. Sbagliavano:la fama del martirio si diffonde subito.
        Nel dicembre 1998 il cardinale Salvatore De Giorgi annuncia di voler dare inizio all’inchiesta per il ricono-scimento del martirio. La causa si concluderà il 5 giugno 2012 con il riconoscimento che il servo di Dio fu ucciso in odium fidei per la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Il caso può essere così sottoposto a Benedetto XVI, che il successivo 28 giugno firma il decreto e autorizza la beatificazione per martirio. 
           In ossequio alla loro religione i mafiosi uccidono Puglisi in odio alla sua, e ciò non può essere assimilato a un semplice problema di legalità o illegalità, giustizia e ingiustizia sociale: la mafia è una religione e non solo un fenomeno criminale,e non ammette altre fedi. È questo, e non altro, che ha provocato l’odio dei mandanti e dell’assassino, che sapeva bene di ammazzare un uomo della Chiesa di Cristo coerente con la sua fede, fino al martirio.
         Cosa resta, oggi, di quel sacrificio? La figura di Puglisi, esempio di tanti altri che come lui hanno affrontato o continuano coraggiosamente ad affrontare in Sicilia e altrove senza riserve né cedimenti la sfida al male ed ai maligni, è una trasfusione di speranza per i preti,per la gente, per le Chiese di Sicilia,dell’Italia e del mondo intero. 
         È il segno di un Vangelo che rinasce e attecchisce comunque, specie in territori, purtroppo infelici, spesso coincidenti con i sud del mondo, dove le organizzazioni criminali, più semplicemente la violenza, mortificano la vita, con ciò negando in radice l’insegnamento di Cristo. Il suo martirio è stato il segno dell’insanabile e definitiva rottura tra Vangelo,mafia ed altre consimili società delinquenziali. È la profezia per l’oggi: la solitudine nella quale avvenne il suo martirio è diventata la compagnia della nostra azione.
*Arcivescovo di Catanzaro-Squillace postulatore della causa di canonizzazione dall'Osservatore Romano 24.05.'13

lunedì 20 maggio 2013


                      Kënka e Shpirtit Shejt

Eja, o Shpirt e Perëndi
Përvëlomë ti këtë gji
U të pres me dishirim
Shejtëromë shpirtin tim.

                  Eja, eja, eja, o Shpirt e Perëndi

Eja, o Shpirt i Shejti jim
Eja e ndrite shpirtin tim
Flakë e gjallë e Shpirtit Shejt
Dhizëm zëmrën time shpejt

O Parrajs i shpirtit tim
Mblomë zëmrën me gëzim
Dritën tënde, o Shpirt, durona
Dhizë me zjarrin zëmrat tona



AVVISO



SI RICORDA 

CHE SECONDO 

LA TRADIZIONE DELLA CHIESA SICULA 

IL MARTEDI DOPO 

PENTECOSTE DI FA 

MEMORIA DELLA MADRE  DI DIO 

"ODIGITRIA":


NELLA CHIESA M. ODIGITRIA 

(P.zza V.Emmanuele) 


OGGI 20 MAGGIO '13 

ALLE ORE 18,30 Solenne Vespro 


DOMANI 21 MAGGIO '13 

ALLE ORE 7,15  DIVINA LITURGIA


ALLE ORE 10,30 SOLENNE DIVINA LITURGIA

OGGI 20 MAGGIO '13 

LUNEDÍ DOPO PENTECOSTE : 

Lo stesso giorno, lunedí dopo la pentecoste, 

si festeggia il santissimo Spirito vivificante e 

onnipotente, Uno della Triade, Dio, 

consustanziale al Padre e al Figlio, pari 

nell’onore e nella gloria.

                                                                 MATTUTINO 
Tono 4. Restò attonito Giuseppe.

Celebriamo con gioia, o fedeli, questa festa che viene dopo le altre e tutte le conclude: la pentecoste,il compimento della promessa e del tempo stabilito,perché in essa il fuoco del Paraclito è sceso sulla terra, sotto l’aspetto di lingue,ha illuminato i discepoli * e li ha resi celesti iniziati. È giunta la luce del Paraclito e il mondo ha illuminato. 2 volte.
Dopo la seconda sticología, káthisma. Stessa melodia.
La sorgente dello Spirito, * scendendo sui figli della terra, * dividendosi in fiumi di fuoco˚, * ha spiritualmente irrorato i discepoli con la sua luce; * il fuoco è divenuto per loro nube rugiadosa, * fiamma che li illumina * e si effonde in pioggia: * è cosí che noi riceviamo la grazia, * mediante il fuoco e l’acqua˚. * È giunta la luce del Paraclito * e il mondo ha illuminato. 2 volte.
Káthisma. Tono pl. 4. Ineffabilmente concepita in grembo.
Il santissimo Spirito sceso ora sugli apostoli in forma di fuoco,ha riempito di stupore le folle delle genti:infatti, mentre essi parlavano con lingue di fuoco,o amico degli uomini,ciascuno udiva il proprio dialetto.Perciò il prodigio era inteso come ubria-chezza da parte di chi non credeva,ma come salvezza dai credenti.Noi glorifichiamo per questo il tuo potere, o Cristo Dio,chiedendoti di mandare copiosa la remissione delle colpe sui tuoi servi. 2 volte.
Kondákion. Tono pl. 4.
Quando discese a confondere le lingue, l’Altissimo divise le genti; * quando distribuí le lingue di fuoco, * convocò tutti all’unità. * E noi glorifichiamo ad una sola voce * lo Spirito tutto santo.
Ikos. Poema di Romano.
Da’ conforto pronto e stabile, * o Gesú, ai servi tuoi, * quando gli spiriti nostri sono prostrati. * Dalle anime nostre, * nelle tribolazioni non separarti; * dai nostri cuori, * nelle avversità non allontanarti: * ma previenici sempre. * Avvicí-nati a noi, avvicínati, * tu che ovunque sei. * Come stavi sempre insieme ai tuoi apostoli, * cosí unisciti anche a quelli che ti amano, * o pietoso, * affinché, a te uniti, * noi celebriamo e glorifichiamo * lo Spirito tuo tutto santo.
Sinassario del minéo, poi quanto segue:
Lo stesso giorno, lunedí dopo la pentecoste, si festeggia il santissimo Spirito vivificante e onnipotente, Uno della Triade, Dio, consustanziale al Padre e al Figlio, pari nell’onore e nella gloria.
Stichi.
Tutto ciò che ha respiro, glorifica lo Spirito del Signore,
grazie al quale si dileguano le audacie degli spiriti cattivi.
Con la venuta del santo Spirito, per l’intercessione dei tuoi apostoli, o Cristo Dio, abbi pietà di noi. Amen.
Exapostilárion. Tono 3. Tu che il cielo con le stelle.
O Spirito santissimo che procedi dal Padre e tramite il Figlio ti sei fatto presente nei discepoli illetterati, salva quanti ti riconoscono come Dio e santifica tutti. 2 volte.
Altro exapostilárion, stessa melodia.
Luce è il Padre, * luce il Verbo, * luce il santo Spirito, * che è stato mandato sugli apostoli * in lingue di fuoco: * grazie a lui tutto il mondo è illuminato * per render culto alla Triade santa.
Alle lodi, 6 stichi e i seguenti stichirá idiómela, ripetendoli due volte.
Tono 2.
Con i profeti ci hai annunciato la via della salvezza, e con gli apostoli, o Salvatore nostro,è rifulsa la grazia del tuo Spirito.Tu sei il nostro Dio,sei Dio prima,Dio dopo, e per i secoli ˚. 
Nei tuoi atrii inneggerò a te,Salvatore del mondo, e adorerò in ginocchio la tua invitta potenza:la sera, al mattino, a mezzogiorno e in ogni tempo, ti benedirò, Signore.
Nei tuoi atrii, Signore,piegando le ginocchia del corpo e dell’anima,noi fedeli cantiamo a te,Padre che non hai avuto principio, al Figlio, come te senza principio,e al santissimo Spirito a te coeterno * che illumina e santifica le anime nostre.
Gloria. Ora e sempre. Tono pl. 4.
Un tempo si confusero le lingue per l’audacia che spinse a costruire la torre, ma ora le lingue sono riempite di sapienza per la gloria della scienza divina.Là, Dio condannò gli empi per la loro colpa, qui il Cristo illumina i pescatori con lo Spirito. Allora si produsse come castigo l’impossibilità di parlarsi,adesso si inaugura la concorde sinfonia delle voci per la salvezza delle anime nostre. 
Grande dossologia, apolytíkion e congedo:
Colui che dai cieli ha inviato, in forma di lingue di fuoco, il santissimo Spirito sui suoi santi discepoli e apostoli, Cristo,

sabato 18 maggio 2013

                                     DIELLIA E PENTEKOSTES 




                                                     VESPRO ESPERINOS

z.i 1. Na kremtojëm të pesëdhietëtën ditë e të jardhurit e Shpirtit e herën e të taksurës e mbarimin e shpresës. Andai duam të ngrëjëm zërin e të të thomi: o i Bëresi i gjithësìs, o Zot, paçe lëvdì.
Me gluhë të huaja, o Zoti Krisht, Ti përtërijte dsënësit t’atë, sa me atò të ligjërojën Tij, Fialë të pavdekshme e Perëndì çë dhuròn shpirtravet t’anë të madhe lipisì.
Gjithkjish dhuròn Shpirti i Shejt: buròn profetsì, mbaròn priftërì, mësòn urtësì të padijturëvet , bë të dishëmë pishkëtarët te të folit perëndisht , ndërton gjithë ligjën e Klishës . O i Shpirt përgëzor çë ke të njëjt të klënit ; të njëjt thronin me Atin e me Birin , paçe lëvdì!

Z.i 2.
Na pran dritën e vërtetë, na muartim Shpirtin ‘n së kjìellit,na gjetëm besën e vërtetë tue u falur përmist Trinìs së pandarshme, se këjo neve na shëlboi.
Te Profetrat na dëftove dhromin e shëndeties e te apostojit shkëlkjeu, o shpëtuesi jinë, Dhurata e Shpirtit t’ënt. Ti je Perëndì çë më para, Ti edhè pas këtire e mot e monë Ti je Perëndia jinë.
Te shpia jote dua të nder tij çë je Shpëtuesi i jetës, e mbë glunjë dua t’i falem pushteties t’ënde të pamundurë. Mbrëmanet e manatnet e për mesditë e te çëdo’ herë dua të bekonj Tij,o Zot.
Te shpia jote, o Zot na të besmë ujëm glurin e shpirtit edhe’ të kurmit e nderiëm Tij,At i pa zënë fill, Bir bashkë i pa-fillim, Shpirt gjithë i shejt bashkë i përhérshëm, çë ndrit e shejtëron shpirtrat t’anë.
Duam të përmendiëm e të këndojëm Trinìn Shejt gjithë të klëni Atin, Birin me Shpirtin Shejt: pse kështù e ligjëruan të gjithë profetrat edhé Apostojit bashkë me Deshmorët.

levdì … nanì…

z. i 8. Ejani, o popuj, se përmist duam t’i falemi Perëndìs ndë tre Vetë, të Birit tek i Jati me Shpirtin Shejt.

Përsé pa mota Ati pati Birin bashkë të pasosëm, bashkë te throni; e Shpirti i Shejt ishë te Ati i lëvduam me Birin: një fukjia, një të klënët, Hjynìa, të çilës po i falemi të gjithë tue thënë: i shejt Perëndia çë bë gjithkjish me Birin ndë virtutë të Shpirtit Shejt; i shejt i fukjishëm me të çilin njohëm Atin, o Shpirti i Shejt jerdhi në jetë; i shejt i pavdekëshim, Shpirt përgëzor, çë vien nga Ati e prëhet te Biri. O Trinì Shejte, paçe lëvdì.

Profetsìt Piesë nga “Numeret” XI, 16…Tha in ‘Zot Moiseut: mbëjidhëmë shtatëdhiëtë burra nga Plekjë e popullit, të njohurë ngah Ti si Plekjë të popullit e mieshtrë e kjélli te tenda e deshmìs.E do t’rrin atié bashkë me tij njera çë u sdripem e flas me tij, sa të marr nga shpirti i jit e të ja jap atireve, sa të ndajën me tij barrën e popullit e mos t’jeshë i vetëmi t’e kjellshë. E mbëjodhi Moiseu shtatëdhietë burra nga Plekjtë e popullit e mënd’e u ujën rreth e rrotull Tendës. E u sdrip in’Zot brënda njëi mjekuhie e foli Moiseut e posa çë mori nga shpirti i tij, ja ndajti shtatëdhiet burravet Plekjë. E si kle Shpirti mbi ata zun të profetojën te tendët e fushimit e ngë e sosën më.
E kishën klënë lënë te tendët di burra njerit i thëshëjën Eldad e jetrit Modad e u sdrip edhé mbi ata Shpirti.
E këta ishën nga ata çë kishën klënë shkruar, po ngë kishën ardhr te Tenda. Si profetojën në fushim, jerdhi te Moiseu një dialosh e i lajmëroi e i tha: Eldad e Modad profetojën në fushim. E Josueu i Navit shërbëtuar i Moiseut ndër shumë të t’jerë, tha: Mosé, Zoti i jim, mos i le të profetojën. Po Moiseu ju përgjekjë: T’ishë profet gjithë populli i t’in’Zoti! I dhaft in’Zot Shpirtin atireve!

Piesë nga Joéli II, 23…
Këtò thot in’Zot: ju bij të Sionit, bëni haré. Gërzonij tek in’Zot Perëndia i jij, përçë ju dha juve gjëra si ë dëréjt. Ka t’bienjë shiu I parë si edhé I sprasmi, si më para.
E lëmet do t’mbëlonen me drithë e linonjtë do t’burojën me verë e me vaj e U do t’ju shpaguanj për vietrat çë ju hëngrën gjithkjish karkalétstë, dhemizat , kaçikërrat, krimbat e ushtria e madhe çë ju dërgova e do t’hani e do t’tsitij e do t’lëvdoni embrin e t’inë Zoti Perëndia i jij, çë bëri me ju famasmë e ngë do t’turpëronet për mot monë populli jim.
E ka t’dini se në mes t’Israelit U jam Zoti Perëndia i jij e ngë ka t’jerë veç Meje e ngë ka të turpëronet më populli i jim. E ka t’streksënjë se pas këtireve do t’shprish nga Shpirti i jim mbi çëdò njerì e bijët t’atë e bijat t’ote ka t’profetojën e plekjtë t’aj ka ndërrijën ëndërra e djelmotrat t’aj ka t’shohiën pamie.
E edhé mbi shërbëtorët e shërbëtoret t’ime do t’shprish Shpirtin t’im tek ato ditë e ka t’profetojën.
E lart te kjielliat do t’bënj çudhì e shengje posht mbi dhet, gjak e ziarr e shtille kamnoi. Dielli ka t’ndërronet në errësirë e hënza në gjak më para se të vinjë dita e t’in’Zoti e madhe dhe e tmerrshme. Po ka t’streksënjë se kush të thërresënjë émbrin e t’in’Zoti, ka të shpëtonet.

Piesë nga Ezekjieli XXXVII,21…
Këto thot in’Zot: do t’ju marr nga kombet e do t’ju mbëjeth nga gjithë anët e do t’ju kjeh te dheu i jij.
Ka t’ju stërpik me ujë të pastër e ka t’ju pastronjë nga gjithë ndohtësìt t’uaja e nga gjithë idhujit t’aj e ka t’ju dëlir. E ka t’ju jap një zëmërë e re, e një shpirt i ri do t’ju jap juve. E ka t’ndsier atë zëmërë guri nga kurmi jij e ka t’ju vë zëmërë mishi.
E do t’ju jap Shpirtin t’im e do t’bënj sa ju të jitsëni si duan të dërejtat t’ime e të ruani gjikimet t’imë e t’i bëni.E ju do t’rroni te dheu çë U idhash atëravet t’aj e ka t’më jini ju populli jim e U ka t’jem Perëndia i jij.

apostiha
z. i 6.O i madh’in’Zot, gjindarët ngë njihiën fukjìn e Shpirtit Shejt çë kishë jardhur mbi Apostojit; ata menduan se këta flisiën shumë gluhë se ishën të dejmë. Po na çë jemi mfortsuar nga atà pa pushim kështù po thomi: Shpirtin t’ënt të Shejt mos ndsirrna, Të lutemi, o i dashamirë i njerëzëvet.
Ms.L. Më bën, o Perëndì, një zëmërë të dëlirë ndë mua e Shpirt të dërejt më përtërij brënda mua.
O Zot, të sdripurit e shpirtit Shejt mbi Apostojit i bëri të flisiën shumë gluhë. Andai këjo famasmë kle marrë për të dejtur nga të pabesmit. Bën-na të mirë, o Zot, të na shkëlkjenjë neve Shpirti i shejt, të lutemi, o njerìdashës.
Ms. L. Mos më përzëj nga fakjia jote e mos më hilkjë meje shpirtin t’ënt të shejt.
Rregji i kjielliës çë na përgëzon, Shpirti i së Vërteties çë je gjithasajtën, e çë mbush gjithkjish janë, Vistari i të miravet çë gjellë dhuròn, eja e rri me ne e pastrona nga çëdò mëkatë e ruana, i Mirëth, shpirtrat t’anë.
Lëvdì … nan…Te ditët të motçme gluhët u përziejtën për gudsimin e atireve çë stisiën pirgun. Gluhët nanì të ndrishme ndritën mendiet për të njohur e lëvduar t’ënë Zonë. Ahierna Perëndia mundoi të pabesmitë për mëkatën e ‘tire. Këtu’ Krishti ndrit pishkëtarët me Shpirtin Shejt. Atëherë ngatrresa e gluhëvet kle për mundìm, nanì bashkimi i zërevet përtërihet për shëndetën e shpirtravet t’anë.

Apolitikjii
Bekuar je, o Krisht Perëndia jinë, ti çë të dishëmë pishkëtarët dëftove, tue dërguar mbi atà Shpirtin Shejt, e me atà gjithë jetën zure në rrietë, Ti çë do mirë njerëzit, lëvdì Tij.

Evlojitòs i Hristè o Theòs imòn, o pansòfus tus aliìs anadhìksas, katapémpsas aftìs to Pnévma to àjion, kje dhi’aftòn tin ikuménin sajinévsas, filànthrope, dhòksa Si.